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ARRESTATO GIURLANI PER PECULATO. CHIEDEMMO TRASPARENZA PRIMA DI INTEGRAZIONE UNCEM – ANCI E PD ANDÒ DRITTO

L’arresto di Oreste Giurlani ci riporta indietro di un anno, quando chiedemmo che prima di ogni integrazione UNCEM – ANCI fosse fatta un’operazione trasparenza almeno sulla gestione toscana in capo all’attuale Sindaco di Pescia. Il Partito Democratico, del quale Giurlani fa parte, andò dritto ignorando la richiesta. A questo punto, visto com’è andata, devono a noi e ai cittadini almeno una risposta: sapevano e hanno cercato di eludere il problema?

Un anno fa agimmo a tutti i livelli istituzionali per approfondire i problemi amministrativi di UNCEM Toscana. A livello regionale protocollammo un’interrogazione e un accesso atti, e insieme alla senatrice Laura Bottici riuscimmo ad ottenere alcune conferme.

Se il PD avesse avuto seriamente a cuore l’interesse generale avrebbe dovuto da tempo sfiduciare la gestione Giurlani, mentre l’ha difesa fino a sostenere come Sindaco di Pescia una persona arrestata oggi per peculato. Un reato odioso che colpisce proprio la fiducia dei cittadini nei rappresentanti istituzionali.

GIACOMO GIANNARELLI
GABRIELE BIANCHI

REGIONE FERMI IL PARCO. MATTANZA MUFLONI ELBANI SCELTA ILLEGITTIMA

La delibera con la quale il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscana vuole avviare la mattanza dei mufloni è illegittima e la Regione deve attivarsi per la sua revoca.

La legge 394/1991 parla chiaro: nei parchi nazionali i prelievi faunistici si fanno 1. solo se necessari, e a dirlo è ISPRA, 2. Solo dopo aver sperimentato prima metodi ecologici di contenimento non cruento per ricomporre eventuali squilibri accertati dall’ente Parco.

Qui manca tutto: manca il parere ISPRA, mancano queste azioni preliminari obbligatorie. Se qualcuno ha preso il Parco Nazionale dell’Arcipelago per una riserva di caccia per qualche amico ha sbagliato di grosso.

Ci troviamo di fronte al consueto malgoverno. Se i mufloni sono un problema per l’Isola d’Elba non lo può decidere la percezione di chi siede nel Consiglio Direttivo dell’Ente Parco. Servono dati ufficiali a sostegno sulla presenza di questi animali, sui danni che vengono loro imputati e soprattutto seguendo cosa dispone la legge a riguardo. Capiamo che nella Toscana a guida PD e con Remaschi assessore sul tema qualcuno possa aver pensato che la legalità sul fronte tutela animale sia un lusso di cui fare a meno, ma fino a quando il Movimento 5 Stelle continuerà ad avere voce nelle istituzioni le leggi in materia saranno un limite invalicabile per il quale pretenderemo sempre rispetto.

Dopo l’assurda legge Remaschi, il duplice errore normativo sulle ATC, il mancato controllo sulle anomalie dei loro bilanci 2016 e l’incredibile tolleranza che nei loro comitati la rappresentanza delle istanze ambientaliste sia curata da associazioni pro caccia, sarebbe intollerabile che il PD – con la sua consueta spalla Lega Nord sul tema – voglia far ricordare questa consiliatura come quella “della mattanza dei mufloni elbani“.

IRENE GALLETTI

SPESA FARMACEUTICA REGIONALE FUORI CONTROLLO E IN PIU’ RISCHIAMO DA COLPO DI SPUGNA PADOAN SU CONTENZIOSI CON AZIENDE PER PAYBACK

Nel 2016 la spesa farmaceutica regionale ha toccato quota 953 milioni di euro, superiore del 6,2% rispetto all’anno precedente. Siamo maglia nera italiana per la parte ospedaliera e oltre al problema di governo sanitario che questo dato rileva, da qualche settimana ci preoccupa anche la sua evoluzione in termini di bilancio.

Il 10 maggio scorso il Direttore di AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha segnalato alla Commissione Affari Sociali della Camera che il Ministero dell’Economia sta trattando con le case farmaceutiche per una “chiusura tombale di tutti i ricorsi pregressi” legati al famoso payback. Il payback è un’entrata del bilancio regionale derivante dalle aziende farmaceutiche che ci hanno venduto più farmaci di quanti potevamo acquistare. Secondo la legge ogni regione ha un tetto di spesa, se lo sfori la metà di quanto hai pagato in più lo rendono le aziende farmaceutiche e il resto finisce in conto ai cittadini sul bilancio regionale. Un meccanismo interessante che ogni anno però si inceppa, generando continui contenziosi con le case farmaceutiche.

Il Direttore di AIFA ha spiegato alla Camera che a provocare questi intoppi è “l’incertezza dei dati sulla spesa farmaceutica dovuta a “dispersione tra sistemi che non dialogano perfettamente tra di loro dal punto di vista informatico”, motivo per il quale la stessa Agenzia è stata autorizzata ad accedere alla tracciabilità e lettura di questi dati e dal 2018 si attendono alcune migliorie, tra le quali l’obbligo di inserire il codice AIC del singolo farmaco nelle fatture elettroniche per gli acquisti di prodotti farmaceutici. Tradotto per i cittadini il malgoverno sanitario non è riuscito a creare un sistema efficiente di tracciabilità dei flussi di farmaci che finiscono nella spesa sanitaria delle regioni e questo nonostante l’aver speso miliardi, ogni anno, in sistemi informatici.

Grazie a questo malgoverno le case farmaceutiche hanno potuto evitarsi di saldare tutto il payback, attivando numerosi contenziosi legali che il Ministro dell’Economia Padoan sta cercando di chiudere con un colpo di spugna collettivo per “ripartire da zero”, come dice il Direttore di AIFA. Visto che solo l’anno scorso questo scherzino del payback è costato alla Regione Toscana la mancata contabilizzazione di 5 mesi di introiti per una cifra tra i 65 e i 70 milioni e che i cittadini per questo hanno dovuto anche rinunciare a vederli spesi in servizi sanitari, vogliamo sapere dall’assessora alla Sanità cosa ci aspetta da questo colpo di spugna del governo “diversamente-Renzi” Gentiloni.

Speriamo a questo giro almeno si facciano due telefonate tra amici di partito, prima di dover scoprire dai giornali che dobbiamo tagliare altri 50 milioni da un bilancio lacrime e sangue per i cittadini ma sempre generoso per i rappresentanti di quel partito nelle istituzioni.

ANDREA QUARTINI

VIE CAVE DI PITIGLIANO PATRIMONIO DELL’UNESCO. REGIONE SPOSI SFIDA DI VALORIZZAZIONE CULTURALE E TURISTICA

Sarà votata nel prossimo Consiglio regionale la nostra proposta che impegna la giunta regionale ad attivarsi per candidare le Vie Cave di Pitigliano a Patrimonio Unesco.

L’Italia ospita il maggior numero di siti tutelati dall’Unesco, quarantasette, e sette di questi sono in Toscana. Le Vie Cave di Pitigliano hanno tutte le carte per diventare l’ottavo “Patrimonio mondiale dell’umanità” e auspichiamo che il Consiglio regionale sposi questa sfida di valorizzazione culturale e turistica, per un territorio che ha fame di rilancio anche in chiave occupazionale.

Pitigliano è una perla artistica e culturale della Toscana, conosciuta come “la piccola Gerusalemme”. Un paragone arricchito anche dal forte legame storico con la comunità ebraica che dal 1598 ha presente nel borgo una sinagoga dedicata al Rabbino Leone di Sabato. In questo scenario le Vie Cave rappresentano quel “capolavoro del genio creativo dell’uomo” che è requisito per rendere il sito candidabile a patrimonio Unesco: una rete viaria di epoca etrusca che collega vari insediamenti, prossima a importanti necropoli, scavata nel tufo con pareti alte oltre venti metri per probabili finalità di difesa.

Con la Regione Toscana a fianco degli enti locali coinvolti – Pitigliano capofila – e della associazioni legate alla valorizzazione di questo patrimonio è attivabile quel Comitato promotore necessario ad elaborare il dossier di candidatura. Una sfida entusiasmante che potrebbe offrire opportunità lavorative ad un territorio segnato dal 28% di disoccupazione giovanile.

IRENE GALLETTI

CONSULENTE COMMISSIONE D’INCHIESTA ACQUISISCE ATTI REGIONALI SU NAVI DEI VELENI, ASPETTIAMO VERITÀ A BREVE

Arrivata la risposta della giunta regionale sulla nostra interrogazione in merito alle “navi dei veleni”.Abbiamo avuto importanti notizie da dare sull’argomento.

Due mesi fa la Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha declassificato 71 documenti relativi alle c.d. ‘navi dei veleni’. Di alcune di queste imbarcazioni sappiamo già la storia e la stampa ha già aiutato i cittadini nel riconoscere nel porto di Marina di Carrara uno snodo di una rete criminale che gestì questo tipo di operazioni tra il 1989 e il 1995. Finora sapevamo che partivano anche da lì e da La Spezia molte di queste imbarcazioni cariche di rifiuti tossici, poi lasciate affondare nel sud Italia. Ma non vorremmo mai che nei documenti declassificati ci fosse scritto che altre, meno note, sono state abbandonate davanti alle nostre coste.

Dalla risposta della giunta abbiamo appreso che in aprile uno dei consulenti della Commissione d’inchiesta ha richiesto tutta la documentazione regionale sulla vicenda, contenuta nel fondo archivistico storico, ricevendo la giusta collaborazione dalla giunta. Questo potrebbe confermare le nostre preoccupazioni: se lo studio dei 71 documenti declassificati ha spinto ad approfondire gli atti regionali, il coinvolgimento della nostra costa in queste vicende criminali ci sembra confermato.

Siamo d’accordo con la giunta nell’attendere l’esito dello studio operato dalla Commissione nella quale siede alla vicepresidenza il nostro deputato Stefano Vignaroli.

Aspettiamo a breve di sapere la verità su quante e quali di queste navi dei veleni sono hanno avuto il loro destino legato alla nostra regione.

GIACOMO GIANNARELLI

STOP A NUOVI IMPIANTI DI CREMAZIONE FINO AD APPROVAZIONE PIANO REGIONALE

Sarà discussa nel prossimo Consiglio regionale la nostra proposta di moratoria sui nuovi impianti di cremazione.

Il Piano di Indirizzo Territoriale della Regione aveva già chiarito che i nove forni crematori regionali sono sufficienti per esigenze della Toscana.

Eppure in alcuni Comuni si avanzano proposte per nuovi impianti. Una richiesta irricevibile sul piano tecnico, visto anche che la Regione non ha ancora elaborato il nuovo Piano Regionale di coordinamento dei crematori. Una scelta consapevole, legata a doppio filo all’approvazione in Senato del DDL 1611 che prevede proprio il superamento della dimensione comunale per la gestione di questo servizio. Quindi se da un lato la domanda pare già soddisfatta dall’impiantistica attuale, dall’altro a breve arriverà anche la legittimazione normativa su questo assetto toscano.

Consapevoli di questo e consci del fatto che le cremazioni in Toscana sono ferme al 10,7%, risultato di molto al di sotto della media nazionale (16,3%), abbiamo chiesto e ottenuto un dibattito in aula su una proposta di buon senso legata al governo della questione: una moratoria sui nuovi impianti di cremazione almeno fino all’approvazione del Piano regionale di coordinamento che ancora latita. A PD e Rossi diciamo: capiamo la domanda di servizio, verifichiamo se il PIT era stato ottimista o realista e alla luce di tutto questo potremo o meno riaprire i giochi per nuovi forni crematori. Nel frattempo stop a qualsiasi nuovo impianto.

GIACOMO GIANNARELLI

COMUNE ACQUISISCE QUOTE REGIONALI DI TERME DI CASCIANA SPA? BENE, DITECI DOVE C’E’ SCRITTO. TRASPARENZA ASSENTE MA DOVUTA

La svendita senza visione del termalismo pubblico toscano operata dal duo PD-Rossi miete vittime non solo a Montecatini e Chianciano. La stessa sorte sta toccando anche Terme di Casciana spa, società partecipata al 75,66% da Regione Toscana. Una quota inclusa nell’elenco delle dismissioni dalla giunta regionale.

Se almeno per Montecatini e Chianciano abbiamo ottenuto la trasparenza di un dibattito consiliare, su Casciana Terme siamo ad un silenzio sospetto che vogliamo rompere quanto prima.

Due delibere di giunta datate 2006 e 2008 attestano l’esistenza di patti parasociali tra Regione e Comune di Casciana Terme in merito a Terme di Casciana spa, “involucro” della Bagni di Casciana srl. Ma in questi atti non abbiamo riscontro di un diritto d’opzione che consentirebbe al Comune di acquisire le quote di proprietà della Regione qualora quest’ultima volesse, come ora, venderle. Sarebbe un vincolo per noi importante e chiediamo a Rossi e al PD di giunta trasparenza sull’argomento: esistono altri accordi e patti parasociali? Se sì fatelo sapere a noi e ai cittadini.

Ad oggi siamo riusciti almeno a portare in aula consiliare il dibattito sulle posizioni PD-Rossi in merito al termalismo toscano, ricevendo bocciature sonore alle nostre proposte e a quelle degli albergatori delle quali ci facemmo portavoce. È chiaro a tutti come PD e Rossi stiano bluffando sul tema della partecipazione pubblica nelle società termali: da una parte si giustificano col Decreto Madia, che imporrebbe l’uscita dalle società non strategiche, e dall’altra insistono con l’arbitrio di considerare strategiche quelle aziende partecipate tutt’altro che tali e redditizie: come l’Interporto A.Vespucci. Ma soprattutto fanno orecchie da mercante alla nostra proposta di buon senso e buon governo: prima elaboriamo una visione strategica di rilancio del termalismo toscano e poi, solo poi, capiamo come gestire il disimpegno regionale dalle società termali. Altrimenti si fa della ragioneria, là dove servirebbe la politica.

GABRIELE BIANCHI

SCANDALO RIFIUTI ATO TOSCANA SUD. POLITICA DIMENTICA MISURE ANTICORRUZIONE…

Le ultime notizie sull’inchiesta riguardante la gara d’appalto ATO Toscana Sud rifiuti per il gestore unico sono conferma definitiva del malaffare che il sistema creato da PD – Art.1 ha consentito e tollerato in ambito rifiuti. Una gara da 3,5 miliardi “clamorosamente truccata” “inquinata da conflitti di interesse e dalla corruzione” nasce in un contesto normativo ed esecutivo con delle responsabilità politiche e amministrative chiare.

Vi diamo una notizia, emersa dal lavoro del Movimento 5 Stelle locale e regionale sul tema. ATO Toscana Sud manca di due atti fondamentali nel contrasto alla corruzione: il Piano Anticorruzione e la Carta della Qualità dei Servizi, strumenti di controllo dei cittadini e della politica su questi servizi pubblici locali, in particolare quando vanno a gara per cifre come 3,5 miliardi.

La legge 190/2012 impone agli enti locali misure di repressione e prevenzione dei fenomeni corruttivi, come appunto questi due atti assenti in ATO Toscana Sud. La loro mancanza richiama una responsabilità politica e amministrativa grave – legata al quadro corruttivo oggetto dell’inchiesta – da parte dei rappresentanti istituzionali in ATO Toscana Sud. In primis i Comuni “capofila” – Siena, Arezzo e Grosseto – ma anche la Regione Toscana. Non dimentichiamo che la Regione ha creato il sistema di gestione a tre macroATO, indicato in ATO Toscana Sud il modello da esportare negli altri due ambiti e ha funzioni di controllo dell’intero sistema.

Qui si sono dimenticati il Piano Anticorruzione e la Carta della Qualità dei Servizi, si sono dimenticati di rilevarlo e guarda caso c’è un’indagine penale proprio per corruzione sull’attività principale realizzata: la gara per il gestore unico.

Ovviamente la maggior responsabilità politica di questo quadro è in capo quasi esclusivamente al PD e affini. L’ultimo rapporto ISPRA certifica un dato inquietante: viene segnalata la “possibile correlazione” tra il basso tasso di raccolta differenziata in ATO Toscana Sud e l’alto tasso di impianti di incenerimento e discarica. In quest’area abbiamo quattro inceneritori – Arezzo, Castelfocognano, Scarlino e Poggibonsi – e due discariche (Terranova Bracciolini e Civitella Paganico), con percentuali di raccolta differenziata intorno al 30%. Il conflitto di interessi dove chi gestisce gli impianti è legato a chi gestisce la raccolta ha portato a questo: con una raccolta differenziata alta questi impianti non servirebbero. Tant’è che in ATO Toscana Sud si brucia circa la metà del totale dei rifiuti inceneriti in Toscana. Un cortocircuito cui si deve anche l’effetto per i cittadini della bolletta più cara d’Italia a fronte di un servizio nei numeri pessimo.

Non è un caso che la Provincia peggiore in termini di raccolta differenziata sia quella di Grosseto, che ci risulta guidata fino ad ottobre 2014 dall’attuale capogruppo PD Leonardo Marras.

I rifiuti sono indubbiamente il più grande fallimento di governo PD e “Diversamente PD” Rossi in Toscana. Hanno creato un sistema fallimentare, guidato da figure apicali legate al partito, in diversi casi finiti sotto inchiesta. Su ATO Sud ne cito due: l’ex parlamentare Fabrizio Vigni, per quanto commesso da presidente di Sienambiente; Moreno Periccioli, ex assessore regionale, per quanto commesso da Presidente di Scarlino Energia.

Abbiamo visto questa settimana la grande attenzione del PD su Cantone. Forse si riferivano a Cantone Raffaele, responsabile dell’Autorità Anticorruzione. Capiamo nel caso la preoccupazione.

Perché non rispondono su questo scandalo rifiuti? Spieghino perché i cittadini in ATO Sud pagano la tassa più alta d’Italia in ATO Sud e perché nei ruoli apicali del sistema rifiuti toscano troviamo figure del loro partito che sono sotto inchiesta. Come sempre a pagare gli errori e orrori di PD e affini ci sono cittadini e lavoratori: il caso Castelnuovese, con 50 persone mandate a casa, ne è lo specchio. E parliamo di un azionista di Sei Toscana. Anche lì il PD ci potrebbe spiegare perché.

GIACOMO GIANNARELLI

TARDA GARA REGIONALE E NE BENEFICIA … AZIENDA SEN. MARCUCCI (PD)

Dall’agosto 2016 la Regione Toscana è capofila di PLANET, raggruppamento che la vede accanto a Campania, Lazio, Marche e Ispettorato generale della Sanità Militare, nato per realizzare una gara su un tema molto particolare: “l’acquisizione del servizio relativo al ritiro del plasma prodotto dalle strutture trasfusionali delle regioni aderenti e produzione, stoccaggio, consegna di farmaci plasma derivati e gestione attività successive”. A distanza di nove mesi la gara tarda ad arrivare e questi servizi continuano ad essere garantiti in proroga da una società nota, la Kedrion spa. Un bel beneficio a questa offerto dalla Regione Toscana, del quale chiediamo spiegazione alla giunta PD-MdP. Con lo spiacevole imbarazzo di notare che si tratta di una società legata al senatore PD Andrea Marcucci.

Tra l’altro questa proroga favorevole a Kedrion spa nasce da un cortocircuito istituzionale: la società forniva i servizi sul plasma dal 1998, tramite un Accordo Interregionale (AIP) che coinvolgeva 10 regioni tra le quali la Toscana. Vinse un primo appalto di due anni, poi rinnovato per altri due e nel 2002 Kedrion spa si tenne il business quale unico partecipante alla gara indetta dall’allora capofila: la Regione Veneto. Questa situazione continuò fino al 30 giugno 2016 grazie al fatto che il Governo si era “dimenticato” il decreto attuativo sullo schema tipo di convenzione previsto da una legge del 2005, la n. 219.

Solo dopo quella data infatti il Centro Nazionale Sangue ha potuto individuare i criteri per la definizione ottimale delle aggregazioni fra regioni, creando le condizioni per la Toscana e gli altri soggetti di PLANET (con Campania, Lazio, Marche e Ispettorato generale della Sanità militare) di indire una nuova gara di assegnazione. Gara in stallo a tal punto da indurre la giunta ad una nuova delibera, la n. 405/2017, che proroga la convenzione con la società dal 1 maggio 2017.

In attesa di sapere i costi che i cittadini – tramite il bilancio regionale – sosterranno per questa proroga, a causa del ritardo nella conclusione della gara di assegnazione, auspichiamo l’assenza di un finale già scritto. Kedrion spa ha infatti già vinto ‘competizioni’ del genere per assenza di sfidanti e ci risulta quasi monopolista in Italia su questo business sanitario pagato con soldi pubblici. Speriamo in una gara combattuta a garanzia dei cittadini, pur continuando a rilevare l’ottima capacità imprenditoriale di Marcucci negli affari riconducibili direttamente o indirettamente alla Regione Toscana. Come notammo nel caso del deposito di autobus a Barga, blindato dalla giunta a prescindere dagli esiti della gara TPL.

ANDREA QUARTINI

MURETTI A SECCO IMPORTANTI ANCHE PER PREVENIRE DISSESTO. SOLDI ARRIVATI MA MURETTI NON SI VEDONO

I muretti a secco sono una tecnica millenaria di prevenzione del dissesto idrogeologico. Sappiamo che numerose aziende agricole hanno attinto al fondo europeo PSR POR Fears 2014-2020 – che passano dalla Regione – per erigerli nei propri terreni, ma dei muretti così finanziati non si vede grande traccia nelle campagne toscane. Perché?

Come accaduto in passato per altri fondi pubblici all’agricoltura, non vorremmo mai che sulla carta tali risorse siano state sì richieste, ma nei fatti non erogate dalla Regione, lasciando le aziende impossibilitate a queste opere di intervento importanti. Importanti per la riduzione dell’erosione del suolo, dei fenomeni franosi e dell’instabilità dei versanti, senza dimenticare la valorizzazione turistica del paesaggio.

IRENE GALLETTI