La normativa è chiara: Ecorfor Service spa deve mettere in sicurezza la discarica e chiuderla. La Regione non può concedere alcun ampliamento richiesto. Saremo lunedì a Cascina insieme ai nostri portavoce Claudio Loconsole e David Barontini, alle ore 10 davanti alla discarica, per fornire tutte le spiegazioni necessarie.
VOGLIAMO LA TOSCANA IN TRINCEA CONTRO MERCIFICAZIONE DELL’ACQUA
Finora la scissione del PD è rimasta più mediatica che fattuale. Sull’acqua vogliamo arrivare alla prova dei voti. Rossi, Spinelli, Bambagioni e gli altri ‘scissionisti’, reali o parziali, sono disposti a unirsi a noi per mettere la Toscana in trincea contro l’approvazione del disegno di legge sul servizio idrico votato a colpi di fiducie dal PD renziano?
Parliamo di un testo che straccia e stravolge la proposta di iniziativa popolare sulla gestione pubblica dell’acqua, un testo sottoscritto da oltre 400 mila cittadini per dare rispondenza normativa all’esito referendario del 2011. La proposta a trazione renziana considera il servizio idrico “a rilevanza economica” aprendo le porte ad una lettura dell’acqua come merce. Una visione in totale contrasto anche con atti regionali quali il Piano di Tutela delle Acque, già disatteso dal sistema di gestione esistente.
Crediamo sia finito il tempo delle grandi dichiarazioni di intenti, come le premesse di quel Piano, accostate poi ad atti di governo in totale difformità. Il PD finora ha sempre compiuto scelte in netta contraddizione con l’esito referendario, promuovendo, come prima regione, la privatizzazione del servizio idrico.
Se gli scissionisti ci hanno ripensato e sono con noi per una gestione esclusivamente pubblica lo vedremo martedì in Consiglio regionale.
p.s. vi aspettiamo tutti all’evento “ACQUA PUBBLICA. UTOPIA POSSIBILE” organizzato per il 20 marzo prossimo a Roma (Camera dei Deputati) dal M5S. Guarda il video di presentazione
DAKAR IN SPIAGGIA? NORME SONO CHIARE. SI SCELGA ALTRO PER SOSTENERE AMATRICE
Ho scritto all’amministrazione comunale di Bibbona, dopo aver letto questo.
Capiamo e condividiamo la finalità della manifestazione, ma ci permettiamo di segnalare che le norme di tutela dell’arenile rendono quanto anticipato a mezzo stampa non autorizzabile. Per questo chiediamo delucidazioni alla sua amministrazione, certi che si possa aiutare Amatrice anche senza deturpare la costa toscana.
Tutta l’area interessata dall’iniziativa ‘Adventure on the beach’ è interna al bene paesaggistico denominato “Zona costiera del Comune di Bibbona”, per il quale la normativa prevede la tutela integrale. La stessa area è inoltre interna al bene paesaggistico “tutelato per legge” – art.142 del codice dei beni paesaggistici e culturali – “territori costieri compresi nella fascia di 300 metri dalla linea di battigia” in particolare “sistema costiero n.4” dove è prevista la tutela integrale delle dune e la tutela integrale degli habitat di costa sabbiosa. Inoltre l’area è regolata dal piano paesaggistico regionale, approvato con Del C.R. 37/2015. Infine gli habitat di interesse comunitario di duna, ante duna e retroduna, anche fuori dai SIC, sono “protetti” dalla LR Toscana 30/2015 e ulteriori modifiche, mentre gli “Ambiti costieri sabbiosi con anteduna-duna-retroduna” sono target di conservazione riconosciuti dalla recente Strategia regionale per la biodiversità approvata nell’ambito del PAER con DelCR 10/2015.
Tutto questo senza considerare che ci sono altri indirizzi e prescrizioni degli Ambiti del Piano paesaggistico, le Misure di conservazione dei Siti Natura 2000, ed il regolamento di gestione del demanio.
Speriamo nel buon senso.
REGIONE INCAPACE DI FARSI RISPETTARE SULLE PORTE VINCIANE
Sulle Porte Vinciane la Regione a guida PD è riuscita nel paradosso di decretare nello stesso atto la sua incapacità di governo della questione e reclamarne a riguardo più potere decisionale. Siamo ai livelli di quel copilota da rally che fa cappottare l’auto in gara e poi dice: “prossima volta guido io”.
Un mese fa l’assessore regionale ha risposto alla nostra interrogazione sul caso Porte Vinciane, sostenendo che dal 27 gennaio Navicelli spa le aveva prelevate e messe a terra, con incarico di ripararle e riposizionarle quanto prima, insieme alla gestione delle conseguenze problematiche di questa scelta: ovvero l’insabbiamento delle aree portuali livornesi attigue. Il tutto da realizzarsi entro fine luglio. Quindi Ceccarelli ci sta dicendo che siccome la Regione non è stata in grado di governare la questione, lascia altri 6 mesi a chi ha dimostrato di non meritare alcuna fiducia gestionale del problema e continua a tenere a terra le porte 40 giorni dopo averle rimosse, con danno per il porto di Livorno.
Se il PD non ci avesse abituato a queste allucinazioni, ci sarebbe da sorprendersi. Ma sulle Vinciane hanno fatto anche di peggio: 12 mesi fa nell’ultima legge PD approvata sul tema, la 18 del 29 febbraio 2016, la gestione delle Porte Vinciane era giustamente affidata all’Autorità Portuale di Livorno.
Poi il cambio di rotta: gestione all’Autorità portuale regionale che, lo ricordiamo, sta di base a Viareggio. Qualche decina di chilometri più in là delle Porte contese. Il tutto quando a breve si attende l’apertura dell’incile, il collegamento tra Arno e Canale dei Navicelli. Un’opera -pagato da OLT Offshore Lng Toscana – che consentirà al sistema darsena pisana e alla cantieristica di raggiungere il mare senza passare dalle Porte Vinciane e quindi dal porto di Livorno.
Capiamo la necessità dei vertici regionali di chiarire il peso nullo del PD livornese nel partito. Ma forse questo tipo di scherzetti potrebbero non metterli in conto ai toscani. L’afflusso di fanghi verso la Darsena Toscana, cui l’apertura – ora assenza – delle Porte Vinciane contribuisce, rende necessari costosi dragaggi, l’ultimo dei quali ci risulta sia costato ai cittadini 15 milioni. Ora ne spenderemo altri 430mila ma non bastava tenerle chiuse?
ZONE DISTRETTO: IN RITARDO DI 18 MESI RIPROPONGONO CARROZZONI SOCIETA’ DELLA SALUTE
Abbiamo votato contro la seconda puntata della telenovela “Riforma sanitaria PD”: le Zone Distretto. Dovevano partire a giugno 2016, adesso il PD mette nero su bianco l’avvio 18 mesi dopo. Ma il ritardo è davvero il minore dei problemi.
Le Zone Distretto sono accorpamenti fatti sulla carta senza nessun criterio di analisi riguardante i bisogni di salute della popolazione. Abbiamo chiesto che si partisse da questi, che si facessero funzionare prima i territori e in conseguenza dei risultati valutare ogni ridimensionamento degli ospedali, ma il Partito Democratico ha detto no e ha fatto l’esatto opposto.
Le Zone Distretto previste dal PD si fondano su un elemento di dubbia costituzionalità: le Società della Salute. Carrozzoni che hanno fallito a livello tale da arrivare in alcuni casi all’auto-scioglimento.
Faremo una lotta oppositiva in aula su questo provvedimento, come per la Riforma Sanitaria. Il PD è riuscito persino a ridurre quel peso importante delle istituzioni locali nella gestione della salute pubblica. Era difficile, ma loro sono dei campioni del “al peggio non c’è mai fine”.
ISPO SPENDE 12,6 MLN PER COMPRARE DAL PRIVATO, MENTRE SI SVENDONO VILLA BASILEWSKY E VILLA FABBRICOTTI?
La mala-gestione PD degli immobili sanitari si arricchisce dell’ultimo atto: la compravendita di Villa delle Rose e Villino degli Ulivi da parte dell’Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica (ISPO). Ci chiediamo quale tutela dell’interesse generale ci sia in questa operazione da 12,6 milioni di euro, autorizzata mentre la Regione si appella al bisogno di far cassa per vendere due immobili sanitari, di proprietà e pregio, quali Villa Basilewsky e Villa Fabbricotti. Perché compriamo dal privato, facendogli fare un affare, anziché traslocare nei nostri immobili?
Ma al di là delle giustificazioni per una scelta di governo, a nostro parere incomprensibile, su un Ente del Servizio Sanitario Regionale (ISPO), la giunta PD ci deve chiarire anche la dinamica di questa operazione contorta. ISPO infatti ha oggi sede proprio presso “Villa delle Rose”, l’immobile che vorrebbe acquistare dalla Life Cronos srl, attuale proprietaria, insieme a quel Villino degli Ulivi dove oggi questa società – di proprietà della figlia del noto oculista, defunto, Walter Capobianco – svolge prestazioni nell’ambito e per conto del Servizio Sanitario Nazionale, grazie ad un precedente accreditamento. Secondo l’accordo con ISPO la Life Cronos srl continuerà ad operare nel Villino degli Ulivi entro massimo 30 mesi, fino alla ristrutturazione della sua prossima sede, un complesso di Viale Amendola attualmente di ISPO che questo si è impegnato a vendere a tale Blanca srl (società riconducibile a Life Cronos).
L’acquisto di Villa delle Rose e Villino degli Ulivi costa ad ISPO 12.620.000 euro trattati tramite un leasing gestito da Alba Leasing spa, per due beni che 12 anni fa furono oggetto di una vicenda giudiziaria intricata, conclusasi proprio con la cessione dei due immobili a Life Cronos srl, per circa 10 miliardi di vecchie lire, poco meno degli attuali 5 milioni di euro.
Numeri alla mano quindi ISPO sembra assicurare un buon affare più alla società a guida Capobianco che alla Regione Toscana, arricchito dal fatto che già oggi ISPO dava 800mila euro di affitto annuo a questa società per stare a Villa delle Rose, un complesso da 2.700 mq, quindi meno della metà di Villa Basilewsky. Bene della Regione Toscana, attualmente in vendita.
Aspettiamo risposte dalla giunta PD su questa storia incomprensibile se letta nell’idea che chi oggi governa la Regione abbia a cuore quanto la Costituzione gli assegna: la tutela dell’interesse collettivo. Questo tenendo sempre in conto le parole di Isaac Newton “posso misurare il moto dei corpi, ma non l’umana follia”.
ASSI VIARI NOVELLA DELLO STENTO. ECCO LA NOSTRA PROPOSTA
Da trent’anni i politici parlano dei problemi della viabilità lucchese senza risolverli e con un gusto abbastanza grottesco per l’annuncite. La nostra proposta c’è e attende la calendarizzazione in Consiglio regionale da parte del Partito Democratico. Visti i termini crediamo possa incontrare il favore di alcuni dei suoi esponenti, come Baccelli, sempre che resti coerente con quanto detto in passato e ponga l’interesse generale al di sopra delle logiche, contorte, del suo attuale partito.
La viabilità lucchese ha problemi verso ovest e verso est, caratterizzati dal trasporto merci, in particolare la filiera della cellulosa. Come gli addetti ai lavori sanno bene, la maggior parte dei flussi di quest’ultima avvengono via camion tra il Porto di Livorno e il distretto cartario della lucchesia. La nostra proposta, nata in sinergia con Legambiente, sfrutta il potenziamento in atto dei raccordi ferroviari tra Porto di Livorno e rete esistente per spostare il trasporto merci attualmente su gomma su questo efficiente, e già finanziato, sistema intermodale ferroviario Lucca – Pisa – Livorno.
Questo alleggerirebbe la viabilità lucchese, direzione ovest, togliendo una parte importante dei camion oggi transitanti, legati soprattutto al trasporto di cellulosa.
Ad integrazione la proposta prevede un accordo col concessionario autostradale, affinché i cittadini e le imprese della lucchesia possano utilizzare come una tangenziale, quindi senza pedaggio, la tratta della A11 tra Lucca est e Capannori. Questo consentirebbe di favorire la viabilità lato orientale, per intenderci verso Firenze. Là dove del resto auspichiamo si arrivi ad un aumento sensibile dei passeggeri che potranno godere del raddoppio ferroviario.
Ricordiamo infine che questa soluzione oltre a chiudere la novella dello stento sui celebri “assi viari” lucchesi, potrebbe mostrare la giusta attenzione verso quel comparto logistico che per inefficienze infrastrutturali – ad esempio l’assenza di collegamento tra i nodi della rete – e assenza di pianificazione istituzionale, costa alla sola toscana circa 3-4 miliardi di “danni” l’anno, pagati soprattutto dalle minori possibilità lavorative. Se oggi il sistema logistico italiano occupa appena 400mila persone, nella vicina Germania la cifra è più che doppia e alcuni analisti fissano il potenziale italiano a 2 milioni di posti di lavoro. Stiano tranquilli i cittadini, la prossima Regione a Cinque Stelle si occuperà anche di questo.
QUALI CONSEGUENZE PER CITTADINI TOSCANI CON BAIL IN MPS O CARISMI? L’INCREDIBILE RISPOSTA DELLA GIUNTA PD
Quali conseguenze ci sarebbero per i cittadini toscani e la loro istituzione regionale in caso di bail in di Monte dei Paschi di Siena o Banca popolare di Vincenza o Cassa di Risparmio di San Miniato? Una domanda legittima che abbiamo posto alla giunta regionale per ottenere una risposta incredibile.
Soprattutto per Monte dei Paschi di Siena la situazione è ancora oggi ad alto rischio, considerato lo stallo seguito al DL 237/2016 sulla garanzia statale e il silenzio relativo ad un aumento di capitale salito a 8,8 miliardi che a dicembre era dichiarato indispensabile e oggi pare quasi dimenticato.
Un rischio sistemico che riguarda la Toscana sotto ogni punto di vista: azionisti, risparmiatori, creditori, lavoratori del Gruppo e sue società satellite, fino alla stessa Regione Toscana che con MPS ha un intreccio pericoloso fatto di società partecipate, su tutte Fidi Toscana spa, e contratti di servizio.
La risposta della giunta si è concentrata proprio su questi ultimi indicando che svariati “fondi regionali affidati ad Organismi Intermedi” hanno la loro liquidità “soprattutto presso la banca Monte dei Paschi di Siena, con saldi ben superiori ai 100.000 euro” quindi “non protetti dal fondo di garanzia dei depositanti”.
Quindi in caso di bail in su Monte dei Paschi questi sarebbero a rischio dopo azionisti, detentori di altri titoli di capitale, obbligazionisti subordinati, correntisti con conti correnti sopra i 100 mila euro. Secondo l’assessore PD però dovremmo star tranquilli perché il meccanismo prevede l’intervento statale dopo un “bail-in dell’8% delle passività totali”, quindi le obbligazioni emesse da MPS superano da sole questa soglia facendo da schermo a depositi e c/c. Speriamo di non doverlo sperimentare per capire se la sicurezza dell’assessore PD è o meno giustificata.
Ma i punti dolenti non finiscono qui: Fidi Toscana spa – partecipata al 46% dalla Regione e al 27,46% da MPS – ha obbligazioni MPS per 10,5 milioni, 7 delle quali sono subordinate. Ciuoffo omette di dirci quanto ha perso Fidi Toscana investendo questi soldi, per la metà dei toscani, nelle obbligazioni subordinate della socia minoritaria MPS. Un’operazione dalla quale Fidi Toscana spa dovrebbe ricevere un controvalore in azioni – come deciso dal DL 237/2016 – sul quale gli analisti stimano una perdita intorno al 30% con tutte le incognite successive sul valore delle azioni MPS di nuova emissione. Se quindi per Ciuoffo questo significa che “non ci sono le condizioni di un rischio reale riferito al bilancio della Regione Toscana” ci permettiamo di prenderla come una fake new: al netto del rischio futuro, la fregatura l’abbiamo già presa.
Inqualificabile poi l’ultima nota dell’assessore PD. Chiedevamo quali conseguenze subirebbero i cittadini per un eventuale bail in di questi istituti a rischio. Ciuoffo ha risposto “la Regione Toscana non ha alcuna competenza in materia di credito, secondo quanto stabilito dalla Costituzione”. Tradotto: riguarda lo Stato centrale, problemi suoi.
Ennesima prova di governo allucinato da parte di chi è anche maggioranza in Parlamento e scansa come le mosche la responsabilità sul disastro che ha già investito le centinaia di migliaia di risparmiatori, persone atterrate dal crollo di quello che fu il “bancomat del PD”, come accertato dalla Commissione d’inchiesta regionale presieduta dal nostro Giacomo Giannarelli.
Qui il testo integrale della risposta dell’assessore regionale ad attività produttive, credito, turismo e commercio
AGRARIO E RODOLICO, POCHE AULE E MANCANO I CERTIFICATI. STUDENTI, DOCENTI E PERSONALE TRA DISAGI E RISCHI
Proseguono i nostri sopralluoghi nei plessi scolastici toscani Ieri pomeriggio (6 marzo) a Firenze, abbiamo verificato le condizioni dell’Istituto Agrario e del Liceo Scientifico Niccolò Rodolico.
Poche aule e l’assenza di piani di riqualificazione, su tutte energetica e termica, che costringono gli studenti a protestare per il freddo d’inverno e a trasferirsi altrove per fare educazione fisica, con conto salato da pagare per l’amministrazione.
All’Agrario la carenza di aule va di pari passo con il numero di vani dismessi da ristrutturare. Questo produce il paradosso di una scuola senza palestra costretta a pagare 36mila euro di affitto per far svolgere educazione fisica agli studenti. Senza contare le serre da riqualificare e le parti di patrimonio di altissimo pregio che necessitano di una ristrutturazione.
La scarsità di aule nel Liceo Scientifico è aggravata dal fatto che la rimozione dell’attuale prefabbricato ad oggi non sarà sostituito. Tutto questo in una struttura con pesanti problemi termini, priva delle certificazioni di legge.
Abbiamo portato noi l’emergenza edilizia scolastica all’attenzione del Consiglio regionale perché se lo Stato taglia fondi a Province e Comuni, la Regione deve intervenire. Altrimenti in questo gioco dove nessuno vuole rimanere col cerino in mano poi continueranno a rimetterci i nostri studenti, docenti e il personale ATA. Tutte persone che ogni giorno sfidano disagi e rischi per dare compimento ad un diritto costituzionale. Purtroppo il PD e Rossi continuano a destinare zero euro per l’edilizia scolastica, nel Programma Regionale di Sviluppo. Ma sul punto daremo battaglia in aula.