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UN MODELLO IN SCALA DELL’ARNO, PER EVITARE 7 MILIARDI DI DANNI

Dal 1966 Firenze aspetta scelte di governo concrete per scongiurare un rischio alluvione che analisti stimano capace di portare 7 miliardi di danni al capoluogo regionale. Qualcosa ha iniziato a muoversi, ma siamo ancora ad atti che mancano di un approccio scientifico riguardante l’evoluzione dello scenario intorno al fiume cittadino.

Grazie all’interessamento del M5S Firenze abbiamo potuto verificare lo straordinario contributo del Comitato Firenze 2016 che ha realizzato un modello digitale dell’alveo dell’Arno (da Varlungo a Ponte a Signa). A questo punto l’ultimo passo necessario per capire come evitare una possibile alluvione è la realizzazione di modelli di simulazione idraulica a maggiore affidabilità, con anche l’ausilio di un modellino in scala. Parliamo di un progetto simile a quello realizzato tra il 1970 e 1972, dall’Università di Bologna dopo quel drammatico 4 novembre 1966 che sommerse Firenze. Questo modellino in scala, oltre alla sua funzione di studio, potrebbe rappresentare un’attrazione turistica e didattica, secondo il sistema dell’infotainment oggi molto in voga.

Non chiediamo alla Regione di finanziarlo in toto, ma di promuoverne la realizzazione insieme a tutti i Comuni del bacino dell’Arno che trarrebbero giovamento dall’iniziativa. A chi obietta che l’iniziativa costerebbe troppo, rispondiamo: mai quanto i 7 miliardi di danni che questo modello e gli studi relativi potrebbero evitare. Prevenire è meglio che curare. Almeno noi, da forza di governo, ragioniamo così.

GIACOMO GIANNARELLI

INFORMATIVA SIA CHIESTA ALL’AVVIO ITER ISTRUTTORIO O DA CASO VIAREGGIO NON AVREMO IMPARATO NIENTE

Di recente l’Autorità Portuale regionale si era espressa favorevolmente sul progetto di recupero immobiliare in area demaniale, avanzato da una società collegabile ad ambienti mafiosi. Questo errore era dovuto alla mancata richiesta della certificazione antimafia, documento reperito a seguito della nostra mobilitazione a tutti i livelli istituzionali. Se il lieto fine della vicenda è stato lo stop alla concessione data a questa azienda, come forza di governo non potevamo non cogliere quanto accaduto per stimolare una revisione normativa necessaria: la Pubblica Amministrazione dovrebbe anticipare la richiesta dell’informativa antimafia all’avvio di ogni iter istruttorio che riguarda i propri lavori.

Ad oggi, secondo un’interpretazione letterale dell’art. 83 del c.d. Codice Antimafia, tutta la pubblica amministrazione (società controllate incluse) acquisisce la documentazione antimafia poco prima di stipulare, approvare o autorizzare i contratti e subcontratti relativi a lavori. Quel “prima” scritto nella legge, diventa così il momento precedente la concessione effettiva di un appalto o il rilascio del permesso richiesto, ovvero la sottoscrizione dell’atto finale di accordo: come appunto il contratto. In questo modo l’azienda con impedimenti o divieti per situazioni indizianti di “mafiosità” di fatto riceve approvazione durante tutto l’iter istruttorio e, come successo a Viareggio, può “farla franca” se l’adempimento della comunicazione antimafia diventa un ultimo, fastidioso, passaggio burocratico per un percorso ormai tracciato.

Per capire il problema è importante chiarire che l’informazione antimafia aggiunge all’elenco delle cause di decadenza, sospensione o divieto per misure di prevenzione (art. 5 dlgs 159/2011) e alle condanne con sentenza per determinati delitti – contenute nella c.d. “comunicazione antimafia” – anche eventuali tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare gli indirizzi della società richiedente. L’informazione antimafia è quindi più completa della comunicazione perché la include e allarga il campo anche all’infiltrazione mafiosa, vera epidemia che purtroppo affligge anche la nostra regione.

Per estinguere l’epidemia è necessario fermarla e prevenire la malattia: di qui la nostra proposta. La pubblica amministrazione dovrebbe richiedere l’informativa antimafia all’inizio del percorso istruttorio su appalti e concessioni, non a pochi metri dall’arrivo. Risparmieremmo tempo e possibili errori poco giustificabili sul terreno del contrasto alla criminalità organizzata. Senza contare l’effetto deterrente. Quale azienda in odor di mafia si metterebbe a compilare moduli e redigere progetti sapendo già di non poterla fare franca?

ENRICO CANTONE

AFFERMAZIONE E SMENTITA NELLA STESSA FRASE: PER SACCARDI PRIVATIZZAZIONE NON ACCADRÀ, PERCHÉ … GIÀ PRESENTE

Apprendiamo dalla stampa che Stefania Saccardi ha inaugurato un nuovo format: l’affermazione con smentita nella stessa frase.

In risposta al giornalista del Tirreno che le chiedeva conto della nostra denuncia pubblica sulla delibera 239 Saccardi ha prima dichiarato che “non c’è nessuna intenzione da parte della Regione di smettere progressivamente di fornire il servizio pubblico, cosa che il M5S ripete spesso ma che non accadrà mai”, per poi aggiungere di seguito “che la sperimentazione gestionale in sanità (cioè l’erogazione del servizio pubblico da parte dei privati convenzionati ndr) è già presente in Toscana, funziona bene ed è gestita dai privati. Quello che vogliamo fare con questa delibera è dare un fine pubblico, inserire delle regole di servizio sanitario per tutti all’interno di aziende che sono private”.

La ringraziamo per averci risparmiato la fatica di dover spiegare ai cittadini, con ulteriori parole, cosa sia la privatizzazione in atto della sanità toscana. Ha fatto tutto da sola” segnala Quartini.

Se ce ne fosse stato bisogno, ci ha dato l’ennesima prova della distanza tra noi e loro. Noi difendiamo una sanità pubblica, universale e pagata con la fiscalità generale. Loro pensano di poter gestire così la commercializzazione della salute. Non a caso noi saremo oggi dalle ore 16 in piazza Duomo a Firenze, a manifestare con cittadini e comitati contrari a questo disegno eversivo, nella giornata europea di mobilitazione Health For All. Loro hanno detto no, in Consiglio, all’adesione a questa giornata.

ANDREA QUARTINI

ECCO DELIBERA ATTUATIVA DELLA CONTRORIFORMA: PD-MDP ACCELERANO PRIVATIZZAZIONE SANITÀ

Abbiamo contrastato con ogni mezzo la controriforma Saccardi-Rossi, denunciando la sua apertura verso la privatizzazione dei servizi sanitari scritta nero su bianco nell’art. 31. Il tempo ci ha dato ragione: con la delibera 239 del 14 marzo le aziende sanitarie potranno iniziare a consegnare al privato convenzionato intere fette della sanità pubblica. Anche per questo saremo domani in piazza per la mobilitazione europea contro la mercificazione della salute e chiediamo a tutti i cittadini, esasperati da liste d’attesa infinite e da questo tradimento del mandato costituzionale, di unirsi a noi e ai comitati promotori per chiedere con forza un cambio di indirizzo. Un dovere se si considera che già oggi l’Italia investe in sanità pubblica meno del 30% rispetto alla media europea.

Con la delibera 239, il governo toscano PD – MdP punta allo Stato committente in sanità, che si mantiene al massimo verifica e controllo delle prestazioni, mentre progressivamente smette di fornire il vero servizio sanitario pubblico. Una scelta tra l’altro antieconomica perché a parità di servizio al cittadino paziente il privato, anche se trattasi di fondazioni o realtà del terzo settore o società miste, agisce spinto da una quota profitto che il pubblico non ha. Giorno dopo giorno PD-MdP stanno puntando a sistemi mutualistici ante 1978, contrari alla legge 883 che il mondo intero ci invidiava. Parlano di assicurazioni integrative, ma sono sostitutive: perché la sanità italiana non è gratis, la paghiamo con le nostre tasse.

ANDREA QUARTINI

Queste scelte comportano anche un peggioramento delle condizioni di lavoro. Assisteremo a quanto già avvenuto con la privatizzazione dei servizi non sanitari. Grazie a questa ogni anno la ASL Toscana Centro paga a GESAT 20 milioni per il solo ospedale di Prato (4 milioni solo per le pulizie), dopo l’operazione project financing. Gesat poi subappalta ad altri privati i servizi veri e propri, spesso a cooperative, a cifre inevitabilmente ridotte rispetto a quanto incassa. E in queste realtà le condizioni di lavoro oltre agli stipendi sono sempre peggiori rispetto al pubblico. Parliamo quindi di una catena dove lo Stato accetta di far guadagnare il privato concessionario sulla pelle dei lavoratori.
Con 4 milioni nel pubblico impiego si assumerebbero 160 addetti alle pulizie, invece si sceglie questo percorso per regalare profitti ai privati e ottenere lavoratori precari e sfruttati, spesso in difficoltà ad assicurare il servizio. Di recente ho potuto verificare di persona cosa accade alle 340 lavoratrici di Sodexo, la multinazionale che gestisce le pulizie nei due nosocomi dell’AOU di Pisa. Abbiamo condizioni di lavoro precarie e inaccettabili. Anche a discapito del servizio pubblico finale: basti pensare che manca a queste lavoratrici persino il materiale per pulire e sono costrette ad usare gli stessi stracci con cui lindano le apparecchiature medicali e i tavoli su cui i pazienti mangiano.

IRENE GALLETTI

DI SEGUITO L’INTERVENTO INTEGRALE DI GIACOMO GIANNARELLI

Dal 1950 si celebra il 7 aprile, giornata mondiale della sanità, per ricordare la fondazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), 7 Aprile 1948.

La Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è stato il primo strumento internazionale a sancire il godimento del miglior stato di salute come un diritto fondamentale di ogni essere umano (“il diritto alla salute”) e in linea con la dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le principali Convenzioni e Trattati internazionali sanciscono il diritto alla salute come uno dei diritti fondamentali dell’individuo e delle collettività e la sua tutela, uno dei doveri principali degli Stati.

E’ proprio su questo aspetto, sui diritti e sui doveri, che vorrei soffermarmi:

Diritti e Doveri: Ma quali sono i doveri dei Cittadini?
Come cittadini abbiamo il dovere di fermare il piano eversivo, contrario alle convenzioni e trattati internazionali, che vuole smantellare il servizio sanitario nazionale e rimpiazzarlo con un nuovo sistema, basato su quello americano che, di fatto, cura solo coloro i quali sono provvisti di una assicurazione.
In un momento storico in cui la disoccupazione dilaga e la crisi economica incombe, è impossibile pensare che un sistema sanitario privatizzato sia accessibile a tutti.
Purtroppo in Toscana, in Italia, in Europa, da qualche anno a questa parte si cerca di smantellare la sanità pubblica, per creare, nella migliore delle ipotesi, un sistema sanitario ibrido pubblico-privato.
E sono visibili a tutti gli effetti: infinite liste di attesa, emergenze nei pronti soccorsi, chiusura degli ospedali periferici, centralizzazione dei servizi.

Come cittadini abbiamo il dovere di pretendere che i nostri politici mettano in pratica ed attuino quanto scritto nella costituzione e nelle carte internazionali.
il diritto alla salute è un diritto universale ed è un bisogno primario che non può essere mercificato.

ma quali sono i doveri dello Stato e dei Governi?
Lo Stato e i governanti hanno il dovere di garantire cure agli indigenti e di tutelare la salute come scritto nell art 32 costituzione.
I governi sono i responsabili della sanità dei loro popoli; essi possono fare fronte a questa responsabilità, unicamente prendendo le misure sanitarie e sociali adeguate:

• subito reddito di cittadinanza vera misura economica sociale (1 italiano su 10 non accede alle cure sanitarie per povertà)

• subito azioni per la promozione della salute e prevenzione delle malattie: ad esempio il Piano per l’economia circolare, Stop agli inceneritori, riduzione dei rifiuti, (produciamo 9 mln ton rifiuti speciali, 440.000 rifiuti speciali pericolosi, 2,4 mln di RSU), Bonifica dei siti inquinati, transizione energetica verso il 100% rinnovabile, mobilità elettrica e sostenibile.

Oggi l‘italia è il fanalino di coda per la prevenzione nonostante sappiamo che ogni miliardo stanziato in prevenzione ne frutta infatti 3 di risparmi in cura e riabilitazione.

E’ dovere dei politici difendere la sanità pubblica rendendola efficiente e universale.

A cosa abbiamo assistito in questi anni ? A spreco di denaro pubblico, indagini della procura:

  • buco asl di massa 400 mln euro nessuno si è preso la responsabilità politica
  • indagine Consip
  • project finanzing con 4 ospedali che non li vuole più nessuno, nemmeno il privato che li ha costruiti

Tutto questo ha dei responsabili politici in particolare il primo responsabile è il PD e chi ci ha governato in questi anni. In merito alla sanità li elenco:

Dal 2000 al 2005
Claudio Martini Presidente
Enrico Rossi Assessore Sanità

Dal 2005 al 2010
Claudio Martini Presidente
Enrico Rossi Assessore Sanità

Dal 2010 al 2015
Enrico Rossi Presidente
Dal 2010 al 2013 Daniela Scaramuccia
Dal 2013 Stefania Saccardi Vice Presidente
Dal 2013 Luigi Marroni assessore sanità

Dal 2015 ad oggi
Enrico Rossi Presidente
Stefania Saccardi Assessore sanità

A loro chiediamo di adempiere all’unico dovere che gli è rimasto quello di dimettersi.

Sabato 7 Aprile, giornata mondiale della salute, tutti a Firenze per dire: La nostra salute non è in vendita! Stop alle privatizzazioni della sanità!

PD BOCCIA CHIUSURA INCENERITORE DI MONTALE ENTRO 2023. CADE SCUSA MUTUO, NON VOGLIONO CHIUDERLO

Dopo 2 mesi di melina il PD ha gettato la maschera alla prova del voto, bocciando la nostra richiesta di chiusura dell’inceneritore di Montale entro il 2023, ovvero l’anno di conclusione del mutuo sull’impianto. Cade così quindi anche l’ultima scusa ipocrita del Partito Democratico per tenere in piedi un inceneritore da sempre osteggiato giustamente dalla popolazione. Se non è un problema di mutuo, questa scelta si poggia quindi solo su un disegno perverso portato avanti da una classe politica incapace di assicurare la salute pubblica, con una gestione dei rifiuti virtuosa che renderebbe inutile quell’impianto in 3 anni.

I cittadini di Agliana, Quarrata e Montale chiedono da tempo la fine di questo incubo e la nostra proposta chiedeva almeno di dare all’inceneritore di Montale una data di scadenza. Siamo sinceramente furibondi per questa scelta che conferma come il PD non sappia porre la prevenzione sanitaria e lo sviluppo sostenibile in materia di rifiuti prima di altri interessi. Avranno l’ultima occasione per ridefinire questa posizione antistorica e illogica quando sarà discussa la nostra proposta sull’economia circolare: in quel caso vedremo se sapranno mettersi di traverso ad una legge che in tre anni renderebbe inutili 4 inceneritori toscani su 5 e quest’ultimo resterebbe in attività, prima della conversione a freddo, per solo altri due anni. Tutto questo riducendo la tariffa ai cittadini, aumentando i ricavi per i comuni di 35 mln, creando oltre duemila posti di lavoro e dismettendo 20 discariche.

Contro questa maggioranza fossile e meschina, che non sa chiudere un inceneritore pericoloso solo per incapacità di governo, protesteremo insieme ai cittadini di Agliana, Quarrata e Montale sabato 8 aprile.

GIACOMO GIANNARELLI

PD-MDP ACCELERANO PRIVATIZZAZIONE SANITÀ CON DELIBERA ‘SPERIMENTAZIONI GESTIONALI’

PD_MDP

PD e MDP si trovano sempre a braccetto quando si tratta di privatizzare la sanità toscana. La delibera sulle “sperimentazioni gestionali” accelera un processo che diventerà irreversibile senza una forte reazione popolare. Noi siamo pronti ad alzare le barricate istituzionali ma per frenare il matrimonio d’intenti Rossi-Renzi sulla sanità regionale abbiamo bisogno che tutti i cittadini consapevoli scendano in piazza venerdì a Firenze e inizi così una mobilitazione permanente. Noi faremo la nostra parte.

Ne parleremo domani in conferenza stampa
Consiglio regionale, Sala 10
ore 12

ANDREA QUARTINI
IRENE GALLETTI
GIACOMO GIANNARELLI

REGALO PD A GESTORI PRIVATI: TOSCANI SENZA SERVIZIO DEPURAZIONE CONTINUERANNO A PAGARLO IN TARIFFA

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Bocciata in Commissione la nostra proposta per una tariffa puntuale del servizio idrico.

250mila toscani non hanno il servizio di depurazione* ma lo pagano comunque in tariffa per un’indecente furbata dei gestori privati che chiedevamo di rimuovere. Oggi chi subisce questa situazione, cioè vive in zone non coperte dalla rete fognaria, deve armarsi di pazienza infinita: paga una bolletta che include il servizio depurazione, senza usufruirne, poi deve far richiesta di rimborso al gestore per quanto da lui indebitamente richiesto. E come? Quando chiama l’autospurgo deve farsi rilasciare fattura e foglio blu dell’intervento, scaricare il modulo (“Spurgo fognatura mista”) dal sito web del gestore e allegare la documentazione chiedendo indietro i soldi che ha speso.

Noi proponevamo il buon senso: escludere la voce “depurazione” dalla bolletta di chi non ha il servizio di depurazione. Ma il PD ha detto no, ennesimo regalo ai gestori privati del servizio idrico toscano e alle società che ne detengono le quote, in barba ai cittadini.

Premesse ed entità del regalo gridano vendetta. Nel 2008 infatti la Corte Costituzionale aveva sancito l’ovvio: i cittadini non dovrebbero pagare un servizio non fornito. Ma dopo 9 anni i gestori del servizio idrico toscano continuano a ingannare quella sentenza col metodo del “prima facciamo pagare il cittadino, poi rimborsiamo chi se ne accorge e fa richiesta”. Con questa furbata finora in media solo il 20% dei cittadini finiti nella trappola ha rivisto i propri soldi. Acque ha potuto rimborsare solo il 5% degli aventi diritto, Gaia il 9%, Nuove Acque il 22% e Publiacqua il 39%.

GIACOMO GIANNARELLI

 

* Il totale delle persone non servite è molto più alto, ma la questione qui affrontata riguarda quelli non esonerati perché residenti in zone non servite (perlopiù aree montane). Parliamo delle utenze urbane che non hanno la fognatura nera oppure versano il c.d. “nero” insieme al “chiaro” nella stessa fogna.

LUCCA. PIANO STRUTTURALE PD VIOLA NORMATIVA REGIONALE. A QUANDO INTERVENTO DI ROSSI?

Il Piano Strutturale adottato dal Comune di Lucca a guida PD – MDP non rispetta la legge regionale 65/2014, norma quadro in materia di territorio e urbanistica. Capiamo la difficoltà per un gruppo politico da sempre al potere di capire che la legge è superiore ai suoi interessi, ma vista l’evidente infrazione dell’Amministrazione Tambellini ci chiediamo cosa aspetti Enrico Rossi ad intervenire sul tema. E speriamo la risposta non sia: lo spoglio elettorale.

Nel merito l’errore commesso dall’attuale maggioranza a Lucca è evidente: il Comune è dotato di un Piano di Classifica Acustica (PCCA), approvato nel 2004 e questo atto è incredibilmente assente dal Quadro Conoscitivo del Piano Strutturale ufficializzato nel marzo scorso.

L’escamotage trovato ha però del comico: in tutta una serie di voci del Quadro valutativo della VAS – rapporto ambientale – il documento approvato riporta infatti la seguente dicitura “Qualora il PCCA risultasse non conforme alle scelte degli assetti territoriali in sede di PO (Piano Operativo ndr), il Piano in parola dovrà adeguarsi alle previsioni del PO e degli altri strumenti urbanistici del Comune”.

Senza scomodare Amici Miei di Monicelli, in questo modo il Comune di Lucca è come se dicesse: nel costruire l’auto nuova uso questa marmitta di 13 anni fa, poi se non va bene e succede qualcosa la cambiamo alla prossima revisione. Peccato che la legge dica altro, prima devi verificare se la marmitta è compatibile con l’auto nuova, poi metti l’auto in strada. Speriamo Rossi lo ricordi al suo candidato sindaco, e presto.

GIACOMO GIANNARELLI
GABRIELE BIANCHI

QUANDO INQUINAMENTO UCCIDE DA 30 ANNI, LA RESPONSABILITÀ È POLITICA. BONIFICA SUBITO E TRASPARENZA. POI SI FACCIANO DA PARTE

Massa_Tumori

Quando l’inquinamento uccide da 30 anni, la responsabilità è di chi non ha saputo fermarlo: quella politica sempre veloce nel celebrare accordi di programma con conferenze stampa incensanti, distratta nel verificare l’unica cosa che conta per i cittadini, ovvero la soluzione del problema.

Con quale dignità i rappresentanti di quella politica tornano a chiedere fiducia agli elettori di Massa Carrara quando questi, da cittadini, continuano ad ammalarsi e magari morire di cancro per i ritardi della bonifica delle aree SIN e SIR?

L’area SIN e SIR di Massa Carrara ha le acqua di falda inquinate da 30 anni di sversamenti. Lo dice ARPAT, lo dicono 3 piezometri su 4 installati nell’area ex Farmoplant, nonostante il tentativo di difesa di Edison, lo dice ogni analisi sul campo. Ci sono sostanze cancerogene come il tetracloroetilene che non si fermano ad inquinare la falda, ma finiscono in mare tramite il fosso del Lavello. E il drammatico bilancio per aver consentito tutto ciò da decenni riporta 1500 ricoveri per tumori in più rispetto alle attese (dati ISPO, periodo 2006-2015) e 170 morti in più nella mia terra legati all’inquinamento chimico residuo.

Perché non si è ancora attivata la bonifica necessaria? Il Ministero e la Regione hanno perso un tempo intollerabile nel definire chi ha inquinato e per legge dovrebbe procedere a restituire sul territorio i valori minimi consentiti. Quei pochi che hanno avviato la bonifica dilatano i tempi per dilazionare la spesa senza che nessuna istituzione abbia alzato la voce a riguardo. Come farlo del resto quando quelle istituzioni sono guidate dagli stessi gruppi politici che hanno creato le condizioni del disastro e una burocrazia farraginosa per risolverlo sulla carta più che nei fatti.

Il MoVimento 5 Stelle non è nelle istituzioni per sedercisi e spartirsi la torta. Noi siamo portavoce dei cittadini e i cittadini di Massa Carrara vogliono subito le bonifiche, finite nel minor tempo possibile, con la massima trasparenza. Sogesid spa, incaricata meno di un anno fa, ha il compito di redigere il modello idrogeologico per identificare gli interventi prioritari su SIN e SIR e progettare la bonifica, a che punto è del suo lavoro? Ci dia il progetto, lo si mostri ai cittadini.

Le istituzioni regionali accelerino ogni processo in tal senso perché finora si sono occupati di Massa Carrara solo per viaggi spot elettorali e opportunismo personale. E lo stesso facciano le due amministrazioni comunali coinvolte. Poi si facciano tutti da parte. Perché la vergogna per quanto hanno consentito rende la loro credibilità pari a zero.

GIACOMO GIANNARELLI

SE DALLA CHIMET È USCITO IODIO 131 LA REGIONE DEVE RIDURRE RISCHIO INCIDENTE

Abbiamo portato in Consiglio regionale l’incidente del “fumo rosa” avvenuto il 2 marzo scorso nell’impianto Chimet di Badia al Pino (Civitella Val di Chiana).

I cittadini del territorio chiedono la verità su quanto accaduto il 2 marzo e ci siamo visti costretti ad unire, all’azione dei gruppi locali, anche la nostra dopo il silenzio generale delle istituzioni sull’argomento e quella nota breve di ASL e ARPAT dove si segnalava “l’assenza di elementi per l’adozione di provvedimenti di sanità pubblica”. Ci chiediamo come possa conciliarsi questa rassicurazione con la scheda tecnica sui fumi da combustione redatta dai Vigili del Fuoco, dove al fumo rosa corrisponde in modo chiaro l’emissione di Iodio.

L’impianto Chimet è autorizzato a trattare rifiuti ospedalieri, inclusi quelli con iodio 131 (il radioiodio da radioterapia), ma ci sentiamo di dover escludere la correttezza della condotta se questo elemento, radioattivo e tossico, fosse finito nell’aria respirata da residenti e lavoratori del territorio.

La Regione Toscana deve garantire da Statuto il diritto alla salute e il rispetto dell’equilibrio ecologico. In passato ebbe un atteggiamento morbido verso Chimet, nel procedimento di autorizzazione al progetto di ampliamento con cui l’azienda triplicò in alcuni settori le sue potenzialità di trattamento. Vogliamo capire se quanto accaduto un mese fa è sufficiente per alzare i livelli precauzionali.

GIACOMO GIANNARELLI

Foto di www.arezzonotizie.it