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QUALCUNO NON VUOLE L’INCHIESTA REGIONALE SUI RIFIUTI

Ieri l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha rinviato ad una seduta futura l’istituzione della Commissione d’inchiesta regionale sul sistema rifiuti toscano promossa dal nostro gruppo con un atto datato 19 dicembre 2017 e sottoscritto da altri 6 consiglieri regionali.

Come potete vedere dal link, il 26 marzo scorso ho personalmente sollecitato il Presidente del Consiglio Regionale, cioè la persona che dirige l’Ufficio di Presidenza (Eugenio Giani), per l’istituzione di questa commissione molto importante che a quasi quattro mesi dalla richiesta fatta ai sensi del regolamento (art. 61) era sempre in attesa di istituzione.

Secondo l’Ufficio di Presidenza dobbiamo aspettare ancora. Eppure il regolamento dice che questo organismo dovrebbe semplicemente “deliberare” l’istituzione, senza alcun potere di veto.

Leggete qui il passaggio

“Art. 61, comma 2 Le commissioni di inchiesta sono istituite anche senza voto consiliare, con deliberazione dell’ufficio di presidenza del Consiglio, quando ne faccia richiesta un numero di consiglieri di minoranza pari ad almeno un quinto dei componenti del Consiglio. Non possono essere attive allo stesso tempo più di due commissioni istituite senza voto consiliare”

In un primo momento l’Ufficio di Presidenza mi aveva segnalato che riteneva necessario “argomentare in modo più specifico l’oggetto della commissione” ma, dato che da nessuna parte sta scritto che questo organismo ha il potere di determinare modifiche dell’oggetto di una commissione chiesta ai sensi di legge, sono rimasto nella mia posizione.

Vengo quindi a sapere oggi che ieri l’Ufficio di Presidenza ha ritenuto di rinviare l’istituzione perché serve un chiarimento tra me e Giani sulla richiesta fatta e la mancata soddisfazione.

Cosa sta succedendo?

Questa commissione è un’urgenza, il suo lavoro sarà propedeutico al nuovo Piano regionale rifiuti.

Indagare sul ciclo dei rifiuti significa individuare le criticità per indirizzare la Regione verso quell’economia circolare che potrebbe creare circa 10mila nuovi posti di lavoro (220mila in tutta Italia).

Nell’oggetto della Commissione tutto questo è chiaro: ci siamo riproposti di analizzare il ciclo produttivo toscano e il flusso dei 9 mln di ton/anno di rifiuti speciali e i 2,6 ton/anno di rifiuti urbani, il tutto guardando nel dettaglio e con poi visione d’insieme: capacità impiantistiche, indagini penali passate e in corso, migliori tecnologie avviabili a freddo che andrebbero sostenute in un ottica di economia circolare.

Tra gli scopi quindi c’è l’idea di sviluppo che sosteniamo per la Toscana e l’eliminazione dei problemi di legalità della filiera emersi in numerose inchieste.

Chi non vuole far partire questa commissione d’inchiesta regionale ha qualcosa da nascondere. E noi lo scopriremo.

TRAPIANTI DI FEGATO A PISA

L’attività di trapianto di fegato della Regione Toscana è nata nel 1996 e sin d’allora è svolta presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa.

La nascita del Centro trapianti di fegato di Pisa è stata contrassegnata da conflitti tra le Aziende di Careggi e di Pisa. La soluzione fu trovata con un accordo: il programma sarebbe iniziato a Pisa sotto la guida del Prof. Franco Mosca, ma coadiuvato da quel Prof. Franco Filipponi, formatosi a Firenze e a Parigi (presso l’Hopital Cochin), che poi ha diretto il centro fino ai nostri giorni. Sempre secondo l’accordo Careggi avrebbe iniziato solo una volta realizzate 100 procedure e formati a Pisa chirurghi fiorentini.

In effetti nei primi anni alcuni chirurghi di Careggi partecipavano in qualità di osservatori alle procedure di trapianto. Ma col tempo questo tipo di collaborazione si è ridotta, mentre il programma di trapianto di fegato di Pisa diventava nel tempo uno dei principali, a livello nazionale e internazionale. A favorire questa crescita: la propulsione delle attività regionali di donazione e l’organizzazione aziendale creata in seno all’AOUP.

PISA ECCELLENZA NAZIONALE
I numeri spiegano bene cos’è successo: i trapianti di fegato (in gergo “procedure”) sono passati da 109 nel 2014 a 142 l’anno scorso. Tradotto per i non addetti ai lavori negli anni 2015 e 2016 il programma di Pisa è stato il primo – per numero di procedure – a livello nazionale e il 23 novembre 2017 il centro pisano ha festeggiato la quota simbolica di 2000 procedure.

A livello nazionale Pisa è seconda solo a Torino, col centro dell’Ospedale San Giovanni Battista – Molinette diretto dal Professor Mauro Salizzoni, che nel 2017 ha raggiunto 3000 procedure, ma era partito nel 1992 (quindi quattro anni prima il Centro Trapianti di fegato dell’AOUP).

LO “SCIPPO” A PISA
Careggi pare stia reclamando di creare un nuovo Centro Trapianti di fegato, a Firenze, portando questa eccellenza toscana progressivamente via da Pisa, col bene placet della giunta regionale. Una scelta discutibile contro la quale chiediamo al Consiglio regionale di prendere una posizione chiara, sostenendo una nostra mozione con la quale impegneremmo la giunta a fermare questo piano e concentrare le risorse in via prioritaria sul già esistente programma trapianto di fegato di Pisa mantenendolo come unico centro di riferimento.

La storia di questa piccola ossessione fiorentina di togliere a Pisa il Centro Trapianti di fegato è passata da diverse iniziative, una delle quali guidata persino dall’allora chirurgo Ignazio Marino, poi buttatosi in politica.

Ogni volta l’evidenza sconsigliava questo tipo di operazioni e vi spiego rapidamente perché.

1300 CASI L’ANNO … 22 CENTRI
Nel 2017 i ventidue Centri per trapianti di fegato italiani hanno eseguito 1307 procedure (cioè trapianti di fegato). I Centri sono così distribuiti:

  • Cinque nel LAZIO (Roma La sapienza; Roma Tor Vergata; Roma Gemelli; Roma Spallanzani; Roma Ospedale Bambino Gesù)
  • Quattro in LOMBARDIA (Milano Tumori; Milano Niguarda; Milano Policlinico; Bergamo)
  • Due in VENETO (Verona; Padova)
  • Due in EMILIA-ROMAGNA (Modena; Bologna)
  • Uno in FRIULI-VENEZIA-GIULIA (Udine)
  • Uno in PIEMONTE (Torino)
  • Uno nelle MARCHE (Ancona)
  • Uno in LIGURIA (Genova – unico centro italiano che è stato chiuso dalla Regione Liguria per alcuni anni. Recentemente, l’attività è ripresa in collaborazione con Milano Niguarda)
  • Uno in TOSCANA (Pisa)
  • Uno in CAMPANIA (Napoli Cardarelli)
  • Uno in PUGLIA (Bari Policlinico)
  • Uno in SARDEGNA (Cagliari Brotzu)
  • Uno in SICILIA (Palermo Ismett)

L’Italia ha quindi già oggi uno dei numeri maggiori di Centri di trapianto di fegato per popolazione, in Europa ci batte solo la Spagna. Per capire l’ordine di grandezza: la Francia ha questa attività concentrata nella regione parigina (con Centri ulteriori a Rennes, Strasbourg, Nantes, Montpellier e Bordeaux), e il maggior Centro francese (Paul Brousse, Parigi) ha iniziato le trattative per fondersi col centro di Henri Mondor (Parigi) e dar vita a un centro in grado di eseguire 230-240 procedure annuali. Per il resto d’Europa riporto qualche esempio: nel Regno Unito i Centri sono solo 6, Belgio e Olanda insieme ne fanno 8 (di cui uno pediatrico), la Germania ne ha 23 ma l’attività totale è di 850 procedure l’anno quindi molto inferiore a quella italiana.

ATTIVITA’ PEDIATRICA MAL DISTRIBUITA
Dei 22 Centri Trapianti di fegato italiani solo quello di Roma ospedale Bambino Gesù è esclusivamente pediatrico, mentre l’attività pediatrica è svolta bene e in modo collaterale nei centri di Bergamo, Palermo Ismett, Padova, Torino. Manca quindi una buona distribuzione dell’attività pediatrica su scala nazionale che è chiaramente concentrata in Lazio, Lombardia, Sicilia, Veneto e Piemonte, con scarsa presenza nel centro italia e nel sud. E a questo proposito, grazie ad un lavoro di ricerca di dottorato della dott.ssa Laura Coletti, sappiamo che il fabbisogno regionale toscano di trapianto pediatrico è stato stimato in 4-5 pazienti/anno.

PISA PUNTO DI RIFERIMENTO
In questo quadro di razionalizzazioni e maggiore distribuzione da realizzare in ottica di governo (come strategia) nazionale, Pisa è già un punto di riferimento e va solo migliorata. Fare un secondo polo a Firenze significherebbe togliere fondi a questo Centro e così destinarlo ad un peggioramento del servizio. Come dicevano i latini “Cui prodest“? (trad. a chi giova?).

Sicuramente non ai cittadini, sicuramente non all’équipe pisana che finora ha dimostrato grandi capacità, sicuramente non alla città di Pisa.

Come descritto nella nostra mozione parliamo di un Centro con 7 chirurghi e 2 epatologhe, un programma con un Coordinamento trapianti H24 costituito da 9 infermieri on-call, una degenza protetta di 16 posti letto (8 di sub-intensiva e 8 di degenza ordinaria), la terapia intensiva diretta dal Prof. Biancofiore con 12 letti in parte legati ai trapianti e, ultima ma non meno importante, l’integrazione di numerose competenze ed eccellenze aziendali, tra cui Radiologia e Radiologia Interventistica, Centro Trasfusionale, Laboratorio immunosoppressori, Endoscopia Digestiva, Malattie Infettive, Laboratorio di Virologia e altri ancora fino ai centri di consulenza presso il CNR-Fondazione Gabriele Monasterio.

E’ privo di qualsiasi senso mirato all’interesse collettivo depotenziare questo Centro per crearne un altro a Careggi e tra l’altro la duplicazione va contro lo stesso nuovo Regolamento per gli Standard Ospedalieri, Decreto Ministeriale n° 70/2015.

Spero che il Consiglio regionale ci ascolti e impegni la giunta a fermare questi disegni, puntando anzi a risolvere i problemi del Centro trapianti di Pisa, noti da tempo: la carenza di personale (dovuta ai tagli), l’obsolescenza strutturale e tecnologica (frutto sempre dei tagli) e le criticità organizzative in corso di donazioni multiple, che attualmente rappresentano un 30% circa dell’attività di donazione regionale e che hanno condotto nel 2017 alla cessione di 19 organi.

QUALI GARANZIE ISTITUZIONALI SU PIOMBINO?

Nel Consiglio regionale del 14 marzo scorso l’aula ha approvato all’unanimità due atti legati alla situazione dell’ex Lucchini tra i quali il nostro, promosso dalla nostra Irene Galletti e introdotto con questo post. Per permettere l’approvazione dell’atto il nostro Giacomo Giannarelli ha dialogato con la maggioranza e raggiunto l’obiettivo tramite alcune piccole modifiche agli impegni che l’atto indicava per la Giunta regionale.

Grazie alla nostra azione la Giunta sa dal 14 marzo di dover attivarsi celermente nelle sedi opportune affinché

  • sia data comunicazione al Consiglio regionale in merito ai contenuti conoscibili dell’accordo preliminare di vendita di Aferpi a Jindal e in merito al nuovo piano industriale
  • sia attivato un confronto istituzionale dentro la “Commissione Costa” sulla diversificazione produttiva a Piombino
  • sia assicurata l’estensione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori ex Lucchini e anche ai lavoratori dell’indotto

In attesa che la Giunta guidata da Enrico Rossi ci faccia sapere quanto prima come ha attuato questi impegni, abbiamo letto con interesse della possibilità di un incontro il 6 aprile tra Jindal, le istituzioni (Regione inclusa quindi) e i sindacati in cui verrebbe prospettata “un’ipotesi di piano industriale su Aferpi”.

Per chi si fosse perso alcuni aggiornamenti, ad oggi sappiamo – sempre per via stampa – che la due diligence si è conclusa a fine marzo. Dato che al momento non ci risulta Jindal si sia tirato indietro deduciamo sia andata a buon fine, quindi potrà chiudere l’acquisto di Aferpi e avviare un’attività industriale nell’area che deve essere riassunta in quel Piano Industriale ad oggi ancora non arrivato alla Regione (visto che nessuno ci ha informato a riguardo).

Come alcune sigle sindacali siamo preoccupati dallo scenario “eterno ritorno” cui chi governa la Toscana e governava il paese ci ha abituato. Speriamo di non ritrovarci con ennesime conferenze stampa con foto di strette di mano, fiducie date a scatola chiusa su bozze di Piani industriali mirabolanti che poi la storia dimostrerebbe poco consistenti.

Piombino e la Toscana meritano altro.

Certo saremmo felici di leggere un Piano Industriale dove l’ipotesi altoforno è tramontata e l’occupazione è perlopiù salva, con degni ammortizzatori sociali per chi resterebbe escluso e una tutela analoga – come chiesto dal Consiglio regionale su nostra proposta – per i lavoratori delle aziende dell’indotto eventualmente danneggiate dagli sviluppi dell’Ex Lucchini. Ma lì la partita è ormai soprattutto nelle mani del futuro nuovo proprietario Jindal.

Mentre vorremmo capire quanto prima quali garanzie vogliono dare lo Stato e la Regione sui grandi temi dimenticati negli ultimi tre anni: bonifiche (quelle vere dell’area a caldo ad un passo dal centro città), energia, SS398, conclusione dei lavori del PRP in ottica strategica nazionale e diversificazione produttiva.

Noi siamo come sempre disponibili a fornire il nostro contributo a riguardo, a tutti i livelli istituzionali.

PSICHIATRIA TOSCANA

Ledo Gori e Enrico Rossi in una delle rare immagini disponibili in rete

Oggi il capo gabinetto del Presidente della Regione Toscana doveva recarsi davanti al Giudice delle Udienze Preliminari (GUP). Il Giudice avrebbe dovuto decidere se accettare o meno la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Pisa per: lui, Ledo Gori, uno psichiatra dell’ASL 5 e Direttore della REMS di Volterra, Alfredo Sbrana, e il direttore sanitario dell’Asl Nord Ovest, Mauro Maccari. Reato ipotizzato dalla Procura: corruzione.

Secondo quanto abbiamo appreso dalle agenzie, il GUP avrebbe rinviato l’udienza al 4 giugno. Aspettiamo quindi quella data e le evoluzioni giudiziarie di questa storia per capire come andrà a finire. Certo è che se l’accusa fosse confermata fino ad arrivare in giudizio con eventuali condanne, ci troveremmo di fronte al racconto di un sistema torbido, dove le scelte non sono fatte per l’interesse collettivo, seguendo logiche politiche e partitiche che non permettono alla nostra regione il pieno sviluppo delle sue eccellenze. Un sistema torbido che forse include anche quel mondo del finanziamento delle campagne elettorali sul quale il Presidente dell’ANAC ha chiesto maggiori strumenti e poteri di controllo; richiesta che chiediamo a Rossi di sostenere come Presidente della Regione Toscana anche nell’ottica di quell’aggiornamento del Piano Anticorruzione del quale gli abbiamo già chiesto conto.

Per capire comunque bene di cosa sto parlando, torno ai fatti descritti sui giornali in merito a questo caso toscano.

Secondo l’accusa della Procura Ledo Gori avrebbe raccolto voti nella campagna elettorale regionale 2015 per il consigliere uscente Ivan Ferrucci (poi non eletto) anche tramite la richiesta esplicita – intercettata telefonicamente dalla Guardia di Finanza – allo psichiatra dell’allora ASL 5 di “votare e far votare” quel consigliere regionale uscente.

Questo avvicinamento di Gori a Sbrana, sempre secondo l’accusa (a quanto si apprende dalla stampa), avrebbe avuto come contropartita personale un favore realizzato attraverso Maccari.

All’epoca dei fatti Maccari era Commissario nell’ASL di Pisa, prima della nascita – per la riforma Saccardi Rossi da noi ampiamente criticata – della macro ASL Toscana Nord Ovest di cui è oggi Direttore Sanitario.

In qualità di Commissario, Maccari avrebbe potuto attribuire tramite delibera l’incarico di primario facente funzioni dell’U.O. Psichiatria, ruolo lasciato libero nel 2014 per un pensionamento. Ma proprio nel 2015 sceglie di realizzare una selezione interna, vinta poi da Sbrana.

Secondo l’accusa la selezione fatta in un certo modo servì al presunto scopo illecito e come prova di ciò la Procura ha portato agli atti anche una telefonata dove Sbrana “commenta con soddisfazione la decisione di Maccari di inserire tra i requisiti richiesti alcuni titoli ed esperienze che solo lui possiede” (fonte Il Tirreno, 3 aprile 2018).

Tentando quindi una sintesi: l’attuale capo di gabinetto del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, suo innegabile uomo di fiducia, avrebbe cercato voti per un candidato (Ivan Ferrucci, poi non eletto) promettendo anche ad uno psichiatra dell’ASL 5 di farlo diventare facente funzioni primario dell’U.O. di psichiatria in cambio del suo voto e di quelli a lui in qualche modo legati, il tutto sfruttando la sua capacità di orientare le nomine in sanità, facendo leva sull’allora Commissario (oggi Direttore Sanitario della macro ASL Toscana Nord Ovest) che anziché nominare qualcun altro per quel ruolo ha fatto una selezione pubblica cucita su misura per lo psichiatra prescelto.

Tutto questo, bene chiarirlo ancora una volta, secondo l’accusa mossa dalla Procura di Pisa.

Sicuramente una vicenda di psichiatria toscana. Ci diranno i giudici se illegale o meno.

TUTELIAMO BIDELLE E BIDELLI PRECARI!

foto di Regione Toscana

Ogni genitore con figlia o figlio all’asilo nido conosce e riconosce l’importanza degli “Esecutori dei servizi prima infanzia” (quelli/e che una volta si chiamavano “bidelli/e”).

Parliamo di persone che hanno la fondamentale funzione di collaborare con il personale educativo supportandolo nelle attività con i bambini e le bambine, di curare la pulizia e la sanificazione di arredi e attrezzature, di riordinare gli spazi interni ed esterni nonché di curare la sorveglianza, la sicurezza e l’assistenza dei piccoli utenti di questo servizio pubblico fondamentale.

Per poter accedere al ruolo di esecutore dei servizi prima infanzia ci sono due strade. La prima è il concorso pubblico comunale che si tiene circa ogni anno e consente l’inserimento nelle graduatorie per le supplenze, quindi produce una assunzione “precaria” per brevi sostituzioni sotto i 15 giorni. La seconda strada è la selezione pubblica per titoli e punteggio indetta sempre dal Comune tramite il Centro dell’impiego che consente invece l’inserimento in una graduatoria da cui verranno fatte le assunzioni con contratto a tempo indeterminato e determinato (sostituzioni lunghe).

ARRIVA LA LEGGE, ARRIVA IL PROBLEMA
Per l’inserimento in questa graduatoria per l’assunzione a tempo indeterminato e determinato “periodi lunghi”, la normativa vigente (regionale e nazionale) ha pensato di indicare come elemento che costituisce punteggio preferenziale e determinante: l’anzianità di disoccupazione, il carico di famiglia ed il reddito individuale (non calcolato in base all’ISEE).

Questo penalizza chi si è inserito/a nelle graduatorie comunali per le supplenze temporanee, per un cortocircuito normativo-amministrativo molto italico.

In pratica queste persone in molti casi hanno un’anzianità di servizio di molti anni, precaria, non valorizzata da questo quadro normativa, e per di più se magari lavorano per un solo giorno nel periodo di pubblicazione del bando risultano occupate e non possono usufruire del punteggio relativo alla disoccupazione!

Oltre il danno e la beffa c’è pure dell’altro: queste lavoratrici e questi lavoratori precari da anni sono anche quasi sempre in fondo alla graduatoria realizzata tramite il Centro per l’impiego. Tra i motivi anche il fatto che ad esempio i Centri per l’Impiego gli dimezzano il punteggio se hanno figli sopra i 18 anni anche se ancora sono in carico alla famiglia.

LAVORI? TI PENALIZZO
Dulcis in fundo l’incredibile scelta di utilizzare il “reddito” calcolato su base individuale (e non l’ISEE) come requisito di punteggio preferenziale. Una scelta a dir poco discutibile visto che così si premia chi non ha mai lavorato (e ha reddito zero o molto basso) a discapito di chi magari si è preso un minimo salario proprio lavorando in modo precario come Esecutore di servizi nell’asilo nido!

Questa situazione è inaccettabile e per questo abbiamo presentato un atto di indirizzo che impegna la giunta regionale ad adoperarsi presso tutte le sedi istituzionali, comunali, regionali, parlamentari, governative, ministeriali, nelle forme e nei modi più opportuni, per trovare una soluzione definitiva che tuteli e valorizzi gli esecutori dei servizi educativi comunali assunti per le supplenze e che permetta a queste persone di non essere penalizzate nelle graduatorie comunali per l’assunzione a tempo indeterminato.

***AGGIORNAMENTO***

La mozione è stata approvata dal Consiglio regionale, il 18 aprile!

Un’altra vittoria dei cittadini per i cittadini

VITTORIA M5S: FONTANELLI D’ACQUA POTABILE GRATUITA IN OSPEDALI E CASE DELLA SALUTE!

Dopo cinque mesi di melina, il Consiglio Regionale ha approvato all’unanimità la nostra proposta di impegnare la giunta regionale a promuovere l’uso dell’acqua potabile di rubinetto, a partire dalla strutture sanitarie, garantendo una distribuzione adeguata e accessibile.

In un’ottica di economia circolare volevamo ridurre al minimo la produzione di rifiuti e permettere la disponibilità di acqua in modo gratuito proprio in quelle strutture dove i cittadini vanno per necessità: gli ospedali, le case della salute e i presidi sanitari territoriali.

E ci siamo riusciti!

Una vittoria del Movimento 5 Stelle che realizza così un altro tassello del nostro programma elettorale dedicato all’acqua.

Aspettiamo l’attuazione della giunta regionale di questo indirizzo importante, che lascia presagire un futuro dove spariranno le migliaia di bottigliette d’acqua vendute ogni giorno a pazienti, loro familiari e cari e personale sanitario negli ospedali toscani, nelle Case della Salute e nel resto dei presidi sanitari regionali.

In sostituzione delle bottigliette ci saranno fontanelli d’acqua potabile come quelli che già da tempo i cittadini toscani hanno imparato a conoscere e usare in molti comuni.

Proprio il 22 marzo scorso Acque Spa ha festeggiato i dieci anni del progetto “Acqua di alta qualità” con cui ha attivato 54 impianti nel Basso Valdarno, dopo la felice esperienza del primo impianto pubblico per la distribuzione appunto di “acqua ad alta qualità” nel Comune di Pescia. Ecco, pensate che secondo i dati forniti dal gestore i 54 fontanelli hanno erogato gratuitamente 38 milioni di litri di acqua, facendo risparmiare ai cittadini che se ne sono serviti ben 8 milioni di euro l’anno! Senza dimenticare che nel solo 2017 questo progetto ha fatto risparmiare alla Toscana e al pianeta 25 milioni di bottiglie, pari a 1000 tonnellate di plastica. E questo aver fatto a meno di quelle bottiglie significa aver potuto ridurre di 2.324 tonnellate la Co2 emessa in atmosfera e risparmiato al pianeta tonnellate e tonnellate di idrocarburi, ossidi di zolfo, azoto e monossido di carbonio che vengono usati per produrre quelle bottiglie e portarle fino al punto vendita.

Come abbiamo avuto modo di dire già in passato, la plastica rappresenta una delle principali fonti di inquinamento, soprattutto marino. Abbiamo ancora davanti agli occhi quel titolo di giornale col quale si annunciava che il CNR Ligure aveva identificato proprio nel tratto tra Capraia e Gorgona la più alta concentrazione di plastiche di tutto il mare italiano.

Dovevamo reagire, fare qualcosa. E l’approvazione di questa mozione, garantita anche dall’accogliemento dell’emendamento richiesto dall’aula, è un primo importante risultato per ridurre quelle 82mila tonnellate di plastiche che ogni anno noi toscani “buttiamo via”.

60 GIORNI ALLA SCADENZA. CORAGGIO! LA TUA SCUOLA HA BISOGNO DI TE

Mancano due mesi alla scadenza di “Facciamo Scuola, l’iniziativa con la quale Studenti, insegnanti, genitori, dirigenti scolastici possono proporre di finanziare progetti legati ad una scuola del territorio e ricevere il contributo grazie al taglio degli stipendi dei consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle.

I progetti raccolti, lo ricordiamo, verranno selezionati e votati online su base regionale dagli iscritti a Rousseau e ogni finanziamento avrà il valore di massimo 10.000 euro.

Su “Facciamo Scuola” il nostro gruppo consiliare destinerà 40 mila euro, favorendo quindi un massimo di quattro interventi.

Siccome questa iniziativa nazionale estende di fatto quel nostro Restitution “Scuole Sicure” dove abbiamo destinato 120mila euro risparmiati dal taglio dei nostri stipendi e dei rimborsi non rendicontati, con una certa soddisfazione possiamo dire che entro quest’anno il Movimento 5 Stelle Toscana avrà dato 160 mila euro per le scuole toscane, aiutandole in iniziative necessarie (dagli interventi di adeguamento sismico all’acquisto dell’allarme per scongiurare i continui furti) cui la politica finora, tramite le istituzioni, non aveva saputo dare la risposta opportuna e richiesta.

Come abbiamo detto altre volte: l’esempio vale più di mille parole.

Quindi studenti, insegnanti, genitori, dirigenti scolastici cliccate qui per leggere il bando “Facciamo Scuola e proponete qui di finanziare quei progetti che possono rendere migliore la qualità della vita nella scuola che vi vede coinvolti!

LA MAFIA CI STA COLONIZZANDO, SVEGLIA!

L’Operazione Ghost tender ha messo in luce una situazione in Toscana di opere pubbliche pagate milioni di euro ma mai eseguite. Col coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia della procura della Repubblica di Firenze, i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Lucca hanno proceduto, in Toscana e in Campania, all’esecuzione di 5 ordinanze di custodia cautelare, 50 perquisizioni e sequestri di beni, per circa 6 milioni di euro, nei confronti di 30 aziende, imprenditori contigui al clan dei casalesi e relativi prestanome, nonché di un funzionario pubblico corrotto.

Ieri, dulcis in fundo, le forze dell’ordine hanno arrestato per traffico di droga due persone titolari di un bar in pieno centro a Firenze. Una delle due, Giovanni Sutera, è un mafioso il libertà condizionata, condannato all’ergastolo per l’omicidio di un gioielliere fiorentino e della 17enne Graziella Campagna.

Non voglio stare a fare l’elenco delle azioni che abbiamo fatto in Consiglio Regionale sul tema “anfimafia”, ma informarvi che saturi di questo atteggiamento dello struzzo da parte di chi governa la regione abbiamo cercato di portare in aula una mozione urgente che è riassumibile in un “SVEGLIA! Ci stanno colonizzando, vi abbiamo dato anche le soluzioni di contrasto, prendetevele pure voi basta che le fate“.

Il capogruppo PD ci ha chiesto di non portarla subito al voto, convertendola intanto in una richiesta di comunicazione alla Giunta regionale sulle iniziative antimafia che intende realizzare per dimostrare di aver capito il messaggio.

Abbiamo accettato per spirito istituzionale.

Ma ho dovuto almeno ricordare che esigiamo l’immediata nomina dei componenti dell’Osservatorio regionale della Legalità, istituito con una legge salutata con molta enfasi comunicativa per rimanere lettera morta visto che non hanno nominato chi dovrebbe farne parte.

PD, CHE FIGURACCIA CON LE GUIDE TURISTICHE!

Da tempo abbiamo sollevato in Consiglio Regionale il problema dei percorsi di abilitazione all’esercizio della professione di guida turistica. In stretto contatto proprio con le rappresentanze di chi fa questo mestiere strategico in una regione come la Toscana, portammo in aula un atto di indirizzo nel 2016 facendoci portavoce delle loro richieste: immediato dietrofront regionale sulla prosecuzione dei corsi di formazione per “Tecnico qualificato Guida Turistica” e degli esami di abilitazione, impegno della giunta per far capire al MIBACT l’urgenza di intervenire a livello statale sulla ridefinizione di “guida turistica” e sui percorsi formativi, vista la disciplina europea intervenuta.

Il PD ci bocciò l’atto. Noi andammo avanti convinti del fatto che avessero ragione le guide turistiche a scandalizzarsi della leggerezza con la quale si apriva quel mercato anche a figure improvvisate che con un corso volante diventavano di fatto concorrenti di chi aveva tutt’altro percorso formativo e professionale.

Non a caso lo scandalo è esploso un anno dopo a livello mediatico con due inchieste di Striscia la Notizia: la prima sul fatto che “a Empoli c’è una scuola per guide turistiche in cui possono prendere l’abilitazione anche coloro che non parlano italiano” e la seconda sui “patentini per accompagnatori turistici“.

Come ha reagito la maggioranza al governo regionale? Davanti ai delegati delle Guide Turistiche, due assessori e il Presidente del Consiglio Regionale si sono impegnati per la sospensione dei corsi. Questo il 31 gennaio 2018.

Abbiamo aspettato un mese di veder tradotto l’impegno in un atto, ma niente.

Allora abbiamo presentato una mozione per impegnare la giunta a fare quanto si era impegnata, a voce, a fare di fronte ai delegati delle Guide Turistiche: sospendere da subito i corsi privati di formazione abilitanti alla professione di Guida Turistica, autorizzati dalla Regione e, come tre anni fa, segnalare al MIBACT l’urgenza di un intervento che ridefinisca il profilo professionale di “guida turistica”.

Dopo quasi due mesi dalla presentazione della mozione oggi il Consiglio regionale è arrivato al voto e … il PD ha bocciato l’atto!

Nel più classico dei copioni del governo regionale: promessa verbale a cittadini o categorie richiedenti, silenzio nella speranza che tutto passi in cavalleria e, quando il Movimento 5 Stelle porta la richiesta d’impegno sul piano formale, quindi scritto e ufficiale: il PD vota contro.

Non sappiamo se gli assessori sono i mandanti di questo voto o è stata libera iniziativa dei consiglieri PD.

In entrambi i casi, c’è un problema di credibilità di chi governa la Regione Toscana.

GROVIGLIO E SACCHEGGIO, SIAMO ALLA SVOLTA?

Le Iene hanno tirato fuori una notizia bomba sul groviglio armonioso senese che coinvolge Monte Paschi di Siena e sembra riguardare anche la morte di David Rossi. Se confermata ci sarebbe da preoccuparsi. Sulla tragica fine di David Rossi l’ombra dei servizi o della criminalità è ancora troppo forte e sarà la Procura a indagare anche su quanto denunciato nel libro “Morte dei Paschi” dove gli autori ipotizzano un ruolo di Rossi nel riciclaggio di denaro dalla malavita e una sua vicinanza ai servizi.

Intanto noi continuiamo a raccogliere i frutti del nostro lavoro consiliare sullo scandalo MPS e sue conseguenze per i toscani.

A novembre presentammo infatti un atto di indirizzo regionale sul Piano di Ristrutturazione di Monte Paschi di Siena, approvato all’unanimità dal Consiglio regionale il 17 gennaio scorso. Dopo la questione dei dipendenti (già oggetto di un altro nostro atto votato all’unanimità) ci eravamo concentrati su quanto il Piano di Ristrutturazione andasse a incidere sulle società partecipate condivise tra Regione Toscana e MPS, società già oggetto di una parte dell’inchiesta regionale condotta dal nostro Giacomo Giannarelli. Oltre a questo eravamo preoccupati anche per il patrimonio immobiliare e artistico di Monte Paschi di Siena, che il gruppo aveva inserito tra i beni da vendere per fare cassa.

Ieri è arrivata la nota di attuazione e siamo felici di apprendere che anche grazie alla nostra azione la Soprintendenza abbia ribadito l’inalienabilità del patrimonio storico artistico di Banca MPS e, per meglio tutelare il tutto, la Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale ha rinnovato il vincolo come “collezione indivisibile e pertinenziale” delle opere della collezione Chigi Saracini nel Palazzo omonimo in Siena ed è stato avviato l’iter analogo per le opere conservate nei due palazzi storici Salimbeni e Spannocchi.

Il saccheggio del Monte Paschi di Siena, quindi, almeno lato artistico sembra essersi fermato.

Saremo tranquilli solo dopo aver visto l’elenco degli immobili  e delle opere d’arte site in Toscana che Monte Paschi di Siena voleva vendere, secondo Piano di Ristrutturazione. Un impegno incluso nel nostro atto di indirizzo che al momento la Giunta regionale ha attuato solo inviando una lettera di richiesta formale dell’elenco alla banca MPS e in copia a Ministero dell’Economia e delle Finanze (primo azionista della banca) e Soprintendenza.