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LA MAFIA CI STA COLONIZZANDO, SVEGLIA!

L’Operazione Ghost tender ha messo in luce una situazione in Toscana di opere pubbliche pagate milioni di euro ma mai eseguite. Col coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia della procura della Repubblica di Firenze, i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Lucca hanno proceduto, in Toscana e in Campania, all’esecuzione di 5 ordinanze di custodia cautelare, 50 perquisizioni e sequestri di beni, per circa 6 milioni di euro, nei confronti di 30 aziende, imprenditori contigui al clan dei casalesi e relativi prestanome, nonché di un funzionario pubblico corrotto.

Ieri, dulcis in fundo, le forze dell’ordine hanno arrestato per traffico di droga due persone titolari di un bar in pieno centro a Firenze. Una delle due, Giovanni Sutera, è un mafioso il libertà condizionata, condannato all’ergastolo per l’omicidio di un gioielliere fiorentino e della 17enne Graziella Campagna.

Non voglio stare a fare l’elenco delle azioni che abbiamo fatto in Consiglio Regionale sul tema “anfimafia”, ma informarvi che saturi di questo atteggiamento dello struzzo da parte di chi governa la regione abbiamo cercato di portare in aula una mozione urgente che è riassumibile in un “SVEGLIA! Ci stanno colonizzando, vi abbiamo dato anche le soluzioni di contrasto, prendetevele pure voi basta che le fate“.

Il capogruppo PD ci ha chiesto di non portarla subito al voto, convertendola intanto in una richiesta di comunicazione alla Giunta regionale sulle iniziative antimafia che intende realizzare per dimostrare di aver capito il messaggio.

Abbiamo accettato per spirito istituzionale.

Ma ho dovuto almeno ricordare che esigiamo l’immediata nomina dei componenti dell’Osservatorio regionale della Legalità, istituito con una legge salutata con molta enfasi comunicativa per rimanere lettera morta visto che non hanno nominato chi dovrebbe farne parte.

PD, CHE FIGURACCIA CON LE GUIDE TURISTICHE!

Da tempo abbiamo sollevato in Consiglio Regionale il problema dei percorsi di abilitazione all’esercizio della professione di guida turistica. In stretto contatto proprio con le rappresentanze di chi fa questo mestiere strategico in una regione come la Toscana, portammo in aula un atto di indirizzo nel 2016 facendoci portavoce delle loro richieste: immediato dietrofront regionale sulla prosecuzione dei corsi di formazione per “Tecnico qualificato Guida Turistica” e degli esami di abilitazione, impegno della giunta per far capire al MIBACT l’urgenza di intervenire a livello statale sulla ridefinizione di “guida turistica” e sui percorsi formativi, vista la disciplina europea intervenuta.

Il PD ci bocciò l’atto. Noi andammo avanti convinti del fatto che avessero ragione le guide turistiche a scandalizzarsi della leggerezza con la quale si apriva quel mercato anche a figure improvvisate che con un corso volante diventavano di fatto concorrenti di chi aveva tutt’altro percorso formativo e professionale.

Non a caso lo scandalo è esploso un anno dopo a livello mediatico con due inchieste di Striscia la Notizia: la prima sul fatto che “a Empoli c’è una scuola per guide turistiche in cui possono prendere l’abilitazione anche coloro che non parlano italiano” e la seconda sui “patentini per accompagnatori turistici“.

Come ha reagito la maggioranza al governo regionale? Davanti ai delegati delle Guide Turistiche, due assessori e il Presidente del Consiglio Regionale si sono impegnati per la sospensione dei corsi. Questo il 31 gennaio 2018.

Abbiamo aspettato un mese di veder tradotto l’impegno in un atto, ma niente.

Allora abbiamo presentato una mozione per impegnare la giunta a fare quanto si era impegnata, a voce, a fare di fronte ai delegati delle Guide Turistiche: sospendere da subito i corsi privati di formazione abilitanti alla professione di Guida Turistica, autorizzati dalla Regione e, come tre anni fa, segnalare al MIBACT l’urgenza di un intervento che ridefinisca il profilo professionale di “guida turistica”.

Dopo quasi due mesi dalla presentazione della mozione oggi il Consiglio regionale è arrivato al voto e … il PD ha bocciato l’atto!

Nel più classico dei copioni del governo regionale: promessa verbale a cittadini o categorie richiedenti, silenzio nella speranza che tutto passi in cavalleria e, quando il Movimento 5 Stelle porta la richiesta d’impegno sul piano formale, quindi scritto e ufficiale: il PD vota contro.

Non sappiamo se gli assessori sono i mandanti di questo voto o è stata libera iniziativa dei consiglieri PD.

In entrambi i casi, c’è un problema di credibilità di chi governa la Regione Toscana.

GROVIGLIO E SACCHEGGIO, SIAMO ALLA SVOLTA?

Le Iene hanno tirato fuori una notizia bomba sul groviglio armonioso senese che coinvolge Monte Paschi di Siena e sembra riguardare anche la morte di David Rossi. Se confermata ci sarebbe da preoccuparsi. Sulla tragica fine di David Rossi l’ombra dei servizi o della criminalità è ancora troppo forte e sarà la Procura a indagare anche su quanto denunciato nel libro “Morte dei Paschi” dove gli autori ipotizzano un ruolo di Rossi nel riciclaggio di denaro dalla malavita e una sua vicinanza ai servizi.

Intanto noi continuiamo a raccogliere i frutti del nostro lavoro consiliare sullo scandalo MPS e sue conseguenze per i toscani.

A novembre presentammo infatti un atto di indirizzo regionale sul Piano di Ristrutturazione di Monte Paschi di Siena, approvato all’unanimità dal Consiglio regionale il 17 gennaio scorso. Dopo la questione dei dipendenti (già oggetto di un altro nostro atto votato all’unanimità) ci eravamo concentrati su quanto il Piano di Ristrutturazione andasse a incidere sulle società partecipate condivise tra Regione Toscana e MPS, società già oggetto di una parte dell’inchiesta regionale condotta dal nostro Giacomo Giannarelli. Oltre a questo eravamo preoccupati anche per il patrimonio immobiliare e artistico di Monte Paschi di Siena, che il gruppo aveva inserito tra i beni da vendere per fare cassa.

Ieri è arrivata la nota di attuazione e siamo felici di apprendere che anche grazie alla nostra azione la Soprintendenza abbia ribadito l’inalienabilità del patrimonio storico artistico di Banca MPS e, per meglio tutelare il tutto, la Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale ha rinnovato il vincolo come “collezione indivisibile e pertinenziale” delle opere della collezione Chigi Saracini nel Palazzo omonimo in Siena ed è stato avviato l’iter analogo per le opere conservate nei due palazzi storici Salimbeni e Spannocchi.

Il saccheggio del Monte Paschi di Siena, quindi, almeno lato artistico sembra essersi fermato.

Saremo tranquilli solo dopo aver visto l’elenco degli immobili  e delle opere d’arte site in Toscana che Monte Paschi di Siena voleva vendere, secondo Piano di Ristrutturazione. Un impegno incluso nel nostro atto di indirizzo che al momento la Giunta regionale ha attuato solo inviando una lettera di richiesta formale dell’elenco alla banca MPS e in copia a Ministero dell’Economia e delle Finanze (primo azionista della banca) e Soprintendenza.

AFFARI DI SANGUE #2

Ad inizio anno avevamo riassunto alcune inquietanti dinamiche del sistema trasfusionale toscano e avevamo interrogato in merito la Giunta . Oggi ci è arrivata la risposta dell’Assessora Saccardi, che conferma a pieno quanto temevamo.

Almeno siamo felici di apprendere che, solo a seguito della nostra interrogazione, le donatrici nullipare toscane siano tornate a poter donare plasma per uso clinico, anziché, come avveniva prima in molti centri trasfusionali, vedere il loro plasma spedito di default all’azienda convenzionata (che, ricordiamo , in Toscana è la Kedrion S.p.a. di Lucca, di cui è Presidente Paolo Marcucci, fratello del Senatore PD, Andrea, a sua volta nel CdA aziendale).

La risposta dell’assessora alla sanità regionale conferma i nostri sospetti: la Regione Toscana è intenzionata a non avvalersi più del plasma donato per un diretto uso clinico, ma a utilizzare solo quello riacquistato (dopo trattamento industriale) da Kedrion. Operazione che comporta un aggravio di spesa quantificato nella risposta di Saccardi in 210 euro in più per ogni sacca di plasma trasfuso.

Dato che ogni anno in Toscana si trasfondono circa 6500 unità, l’operazione ci costerebbe a regime 1.360.000 euro spesi in più ogni anno (rimarrebbe infatti immutata a carico della Regione la spesa di fondo, in termini di strutture e personale, per raccolta e lavorazione iniziale). Un bel colpo visto che per ora  è impossibile bandire una gara per diminuire il costo di tale acquisto (magari grazie ad un’Azienda concorrente), dato che si sta definendo in questi giorni il capitolato tecnico della gara per la lavorazione del plasma, di cui Regione Toscana è capofila. Una gara che vede in prima linea di nuovo Kedrion, da poco finita nel mirino dell’antitrust per il modo in cui si era aggiudicata un’identica gara multiregionale di cui era capofila un’altra Regione “rossa”: l’Emilia Romagna.

A questo proposito è interessante leggere quanto Regione Toscana ha fatto inserire nel capitolato, quasi a vanificare ogni futura gara: all’aggiudicatario della gara sulla lavorazione del plasma viene già ora chiesto di fornire agli ospedali fino a 18.000 kg annui di plasma industriale.

In questo scenario pare quasi superfluo ricordare che, con curioso tempismo appena 15 giorni prima delle elezioni politiche, la Regione Toscana di Enrico Rossi ed il MISE di Carlo Calenda hanno regalato 10,5 milioni di euro delle nostre tasse a Kedrion per aprire un nuovo stabilimento produttivo a Castelvecchio Pascoli.

Perché la Regione Toscana è pronta a spendere i nostri soldi per rimpiazzare il plasma donato col plasma industriale?

Lasciando stare i nostri sospetti, ufficialmente l’Assessora Saccardi (che, pur essendo laureata in giurisprudenza, evidentemente ne sa più del Centro Nazionale Sangue e della Società Internazionale sulla Trasfusione di Emocomponenti) lo ritiene più sicuro.

Ad esempio ci spiega che, secondo uno studio del 2015, col plasma industriale si ridurrebbero da 0,92 a 0,12 ogni 1000 unità le reazioni avverse di ogni grado: ovvero, con 6500 unità trasfuse all’anno in Toscano, 5 reazioni in meno all’anno. Peccato però che tali reazioni non comportano, come scrive l’Assessora, “il ricovero in rianimazione”, ma al più febbricola e lieve eritema transitorio (Tabella 9 dello stesso studio citato). A titolo di paragone ricordiamo che con una sala di emodinamica a Cecina e Piombino, che Saccardi ha ribadito in questi giorni di non volere , si potrebbero prevenire decine di morti per infarto cardiaco ogni anno.

Eppure le evidenze della letteratura medica ritengono il plasma industriale al limite vantaggioso solo per indicazioni molto particolari. E infatti l’Assessora Saccardi non ha trovato di meglio per supportare le sue argomentazioni che ricitare il lavoro sull’uso nella chirurgia dei trapianti di fegato già citato nella nostra interrogazione, ma che giustifica meno del 5% dell’uso toscano. E aggiunge che “nell’Area Vasta Sud-Est” (dove peraltro nemmeno è attiva una chirurgia dei trapianti di fegato) già “vi è un maggiore utilizzo” (leggi “maggior acquisto”) del plasma di Kedrion.

Questo scellerato disegno (riacquistare da un privato, pagandolo il massimo prezzo possibile, ciò che sarebbe già pronto all’uso) ha “casualmente” trovato agevolazione dall’esito della gara con cui la Regione si è garantita la fornitura delle sacche dove si raccoglie il plasma. Il capitolato tecnico non ha “casualmente” inserito come requisito essenziale la possibilità di essere trasfuse direttamente e la commissione giudicatrice non si è “casualmente” accorta della dimenticanza.

Ora la Regione, realizzato il pasticcio ed evidentemente poco convinta delle sue ragioni (si vedano i numerosi articoli sulla stampa locale che denunciavano la carenza di plasma per uso clinico nei servizi trasfusionali) ha pensato, in barba ad ogni regola della concorrenza, di rinegoziare con l’aggiudicatario della gara parte della fornitura (ad un prezzo maggiorato di 5 euro a sacca), rischiando pure il ricorso da parte delle Ditte perdenti (che magari quella tipologia di sacca la potevano offrire a prezzo inferiore).

E la Regione nemmeno pensa a rivalersi sui responsabili di queste negligenze! Così come ha evitato di rigettare la fornitura originaria durante il periodo di prova.

Per non parlare della confusione generata in sala donatori dalla simultanea presenza di 2 diversi kit di raccolta, usati comunque in maniera opposta in migliaia di occasioni: l’Assessora alla Sanità della Regione Toscana ammette infatti che solo “grazie alla presente interrogazione” (la nostra) la Regione ha iniziato a formare il personale sull’uso corretto del kit.

Forse anche per questo bel lavoro il Direttore del Centro Regionale Sangue lo scorso 31 gennaio (ultimo giorno di servizio della Dott.ssa Calamai in AOU Careggi), in anticipo sulla scadenza del suo mandato, è stata fatta rientrare a Careggi per “necessità organizzative” e nominata il giorno stesso primario della U.O. Formazione.

Ma di questa vicenda e dei suoi sconcertanti contorni ci occuperemo nella prossima puntata.

VIDEOCHIAMAMI (E RISPARMIAMO 42MILA EURO)

La Regione Toscana ha un ufficio a Roma al civico 11 di Via Parigi (interni 205,206 e 209). Ci opera il “Settore Delegazione di Roma”, con due contratti di locazione diversi. Uno per l’interno 205, l’altro per gli interni 206 e 207.

Per il primo di questi, che ci costa 42mila euro l’anno, la locazione è scaduta e continuiamo comunque a pagare pure 8 mila euro di oneri condominiali.

Nell’epoca di internet, dove si parla di Li-Fi 5G e internet delle cose, abbiamo chiesto alla Giunta regionale se vuol rinnovare questo contratto.

Ha senso per la Regione Toscana avere tre spazi a Roma destinati a “Delegazione di Roma” quando le tecnologie consentono a qualsiasi dipendente pubblico o rappresentante istituzionale di parlarsi a distanza con videochiamate?

Magari due spazi sono sufficienti, non rinnoviamo il contratto del terzo … e ci risparmiamo 42 mila euro l’anno.

LO SCIPPO A PISA DELLA NUOVA TOSCANA AEROPORTI

Toscana Aeroporti, la società che gestisce gli scali di Pisa e Firenze, vuole cambiare Statuto.

Per la Giunta regionale e la grande maggioranza del Consiglio di Amministrazione, tutto ok nel silenzio generale. Ma, purtroppo per qualcuno, essendo Toscana Aeroporti spa una partecipata regionale la giunta regionale ha dovuto inoltrare questa modifica al Consiglio regionale per una richiesta di parere. E noi ce la siamo letta.

Ebbene il campanello d’allarme dovrebbe suonare a Pisa e in tutta la Toscana perché se questa proposta di nuovo Statuto passasse potrebbero emergere due conseguenze da scongiurare come la peste: la dismissione delle quote regionali da Toscana Aeroporti spa e la fine dello scippo dell’aeroporto di Pisa ai pisani.

Andiamo con ordine

ARRIVEDERCI PARTECIPAZIONE REGIONALE
La Regione Toscana è azionista di Toscana Aeroporti spa col 5,06% delle quote.
Nonostante il c.d. Decreto Madia, la giunta regionale ha mantenuto questa partecipazione azionaria perché Toscana Aeroporti spa ha un “interesse generale e strategico” gestendo lo scalo strategico principale della regione (Pisa) e l’altro scalo di riferimento oggetto da tempo di un tentativo di espansione (Firenze).

Adesso il CDA di Toscana Aeroporti, a guida Marco Carrai, propone la seguente modifica dello Statuto
toscana aeroporti

Come potete vedere chi ha proposto questa modifica, cioè il CDA a guida Carrai e trazione privata, vorrebbe che la società iniziasse a poter fare “qualsivoglia lavoro o opera correlata all’oggetto sociale” (cioè gestire aeroporti) e “qualsivoglia operazione connessa o collegata” a questa finalità, incluso lo “sviluppo delle attività, dei servizi e delle infrastrutture”.

Diciamo che dal gestore di due aeroporti qui si potrebbe arrivare ad una specie di holding che fa dal ristoro agli alberghi legati all’attività degli scali di Pisa e Firenze, fino magari ad infrastrutture collegate alla loro operatività.

Potrebbe la Regione Toscana continuare a tenere quote di un’azienda del genere? Forse no. E basta questo ad allarmarci. Perché è grazie alla partecipazione azionaria regionale che abbiamo potuto fare domande e atti di indirizzo sul tema delle esternalizzazioni dei lavoratori degli scali. Dopo potremmo? Sicuramente con meno efficacia.

E arriviamo così al secondo punto.

LO SCIPPO A PISA, ATTO FINALE
Il Consiglio di Amministrazione di Toscana Aeroporti spa era composto da 15 persone: sei espresse dalla parte pubblica (Regione, Comune, Camera di Commercio, Provincia di Pisa) e nove da quella privata (Corporation America).

Dopo gli ultimi passaggi di proprietà e con la modifica statutaria gli assetti cambierebbero: 11 a 4. Allo stato attuale infatti lo Statuto non parla di quote societarie, ma dice espressamente 9 a 6, una parte che la componente privata vuole modificare passando alla proporzionalità in base alle quote. In quel caso quindi – approvato il nuovo Statuto – l’acquisto delle quote che Corporation America ha fatto dalla fondazione Pisa permetterebbe a questa azienda di arrivare ad una rappresentanza in CdA: 11 a 4. Naturalmente a discapito della parte pubblica.

A questo punto ci torna in mente l’insieme di dichiarazioni con le quali il già allora Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, si univa all’allora presidente di SAT spa Gina Giani, nel dichiarare che con la nascita di Toscana Aeroporti spa – dalla fusione tra SAT spa (Pisa) e AdF spa (Firenze) – la testa del sistema aeroportuale toscano sarebbe rimasto a Pisa.

Ecco ci sembra che questo cambio di statuto sia l’ultima, ennesima, smentita.

Ovviamente quindi daremo parere contrario a questa proposta di modifica. E aspettiamo le altre forze politiche alla prova del voto.

IL CHIRURGO C’È … MA ANCHE NO

Nel novembre scorso il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli (oggi alla Camera dei Deputati) ha sollevato un caso che mi aveva colpito. In pratica sosteneva di aver scoperto dei casi di presenza virtuale di chirurghi in sala operatoria.

Il chirurgo in questione è risultato essere assente, non avendo appunto nemmeno timbrato il cartellino, ma nel sistema di rilevazione presenze proprio della sala chirurgica ospedaliera in questione … risultava in servizio.

La questione è stata affrontata in Consiglio regionale il 6 dicembre, dove la giunta ha fornito una risposta all’allora consigliere regionale Donzelli, e poi tutto è finito lì.

Più che la parte mediatica della questione, ben gestita come sempre da Donzelli, ci interessava la sostanza: com’è possibile che il sistema di rilevazione delle presenze in sala operatoria abbia sbagliato in modo così clamoroso?

Senza stare a far domande sono andato al sodo e ho presentato un atto di indirizzo per impegnare la giunta ad attivarsi per la creazione di un sistema di controllo definitivo delle presenza effettive in sala operatoria, oltre che nella stessa struttura, attraverso l’introduzione di un ulteriore sistema automatico di lettura degli accessi ed uscite.

Tradotto: quando il chirurgo entra in sala passa il badge, quando esce, ripassa il badge. E il problema è risolto.

NO PIROGASSIFICATORE KME, SERVE TAVOLO PER SUPPORTO AZIENDE SU SMALTIMENTO E ENERGIA

immagine tratta dalla pagina facebook "No al pirogassificatore a Fornaci di Barga"

Il dibattito relativo all’ipotesi di realizzare un pirogassificatore nello stabilimento KME prosegue da tempo e ha avuto nell’affollata assemblea, promossa dall’associazione ambientale “La Libellula” a Fornaci di Barga, un momento importante.

Alla luce di quanto emerso in quel confronto tra il rappresentante di KME e gli esperti del recupero di materia invitati da La Libellula (il prof. Annibale Biggeri, il prof. Paul Connet e Rossano Ercolini) ho ritenuto opportuno portare in Consiglio regionale un atto di indirizzo che sarà in discussione nella prossima seduta d’aula di martedì 27 e mercoledì 28 marzo.

Le mie indicazioni sono semplici.

La Giunta Regionale deve dire no al progetto pirogassificatore KME a Fornaci di Barga e in parallelo istituire un tavolo di lavoro con esperti nazionali ed internazionali, individuati anche tramite le Università toscane, e con i referenti delle agenzie regionali e delle varie associazioni di categoria per prevedere forme di supporto tecnico e scientifico alle aziende toscane che vogliono modernizzare i propri impianti (ad esempio per abbattere i costi di smaltimento dei rifiuti speciali che producono) o vorrebbero scegliere soluzioni innovative per l’installazione di grandi impianti per la produzione di energia da fonte rinnovabile.

Il sistema produttivo toscano ha la necessità di un nuovo piano energetico e di trattamento e recupero degli scarti di lavorazione al fine di abbattere i costi di produzione, aumentare la competitività. Il tutto conciliando crescita industriale e tutela ambientale e sanitaria.

Le vecchie modalità di smaltimento, inclusa la combustione di rifiuti o la loro gassificazione, sono da superare se non altro perché la scienza ci ha dimostrato la loro incidenza negativa sulla qualità dell’aria e sulla salute umana.

Per questo motivo servirebbe una nuova strategia industriale che potrebbe essere realizzata anche e soprattutto attraverso un impegno strategico della Regione e dei principali centri di studio regionali, nazionali ed internazionali.

Questo è il nostro indirizzo, aspettiamo di vedere come voteranno le altre forze politiche al riguardo, già martedì e mercoledì in aula.

GIUNTA TOSCANA DIMEZZA I CONTROLLATI NELLE GARE. RISCHIOSO, ROSSI SPIEGHI PERCHÉ

La Giunta regionale ha deciso di dimezzare il numero di soggetti controllati nelle gare pubbliche di forniture, servizi e lavori. Prima controllava a campione il 10% di chi aveva presentato l’offerta valida, ora il 5%.

Una scelta strana e in controtendenza con le indicazioni di ANAC. Per questo ho protocollato un’interrogazione con richiesta di chiarimenti.

La normativa nazionale prevede che l’ente che indice una gara, esempio la Regione, verifichi le dichiarazioni presentate in fase preliminare da chi poi l’ha vinta rispetto a requisiti generali e criteri di selezione previsti dal bando, ad esempio limiti di fatturato annuo.

Il Presidente dell’ANAC a proposito ha chiarito con un comunicato del 8.11.2017 che oltre al controllo del vincitore della gara – da farsi prima dell’aggiudicazione – l’ente deve controllare anche a campione le autodichiarazioni presentate dagli altri concorrenti. Vedi mai ad esempio che il primo decada …

La Giunta regionale ha deciso che il campione deve fermarsi al 5% e non al 10% dei partecipanti, quindi la metà, ma è andata anche oltre. Infatti ha indicato che se dall’applicazione della percentuale risulti da controllare un unico soggetto, questo venga individuato nel secondo in graduatoria, mentre nel caso in cui risultino da controllare un numero superiore di soggetti gli ulteriori soggetti in aggiunta al secondo sono individuati con sorteggio.

Come sempre la componente cervellotico-burocratica del governo toscano regala continue sorprese.

Intanto aspettiamo di sapere dal Presidente perché ha deciso di abbassare dal 10 al 5% il campione di soggetti che intende controllare tra quelli che hanno presentato offerta valida per le gare pubbliche regionali di forniture e servizi e, con l’occasione, gli ho chiesto anche se non ritenga del tutto azzardata questa scelta, visti gli innumerevoli casi, riusciti e non, di infiltrazioni criminali negli appalti pubblici anche nella nostra regione.

CONTROLLO SENZA PREAVVISO, ALTRIMENTI HA POCO SENSO

La legge regionale 41/2005 prevede che un regolamento regionale definisca i criteri per la composizione ed il funzionamento della Commissione multidisciplinare* che dovrebbe aiutare i Comuni nel percorso di vigilanza delle strutture residenziali e semi-residenziali (socio-sanitarie).

I Comuni possono ad esempio chiedere l’assistenza della Commissione per accertare se una aspirante RSA ha o meno i requisiti per il rilascio dell’autorizzazione o per mantenerla attiva. E tra gli elementi di verifica c’è anche l’appropriatezza del percorso assistenziale che dovrebbe essere assicurato in queste strutture.

Per fare una verifica serve un sopralluogo e il regolamento obbliga la Commissione ad avvisare in anticipo la struttura.

L’avviso del sopralluogo può avere un senso nei casi di verifica per rilasciare l’autorizzazione alla struttura residenziale o semi-residenziale, ma lo perde nella fase di “controllo” del mantenimento di questi requisiti.

Se ad esempio è arrivata una segnalazione relativa ad una RSA, un conto è andare a controllarla al primo momento utile, senza avvisare, un conto è mettere il gestore nelle condizioni di presentarsi perfetto solo in apparenza.

La questione non è da poco. Secondo la normativa attuale infatti “Il comune competente” può far decadere l’autorizzazione quando scopre nella struttura autorizzata che questa non rispetta le norme (in materia di urbanistica, edilizia, antisismica, prevenzione incendi, igiene e sicurezza) o i requisiti minimi a livello “strutturale, organizzativo e professionale”.

Quindi dovrebbe interessare alla Regione, anche per il tramite della Commissione Multidisciplinare, scovare chi non rispetta le norme a tutela esclusiva degli ospiti.

Ho chiesto spiegazioni su questo tema dell’avviso preventivo prima dei controlli, tramite un’interrogazione.
Vediamo cosa ci dirà l’assessora alla sanità.

 

 

* la Commissione è costituita dall’azienda unità sanitaria locale, composta da operatori con professionalità sanitarie, sociali e tecniche