Sette mesi fa provammo a far ragionare il PD sull’uso dell’acido peracetico per tamponare il loro malgoverno in materia di depurazione delle acque reflue, ma la nostra mozione fu bocciata. Per sostenere la nostra idea citammo l’ultimo studio internazionale sul tema, datato febbraio 2015, e lo scetticismo espresso da ARPAT nel 2014 a riguardo dell’uso di questa sostanza escluso dalla normativa ambientale.

Ci lascia quindi basiti leggere sulla stampa che ARPAT si sarebbe espressa “in maniera positiva” sui risultati registrati dall’iniziativa con acido peracetico sulla Fosse dell’Abate. Un parere che viene presentato come sostegno tecnico di una pratica indubbiamente discutibile.

ARPAT sostenne in passato dubbi sul fatto che: l’acido peracetico non è previsto dalla normativa ambientale, può avere effetti collaterali sull’ambiente e sostanzialmente non funziona perché “può avere una certa efficacia sui microrganismi indicatori di contaminazione senza necessariamente eliminare tutti quelli patogeni, rimuovendo il segnale di pericolo, ma non il rischio effettivo” per la salute.

Un giudizio tranciante a nostro parere che in ottica di principio di precauzione avrebbe invitato qualsiasi buon amministratore a ben altre scelte. Se ARPAT ha cambiato approccio vorremmo sapere perché.

Ci sono voluti 12 anni, dal 2002 al 2014, per ottenere un Accordo di Programma sulla tutela di foci fluviali e acque marine apuo versiliesi. Con 38.649.919 euro si mettono in sicurezza e arriviamo ad un livello di depurazione da paese civile. E invece di concentrarci su questo, trovando i fondi magari tra quelli congelati per grandi opere inutili, il PD sta cercando di far passare per un efficace intervento di buon governo l’ennesima pezza al buco, per giunta senza una seria valutazione del rischio sanitario e ambientale. Prima di continuare “per altre due estati” (Fonte Il Tirreno) con questa iniziativa la giunta Rossi – PD deve ai cittadini almeno la pubblicazione delle basi scientifiche attraverso le quali possiamo stare tranquilli sulla bontà dell’iniziativa.

Cittadini che, lo ricordo, si pagheranno più del 70% dei veri interventi di depurazione (27,5 milioni), tramite le bollette del gestore GAIA.

Ai cittadini anche alle prossime amministrative il compito di mostrare al PD che la misura è più che colma e serve un vero cambiamento.

GIACOMO GIANNARELLI