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UN AIUTO PER VIGILI DEL FUOCO DI CASCINA

Lo scorso 28 Marzo tutte le organizzazioni sindacali del comando dei Vigili del Fuoco di Pisa hanno dichiarato lo stato di agitazione del personale per le gravi criticitĂ  strutturali delle loro caserme e sedi.

Per farvi capire il punto in cui siamo, i Vigili del fuoco del mio comune (Cascina) hanno richiesto di poter pranzare nella sede centrale fino a quando non saranno ripristinate le condizioni minime di sicurezza della loro cucina. PerchĂ© in questa manca l’acqua calda, manca una sterilizzatrice e l’impianto elettrico è giudicato da loro – che sono competenti a riguardo – non sicuro.

L’aspetto incredibile è il responsabile delle sede di Pisa ha rigettato la richiesta.

Questi Vigili del Fuoco dovrebbero quindi garantire il servizio di soccorso, sorveglianza, pronto intervento ecc. a forza di panini e insalate?

L’immobile dove risiede la sede dei Vigili del Fuoco di Cascina è di proprietà dell’amministrazione comunale, che negli ultimi 30 anni non avrebbe svolto i dovuti interventi manutentivi. Questo nonostante ci risulti che il Comune abbia percepito regolarmente il canone di locazione.

Viene in soccorso su questo la normativa nazionale, che stabilisce che le caserme dove alloggiano e svolgono le proprie funzioni i Vigili del Fuoco devono essere di proprietà. E in effetti si era aperta una trattativa tra i Vigili del Fuoco di Cascina ed la scorsa amministrazione comunale per raggiungere un accordo sull’alienazione dell’attuale caserma per 1 milione di euro, costi di sistemazione esclusi.

Il problema pare che sia il ritardo dell’attuale amministrazione comunale nel concludere la procedura di alienazione, senza peraltro darne comunicazione e fornire i dovuti chiarimenti, facendo così ipotizzare un trasferimento dei Vigili del Fuoco di Cascina in altre sedi.

Questa situazione di stallo deve essere superata e per noi la Regione ha un possibile strumento di intervento.

Per questo ho chiesto alla giunta regionale se intende attivarsi nelle sedi istituzionali competenti per sollecitare il Comune di Cascina a concludere l’alienazione della caserma sede dei Vigili del Fuoco di Cascina, riprendendo in mano gli accordi passati, e soprattutto se vuole promuovere una specifica azione di sostegno ai Vigili del Fuoco di Cascina. Un’azione semplice ed efficace: mettere in sicurezza l’impianto elettrico della loro caserma, installarvi una lavastoviglie e acquistare quei pochi strumenti necessari a garantire le condizioni minime per la funzionalitĂ  della cucina della caserma.

Con qualche migliaio d’euro la Regione farebbe quanto è giusto e, forse, pure una bella figura da immortalare con le fotografie di rito.

I BAMBINI NON VACCINATI DEVONO CONCLUDERE L’ANNO

Quanto sta succedendo in questi giorni intorno all’applicazione toscana della Legge Lorenzin sui vaccini è intollerabile. Come da noi preannunciato piĂą volte il caos amministrativo era solo una delle conseguenze negative di questa norma, importante e grave certo, ma mai quanto l’esclusione dei bambini “non in regola” dai percorsi educativi avviati nel proprio Asilo Nido, magari da due anni.

E’ intollerabile che questi bambini e queste bambine subiscano questo trauma ed è intollerabile che i Comuni siano lasciati soli a gestire questa situazione discriminatoria, come denunciato da piĂą amministrazioni.

LA MOZIONE NON ATTUATA
Ma per me, consigliere regionale, è ancora piĂą intollerabile che la Giunta regionale – nella precisa figura dell’assessora alla SanitĂ  – abbia omesso di attuare un preciso indirizzo che avrebbe potuto evitare tutto questo. Indirizzo approvato all’unanimitĂ  dal Consiglio regionale il 20 dicembre scorso, scritto in una mozione a mia prima firma, sottoscritta da quattro colleghi di quattro forze politiche diverse tra i quali il Presidente della Commissione SanitĂ  Scaramelli (PD).

Abbiamo atteso invano la nota di attuazione di questa mozione per poter verificare come la giunta aveva rispettato l’impegno affidato dal Consiglio di

  1. “adoperarsi affinchĂ© tutti i minori non vaccinati ma regolarmente iscritti e accettati potessero giungere a conclusione dell’anno scolastico 2017/2018, senza alcuna interruzione di continuitĂ  educativa
  2. “chiedere al Parlamento di tenere presente l’esigenza di considerare l’anno scolastico 2017-2018 transitorio, per dare risalto alla divulgazione e alle opportune informazioni sui percorsi vaccinali alle famiglie
  3. chiedere inoltre di far proprie le proposte formulate da ANCI, nonchĂ© di adottare ogni altro provvedimento utile e necessario all’attuazione del punto 1 del presente atto“.

Parliamo di indirizzi chiari, semplici e attuabili.

Perché la giunta regionale ha omesso di attuarli?

Rossi batta un colpo. Presenterò un’interrogazione urgente a lui e all’assessora Saccardi, come annunciato nell’ultima seduta d’aula.

Abbiamo sempre chiarito l’importanza delle vaccinazioni e siamo soddisfatti del lieve aumento della copertura vaccinale (che in Toscana era giĂ  – senza nuovi obblighi introdotti dal decreto – alta).

Ma è intollerabile che si persista, con forzature, nel voler negare a questi bambini e a queste bambine il diritto alla prosecuzione del percorso educativo avviato, magari per il bisogno di rivendicare il potere di punire la scelta di coscienza dei loro genitori.

DESTINIAMO A FINI SOCIALI LA VILLA CONFISCATA A MATRAGNA

L’Osservatorio sui beni confiscati alla criminalitĂ  organizzata in Toscana (OBCT) è realizzato dal Centro di documentazione “Cultura della LegalitĂ  Democratica” (CCLD) della Regione e dovrebbe pubblicizzare tutta la documentazioni disponibile sui beni confiscati alla criminalitĂ  organizzata presenti nella regione, con il proposito di facilitare le attivitĂ  di studio, prevenzione e il riutilizzo sociale dei beni.

Un lavoro importante soprattutto in questo momento storico dove recenti studi censiscono, perché tratte a giudizio, ben 35 organizzazioni di stampo mafioso con sede operativa in Toscana delle quali qualcuno ricorda solo le più note: Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra, mafia russa e mafia cinese.

Come ho avuto modo di dire anche in aula, sorretto nell’analisi da figure dello spessore di Renato Scalia e Maurizio Pascucci, la criminalitĂ  organizzata sta colonizzando questa regione. Ce lo dicono i numeri e ve ne cito giusto uno: 242 beni confiscati a mafia e criminalitĂ  in Toscana nel 2015 su 17 mila in tutta Italia (1,4%! E non siamo “terra di mafia”).

In questo contesto la normativa normativa vigente ci aiuta in ottica di prevenzione proprio quando prevede in via primaria la destinazione a fini pubblici socio-istituzionali dei beni (mobili, immobili ed aziende) sottratti alla criminalitĂ  organizzata e definitivamente confiscati.

Questo riutilizzo dei beni confiscati ha un forte valore simbolico e rappresenta una concreta opportunitĂ  di creare lavoro e sviluppo per molte realtĂ  del privato sociale.

Tutti questi beni confiscati sono gestiti dall’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla CriminalitĂ  Organizzata (ANBSC) che li destina poi alle prefetture territoriali di riferimento e da lì arrivano agli Enti locali per al destinazione finale (socio-istituzionale).

La Regione in questo percorso non ha competenze specifiche date dalla legge, ma può far leva sul suo peso istituzionale per vigilare su queste destinazioni e stimolare la corretta applicazione della norma.

Per questo ho presentato un atto di indirizzo che impegna la giunta ad attivarsi affinchĂ© un particolare bene confiscato – la villa di Forte dei Marmi sequestrata nel 1996 a Gioacchino Matragna – sia tolta dall’attuale stato di abbandono e destinata finalmente ai fini sociali indicati dalla legge.

Matragna è un esponente di Cosa Nostra a Milano, condannato anche per omicidio. Nel 1998 la Villa fu assegnata al Comune di Forte dei Marmi per farne la sede di un’associazione sportiva locale. Ma non se ne fece di nulla. La destinazione fu così cambiata il 30 settembre 2003 su richiesta dello stesso Comune per ottenere degli alloggi popolari. E anche lì tutto si impantanò. Poi a fine 2015 qualcuno tornò a parlare di un piano per il recupero dell’immobile, tanto che Erp si era fatto avanti impegnandosi con 400.000 euro purchĂ© l’immobile venisse completato e finalmente destinato. Ma a distanza di tre anni la villa è in stato di abbandono e attende ancora di essere utilizzata per fini sociali dagli enti pubblici a cui è stata assegnata;

L’antimafia dei fatti passa anche dall’impegno della Regione in attivitĂ  politiche come queste.

Mentre altri parlano di accordi e poltrone, noi portiamo anche questo dibattito in Consiglio regionale.

***AGGIORNAMENTO***

Il Consiglio regionale ha approvato la nostra mozione nella seduta dell’11 aprile 2018. Una buona notizia!

QUALCUNO NON VUOLE L’INCHIESTA REGIONALE SUI RIFIUTI

Ieri l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha rinviato ad una seduta futura l’istituzione della Commissione d’inchiesta regionale sul sistema rifiuti toscano promossa dal nostro gruppo con un atto datato 19 dicembre 2017 e sottoscritto da altri 6 consiglieri regionali.

Come potete vedere dal link, il 26 marzo scorso ho personalmente sollecitato il Presidente del Consiglio Regionale, cioè la persona che dirige l’Ufficio di Presidenza (Eugenio Giani), per l’istituzione di questa commissione molto importante che a quasi quattro mesi dalla richiesta fatta ai sensi del regolamento (art. 61) era sempre in attesa di istituzione.

Secondo l’Ufficio di Presidenza dobbiamo aspettare ancora. Eppure il regolamento dice che questo organismo dovrebbe semplicemente “deliberare” l’istituzione, senza alcun potere di veto.

Leggete qui il passaggio

“Art. 61, comma 2 Le commissioni di inchiesta sono istituite anche senza voto consiliare, con deliberazione dell’ufficio di presidenza del Consiglio, quando ne faccia richiesta un numero di consiglieri di minoranza pari ad almeno un quinto dei componenti del Consiglio. Non possono essere attive allo stesso tempo piĂą di due commissioni istituite senza voto consiliare”

In un primo momento l’Ufficio di Presidenza mi aveva segnalato che riteneva necessario “argomentare in modo piĂą specifico l’oggetto della commissione” ma, dato che da nessuna parte sta scritto che questo organismo ha il potere di determinare modifiche dell’oggetto di una commissione chiesta ai sensi di legge, sono rimasto nella mia posizione.

Vengo quindi a sapere oggi che ieri l’Ufficio di Presidenza ha ritenuto di rinviare l’istituzione perchĂ© serve un chiarimento tra me e Giani sulla richiesta fatta e la mancata soddisfazione.

Cosa sta succedendo?

Questa commissione è un’urgenza, il suo lavoro sarĂ  propedeutico al nuovo Piano regionale rifiuti.

Indagare sul ciclo dei rifiuti significa individuare le criticitĂ  per indirizzare la Regione verso quell’economia circolare che potrebbe creare circa 10mila nuovi posti di lavoro (220mila in tutta Italia).

Nell’oggetto della Commissione tutto questo è chiaro: ci siamo riproposti di analizzare il ciclo produttivo toscano e il flusso dei 9 mln di ton/anno di rifiuti speciali e i 2,6 ton/anno di rifiuti urbani, il tutto guardando nel dettaglio e con poi visione d’insieme: capacitĂ  impiantistiche, indagini penali passate e in corso, migliori tecnologie avviabili a freddo che andrebbero sostenute in un ottica di economia circolare.

Tra gli scopi quindi c’è l’idea di sviluppo che sosteniamo per la Toscana e l’eliminazione dei problemi di legalitĂ  della filiera emersi in numerose inchieste.

Chi non vuole far partire questa commissione d’inchiesta regionale ha qualcosa da nascondere. E noi lo scopriremo.

TRAPIANTI DI FEGATO A PISA

L’attività di trapianto di fegato della Regione Toscana è nata nel 1996 e sin d’allora è svolta presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa.

La nascita del Centro trapianti di fegato di Pisa è stata contrassegnata da conflitti tra le Aziende di Careggi e di Pisa. La soluzione fu trovata con un accordo: il programma sarebbe iniziato a Pisa sotto la guida del Prof. Franco Mosca, ma coadiuvato da quel Prof. Franco Filipponi, formatosi a Firenze e a Parigi (presso l’Hopital Cochin), che poi ha diretto il centro fino ai nostri giorni. Sempre secondo l’accordo Careggi avrebbe iniziato solo una volta realizzate 100 procedure e formati a Pisa chirurghi fiorentini.

In effetti nei primi anni alcuni chirurghi di Careggi partecipavano in qualità di osservatori alle procedure di trapianto. Ma col tempo questo tipo di collaborazione si è ridotta, mentre il programma di trapianto di fegato di Pisa diventava nel tempo uno dei principali, a livello nazionale e internazionale. A favorire questa crescita: la propulsione delle attività regionali di donazione e l’organizzazione aziendale creata in seno all’AOUP.

PISA ECCELLENZA NAZIONALE
I numeri spiegano bene cos’è successo: i trapianti di fegato (in gergo “procedure”) sono passati da 109 nel 2014 a 142 l’anno scorso. Tradotto per i non addetti ai lavori negli anni 2015 e 2016 il programma di Pisa è stato il primo – per numero di procedure – a livello nazionale e il 23 novembre 2017 il centro pisano ha festeggiato la quota simbolica di 2000 procedure.

A livello nazionale Pisa è seconda solo a Torino, col centro dell’Ospedale San Giovanni Battista – Molinette diretto dal Professor Mauro Salizzoni, che nel 2017 ha raggiunto 3000 procedure, ma era partito nel 1992 (quindi quattro anni prima il Centro Trapianti di fegato dell’AOUP).

LO “SCIPPO” A PISA
Careggi pare stia reclamando di creare un nuovo Centro Trapianti di fegato, a Firenze, portando questa eccellenza toscana progressivamente via da Pisa, col bene placet della giunta regionale. Una scelta discutibile contro la quale chiediamo al Consiglio regionale di prendere una posizione chiara, sostenendo una nostra mozione con la quale impegneremmo la giunta a fermare questo piano e concentrare le risorse in via prioritaria sul giĂ  esistente programma trapianto di fegato di Pisa mantenendolo come unico centro di riferimento.

La storia di questa piccola ossessione fiorentina di togliere a Pisa il Centro Trapianti di fegato è passata da diverse iniziative, una delle quali guidata persino dall’allora chirurgo Ignazio Marino, poi buttatosi in politica.

Ogni volta l’evidenza sconsigliava questo tipo di operazioni e vi spiego rapidamente perchĂ©.

1300 CASI L’ANNO … 22 CENTRI
Nel 2017 i ventidue Centri per trapianti di fegato italiani hanno eseguito 1307 procedure (cioè trapianti di fegato). I Centri sono così distribuiti:

  • Cinque nel LAZIO (Roma La sapienza; Roma Tor Vergata; Roma Gemelli; Roma Spallanzani; Roma Ospedale Bambino GesĂą)
  • Quattro in LOMBARDIA (Milano Tumori; Milano Niguarda; Milano Policlinico; Bergamo)
  • Due in VENETO (Verona; Padova)
  • Due in EMILIA-ROMAGNA (Modena; Bologna)
  • Uno in FRIULI-VENEZIA-GIULIA (Udine)
  • Uno in PIEMONTE (Torino)
  • Uno nelle MARCHE (Ancona)
  • Uno in LIGURIA (Genova – unico centro italiano che è stato chiuso dalla Regione Liguria per alcuni anni. Recentemente, l’attivitĂ  è ripresa in collaborazione con Milano Niguarda)
  • Uno in TOSCANA (Pisa)
  • Uno in CAMPANIA (Napoli Cardarelli)
  • Uno in PUGLIA (Bari Policlinico)
  • Uno in SARDEGNA (Cagliari Brotzu)
  • Uno in SICILIA (Palermo Ismett)

L’Italia ha quindi giĂ  oggi uno dei numeri maggiori di Centri di trapianto di fegato per popolazione, in Europa ci batte solo la Spagna. Per capire l’ordine di grandezza: la Francia ha questa attivitĂ  concentrata nella regione parigina (con Centri ulteriori a Rennes, Strasbourg, Nantes, Montpellier e Bordeaux), e il maggior Centro francese (Paul Brousse, Parigi) ha iniziato le trattative per fondersi col centro di Henri Mondor (Parigi) e dar vita a un centro in grado di eseguire 230-240 procedure annuali. Per il resto d’Europa riporto qualche esempio: nel Regno Unito i Centri sono solo 6, Belgio e Olanda insieme ne fanno 8 (di cui uno pediatrico), la Germania ne ha 23 ma l’attivitĂ  totale è di 850 procedure l’anno quindi molto inferiore a quella italiana.

ATTIVITA’ PEDIATRICA MAL DISTRIBUITA
Dei 22 Centri Trapianti di fegato italiani solo quello di Roma ospedale Bambino GesĂą è esclusivamente pediatrico, mentre l’attivitĂ  pediatrica è svolta bene e in modo collaterale nei centri di Bergamo, Palermo Ismett, Padova, Torino. Manca quindi una buona distribuzione dell’attivitĂ  pediatrica su scala nazionale che è chiaramente concentrata in Lazio, Lombardia, Sicilia, Veneto e Piemonte, con scarsa presenza nel centro italia e nel sud. E a questo proposito, grazie ad un lavoro di ricerca di dottorato della dott.ssa Laura Coletti, sappiamo che il fabbisogno regionale toscano di trapianto pediatrico è stato stimato in 4-5 pazienti/anno.

PISA PUNTO DI RIFERIMENTO
In questo quadro di razionalizzazioni e maggiore distribuzione da realizzare in ottica di governo (come strategia) nazionale, Pisa è giĂ  un punto di riferimento e va solo migliorata. Fare un secondo polo a Firenze significherebbe togliere fondi a questo Centro e così destinarlo ad un peggioramento del servizio. Come dicevano i latini “Cui prodest“? (trad. a chi giova?).

Sicuramente non ai cittadini, sicuramente non all’Ă©quipe pisana che finora ha dimostrato grandi capacitĂ , sicuramente non alla cittĂ  di Pisa.

Come descritto nella nostra mozione parliamo di un Centro con 7 chirurghi e 2 epatologhe, un programma con un Coordinamento trapianti H24 costituito da 9 infermieri on-call, una degenza protetta di 16 posti letto (8 di sub-intensiva e 8 di degenza ordinaria), la terapia intensiva diretta dal Prof. Biancofiore con 12 letti in parte legati ai trapianti e, ultima ma non meno importante, l’integrazione di numerose competenze ed eccellenze aziendali, tra cui Radiologia e Radiologia Interventistica, Centro Trasfusionale, Laboratorio immunosoppressori, Endoscopia Digestiva, Malattie Infettive, Laboratorio di Virologia e altri ancora fino ai centri di consulenza presso il CNR-Fondazione Gabriele Monasterio.

E’ privo di qualsiasi senso mirato all’interesse collettivo depotenziare questo Centro per crearne un altro a Careggi e tra l’altro la duplicazione va contro lo stesso nuovo Regolamento per gli Standard Ospedalieri, Decreto Ministeriale n° 70/2015.

Spero che il Consiglio regionale ci ascolti e impegni la giunta a fermare questi disegni, puntando anzi a risolvere i problemi del Centro trapianti di Pisa, noti da tempo: la carenza di personale (dovuta ai tagli), l’obsolescenza strutturale e tecnologica (frutto sempre dei tagli) e le criticitĂ  organizzative in corso di donazioni multiple, che attualmente rappresentano un 30% circa dell’attivitĂ  di donazione regionale e che hanno condotto nel 2017 alla cessione di 19 organi.

QUALI GARANZIE ISTITUZIONALI SU PIOMBINO?

Nel Consiglio regionale del 14 marzo scorso l’aula ha approvato all’unanimitĂ  due atti legati alla situazione dell’ex Lucchini tra i quali il nostro, promosso dalla nostra Irene Galletti e introdotto con questo post. Per permettere l’approvazione dell’atto il nostro Giacomo Giannarelli ha dialogato con la maggioranza e raggiunto l’obiettivo tramite alcune piccole modifiche agli impegni che l’atto indicava per la Giunta regionale.

Grazie alla nostra azione la Giunta sa dal 14 marzo di dover attivarsi celermente nelle sedi opportune affinché

  • sia data comunicazione al Consiglio regionale in merito ai contenuti conoscibili dell’accordo preliminare di vendita di Aferpi a Jindal e in merito al nuovo piano industriale
  • sia attivato un confronto istituzionale dentro la “Commissione Costa” sulla diversificazione produttiva a Piombino
  • sia assicurata l’estensione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori ex Lucchini e anche ai lavoratori dell’indotto

In attesa che la Giunta guidata da Enrico Rossi ci faccia sapere quanto prima come ha attuato questi impegni, abbiamo letto con interesse della possibilitĂ  di un incontro il 6 aprile tra Jindal, le istituzioni (Regione inclusa quindi) e i sindacati in cui verrebbe prospettata “un’ipotesi di piano industriale su Aferpi”.

Per chi si fosse perso alcuni aggiornamenti, ad oggi sappiamo – sempre per via stampa – che la due diligence si è conclusa a fine marzo. Dato che al momento non ci risulta Jindal si sia tirato indietro deduciamo sia andata a buon fine, quindi potrĂ  chiudere l’acquisto di Aferpi e avviare un’attivitĂ  industriale nell’area che deve essere riassunta in quel Piano Industriale ad oggi ancora non arrivato alla Regione (visto che nessuno ci ha informato a riguardo).

Come alcune sigle sindacali siamo preoccupati dallo scenario “eterno ritorno” cui chi governa la Toscana e governava il paese ci ha abituato. Speriamo di non ritrovarci con ennesime conferenze stampa con foto di strette di mano, fiducie date a scatola chiusa su bozze di Piani industriali mirabolanti che poi la storia dimostrerebbe poco consistenti.

Piombino e la Toscana meritano altro.

Certo saremmo felici di leggere un Piano Industriale dove l’ipotesi altoforno è tramontata e l’occupazione è perlopiĂą salva, con degni ammortizzatori sociali per chi resterebbe escluso e una tutela analoga – come chiesto dal Consiglio regionale su nostra proposta – per i lavoratori delle aziende dell’indotto eventualmente danneggiate dagli sviluppi dell’Ex Lucchini. Ma lì la partita è ormai soprattutto nelle mani del futuro nuovo proprietario Jindal.

Mentre vorremmo capire quanto prima quali garanzie vogliono dare lo Stato e la Regione sui grandi temi dimenticati negli ultimi tre anni: bonifiche (quelle vere dell’area a caldo ad un passo dal centro cittĂ ), energia, SS398, conclusione dei lavori del PRP in ottica strategica nazionale e diversificazione produttiva.

Noi siamo come sempre disponibili a fornire il nostro contributo a riguardo, a tutti i livelli istituzionali.

PSICHIATRIA TOSCANA

Ledo Gori e Enrico Rossi in una delle rare immagini disponibili in rete

Oggi il capo gabinetto del Presidente della Regione Toscana doveva recarsi davanti al Giudice delle Udienze Preliminari (GUP). Il Giudice avrebbe dovuto decidere se accettare o meno la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Pisa per: lui, Ledo Gori, uno psichiatra dell’ASL 5 e Direttore della REMS di Volterra, Alfredo Sbrana, e il direttore sanitario dell’Asl Nord Ovest, Mauro Maccari. Reato ipotizzato dalla Procura: corruzione.

Secondo quanto abbiamo appreso dalle agenzie, il GUP avrebbe rinviato l’udienza al 4 giugno. Aspettiamo quindi quella data e le evoluzioni giudiziarie di questa storia per capire come andrĂ  a finire. Certo è che se l’accusa fosse confermata fino ad arrivare in giudizio con eventuali condanne, ci troveremmo di fronte al racconto di un sistema torbido, dove le scelte non sono fatte per l’interesse collettivo, seguendo logiche politiche e partitiche che non permettono alla nostra regione il pieno sviluppo delle sue eccellenze. Un sistema torbido che forse include anche quel mondo del finanziamento delle campagne elettorali sul quale il Presidente dell’ANAC ha chiesto maggiori strumenti e poteri di controllo; richiesta che chiediamo a Rossi di sostenere come Presidente della Regione Toscana anche nell’ottica di quell’aggiornamento del Piano Anticorruzione del quale gli abbiamo giĂ  chiesto conto.

Per capire comunque bene di cosa sto parlando, torno ai fatti descritti sui giornali in merito a questo caso toscano.

Secondo l’accusa della Procura Ledo Gori avrebbe raccolto voti nella campagna elettorale regionale 2015 per il consigliere uscente Ivan Ferrucci (poi non eletto) anche tramite la richiesta esplicita – intercettata telefonicamente dalla Guardia di Finanza – allo psichiatra dell’allora ASL 5 di “votare e far votare” quel consigliere regionale uscente.

Questo avvicinamento di Gori a Sbrana, sempre secondo l’accusa (a quanto si apprende dalla stampa), avrebbe avuto come contropartita personale un favore realizzato attraverso Maccari.

All’epoca dei fatti Maccari era Commissario nell’ASL di Pisa, prima della nascita – per la riforma Saccardi Rossi da noi ampiamente criticata – della macro ASL Toscana Nord Ovest di cui è oggi Direttore Sanitario.

In qualitĂ  di Commissario, Maccari avrebbe potuto attribuire tramite delibera l’incarico di primario facente funzioni dell’U.O. Psichiatria, ruolo lasciato libero nel 2014 per un pensionamento. Ma proprio nel 2015 sceglie di realizzare una selezione interna, vinta poi da Sbrana.

Secondo l’accusa la selezione fatta in un certo modo servì al presunto scopo illecito e come prova di ciò la Procura ha portato agli atti anche una telefonata dove Sbrana “commenta con soddisfazione la decisione di Maccari di inserire tra i requisiti richiesti alcuni titoli ed esperienze che solo lui possiede” (fonte Il Tirreno, 3 aprile 2018).

Tentando quindi una sintesi: l’attuale capo di gabinetto del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, suo innegabile uomo di fiducia, avrebbe cercato voti per un candidato (Ivan Ferrucci, poi non eletto) promettendo anche ad uno psichiatra dell’ASL 5 di farlo diventare facente funzioni primario dell’U.O. di psichiatria in cambio del suo voto e di quelli a lui in qualche modo legati, il tutto sfruttando la sua capacitĂ  di orientare le nomine in sanitĂ , facendo leva sull’allora Commissario (oggi Direttore Sanitario della macro ASL Toscana Nord Ovest) che anzichĂ© nominare qualcun altro per quel ruolo ha fatto una selezione pubblica cucita su misura per lo psichiatra prescelto.

Tutto questo, bene chiarirlo ancora una volta, secondo l’accusa mossa dalla Procura di Pisa.

Sicuramente una vicenda di psichiatria toscana. Ci diranno i giudici se illegale o meno.

TUTELIAMO BIDELLE E BIDELLI PRECARI!

foto di Regione Toscana

Ogni genitore con figlia o figlio all’asilo nido conosce e riconosce l’importanza degli “Esecutori dei servizi prima infanzia” (quelli/e che una volta si chiamavano “bidelli/e”).

Parliamo di persone che hanno la fondamentale funzione di collaborare con il personale educativo supportandolo nelle attività con i bambini e le bambine, di curare la pulizia e la sanificazione di arredi e attrezzature, di riordinare gli spazi interni ed esterni nonché di curare la sorveglianza, la sicurezza e l’assistenza dei piccoli utenti di questo servizio pubblico fondamentale.

Per poter accedere al ruolo di esecutore dei servizi prima infanzia ci sono due strade. La prima è il concorso pubblico comunale che si tiene circa ogni anno e consente l’inserimento nelle graduatorie per le supplenze, quindi produce una assunzione “precaria” per brevi sostituzioni sotto i 15 giorni. La seconda strada è la selezione pubblica per titoli e punteggio indetta sempre dal Comune tramite il Centro dell’impiego che consente invece l’inserimento in una graduatoria da cui verranno fatte le assunzioni con contratto a tempo indeterminato e determinato (sostituzioni lunghe).

ARRIVA LA LEGGE, ARRIVA IL PROBLEMA
Per l’inserimento in questa graduatoria per l’assunzione a tempo indeterminato e determinato “periodi lunghi”, la normativa vigente (regionale e nazionale) ha pensato di indicare come elemento che costituisce punteggio preferenziale e determinante: l’anzianità di disoccupazione, il carico di famiglia ed il reddito individuale (non calcolato in base all’ISEE).

Questo penalizza chi si è inserito/a nelle graduatorie comunali per le supplenze temporanee, per un cortocircuito normativo-amministrativo molto italico.

In pratica queste persone in molti casi hanno un’anzianità di servizio di molti anni, precaria, non valorizzata da questo quadro normativa, e per di più se magari lavorano per un solo giorno nel periodo di pubblicazione del bando risultano occupate e non possono usufruire del punteggio relativo alla disoccupazione!

Oltre il danno e la beffa c’è pure dell’altro: queste lavoratrici e questi lavoratori precari da anni sono anche quasi sempre in fondo alla graduatoria realizzata tramite il Centro per l’impiego. Tra i motivi anche il fatto che ad esempio i Centri per l’Impiego gli dimezzano il punteggio se hanno figli sopra i 18 anni anche se ancora sono in carico alla famiglia.

LAVORI? TI PENALIZZO
Dulcis in fundo l’incredibile scelta di utilizzare il “reddito” calcolato su base individuale (e non l’ISEE) come requisito di punteggio preferenziale. Una scelta a dir poco discutibile visto che così si premia chi non ha mai lavorato (e ha reddito zero o molto basso) a discapito di chi magari si è preso un minimo salario proprio lavorando in modo precario come Esecutore di servizi nell’asilo nido!

Questa situazione è inaccettabile e per questo abbiamo presentato un atto di indirizzo che impegna la giunta regionale ad adoperarsi presso tutte le sedi istituzionali, comunali, regionali, parlamentari, governative, ministeriali, nelle forme e nei modi più opportuni, per trovare una soluzione definitiva che tuteli e valorizzi gli esecutori dei servizi educativi comunali assunti per le supplenze e che permetta a queste persone di non essere penalizzate nelle graduatorie comunali per l’assunzione a tempo indeterminato.

***AGGIORNAMENTO***

La mozione è stata approvata dal Consiglio regionale, il 18 aprile!

Un’altra vittoria dei cittadini per i cittadini

VITTORIA M5S: FONTANELLI D’ACQUA POTABILE GRATUITA IN OSPEDALI E CASE DELLA SALUTE!

Dopo cinque mesi di melina, il Consiglio Regionale ha approvato all’unanimitĂ  la nostra proposta di impegnare la giunta regionale a promuovere l’uso dell’acqua potabile di rubinetto, a partire dalla strutture sanitarie, garantendo una distribuzione adeguata e accessibile.

In un’ottica di economia circolare volevamo ridurre al minimo la produzione di rifiuti e permettere la disponibilitĂ  di acqua in modo gratuito proprio in quelle strutture dove i cittadini vanno per necessitĂ : gli ospedali, le case della salute e i presidi sanitari territoriali.

E ci siamo riusciti!

Una vittoria del Movimento 5 Stelle che realizza così un altro tassello del nostro programma elettorale dedicato all’acqua.

Aspettiamo l’attuazione della giunta regionale di questo indirizzo importante, che lascia presagire un futuro dove spariranno le migliaia di bottigliette d’acqua vendute ogni giorno a pazienti, loro familiari e cari e personale sanitario negli ospedali toscani, nelle Case della Salute e nel resto dei presidi sanitari regionali.

In sostituzione delle bottigliette ci saranno fontanelli d’acqua potabile come quelli che giĂ  da tempo i cittadini toscani hanno imparato a conoscere e usare in molti comuni.

Proprio il 22 marzo scorso Acque Spa ha festeggiato i dieci anni del progetto “Acqua di alta qualitĂ ” con cui ha attivato 54 impianti nel Basso Valdarno, dopo la felice esperienza del primo impianto pubblico per la distribuzione appunto di “acqua ad alta qualitĂ ” nel Comune di Pescia. Ecco, pensate che secondo i dati forniti dal gestore i 54 fontanelli hanno erogato gratuitamente 38 milioni di litri di acqua, facendo risparmiare ai cittadini che se ne sono serviti ben 8 milioni di euro l’anno! Senza dimenticare che nel solo 2017 questo progetto ha fatto risparmiare alla Toscana e al pianeta 25 milioni di bottiglie, pari a 1000 tonnellate di plastica. E questo aver fatto a meno di quelle bottiglie significa aver potuto ridurre di 2.324 tonnellate la Co2 emessa in atmosfera e risparmiato al pianeta tonnellate e tonnellate di idrocarburi, ossidi di zolfo, azoto e monossido di carbonio che vengono usati per produrre quelle bottiglie e portarle fino al punto vendita.

Come abbiamo avuto modo di dire giĂ  in passato, la plastica rappresenta una delle principali fonti di inquinamento, soprattutto marino. Abbiamo ancora davanti agli occhi quel titolo di giornale col quale si annunciava che il CNR Ligure aveva identificato proprio nel tratto tra Capraia e Gorgona la piĂą alta concentrazione di plastiche di tutto il mare italiano.

Dovevamo reagire, fare qualcosa. E l’approvazione di questa mozione, garantita anche dall’accogliemento dell’emendamento richiesto dall’aula, è un primo importante risultato per ridurre quelle 82mila tonnellate di plastiche che ogni anno noi toscani “buttiamo via”.

60 GIORNI ALLA SCADENZA. CORAGGIO! LA TUA SCUOLA HA BISOGNO DI TE

Mancano due mesi alla scadenza di “Facciamo Scuola, l’iniziativa con la quale Studenti, insegnanti, genitori, dirigenti scolastici possono proporre di finanziare progetti legati ad una scuola del territorio e ricevere il contributo grazie al taglio degli stipendi dei consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle.

I progetti raccolti, lo ricordiamo, verranno selezionati e votati online su base regionale dagli iscritti a Rousseau e ogni finanziamento avrĂ  il valore di massimo 10.000 euro.

Su “Facciamo Scuola” il nostro gruppo consiliare destinerĂ  40 mila euro, favorendo quindi un massimo di quattro interventi.

Siccome questa iniziativa nazionale estende di fatto quel nostro Restitution “Scuole Sicure” dove abbiamo destinato 120mila euro risparmiati dal taglio dei nostri stipendi e dei rimborsi non rendicontati, con una certa soddisfazione possiamo dire che entro quest’anno il Movimento 5 Stelle Toscana avrĂ  dato 160 mila euro per le scuole toscane, aiutandole in iniziative necessarie (dagli interventi di adeguamento sismico all’acquisto dell’allarme per scongiurare i continui furti) cui la politica finora, tramite le istituzioni, non aveva saputo dare la risposta opportuna e richiesta.

Come abbiamo detto altre volte: l’esempio vale piĂą di mille parole.

Quindi studenti, insegnanti, genitori, dirigenti scolastici cliccate qui per leggere il bando “Facciamo Scuola e proponete qui di finanziare quei progetti che possono rendere migliore la qualitĂ  della vita nella scuola che vi vede coinvolti!