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DOMANI ALLA PROVA D’AULA SU CONFLITTO D’INTERESSE IN SANITA’. NOI NON DIMENTICHIAMO INCHIESTA PASIMAFI

Domani al voto la nostra proposta di risoluzione sul conflitto di interesse in sanità, scaturita dopo l’inchiesta Pasimafi che ha portato all’arresto Guido Fanelli e altre 18 persone.

PD e Rossi hanno tardato di un mese il voto su questo atto, ma domani saremo alla prova d’aula: dopo l’inchiesta PASIMAFI serve un confronto e approfondimento franco sul tema conflitto di interesse in sanità, dal quale emergano misure per scongiurare quanto accaduto, a tutela della salute pubblica. Guido Fanelli lanciò qui in Toscana il 22 gennaio 2016 la rete dei Centri Hub al centro dell’inchiesta, quel ‘Network del dolore’ chiamato PINHUB che ha tre nodi nella nostra regione. La magistratura farà il suo corso, alla politica il compito di imparare le lezioni prima di arrivare al terzo grado di giudizio.

La parte toscana della vicenda coinvolge un medico facente funzioni di primario a Careggi, due importanti aziende farmaceutiche toscane (Molteni Farmaceutici e Menarini) e alcune figure coinvolte nelle indagini sono manager di aziende che hanno avuto commesse anche col sistema sanitario regionale.

Parliamo di una vicenda intollerabile dove ignari pazienti che chiedevano terapia del dolore sono stati sottoposti a sperimentazioni illegali, per lucro. Parliamo di persone fragili, spesso malate di cancro. Se il profitto sul dolore è di per sé discutibile, in questo caso siamo ad un livello successivo, metro della degenerazione etica che sta investendo la sanità non schermata da certi appetiti.

Come Movimento 5 Stelle continueremo a difendere il bisogno di una sanità pubblica autorevole e immune da questi appetiti. Bisogna invertire la rotta PD – Rossi che sta sempre più consegnando la nostra salute nelle mani dei privati e delle loro logiche.

IRENE GALLETTI
ANDREA QUARTINI

AMIANTO. PIANO REGIONALE ANCORA IN ELABORAZIONE E A FIRENZE ITI DA VINCI E’ SOLO PUNTA ICEBERG

“Da quanto siamo nelle istituzioni la battaglia per liberare gli edifici pubblici dall’amianto è stata una nostra priorità. La tutela del diritto alla salute viene prima di tutto. Quando si parla di tutela della salute non si può parlare di risarcimento del danno alla salute già avvenuto. Un principio consolidato in tutti gli ordinamenti delle democrazie moderne è quello della prevenzione. Uno Stato si deve attivare prima di un danno alla salute, non aspettare di intervenire dopo dicendo ‘dimostrami che hai avuto un danno alla salute’. Studenti e docenti devono poter entrare a scuola senza pericoli – ha proseguito il Cinque Stelle – e se ci fa piacere che dopo tanta insistenza si demolisca la struttura in amianto dell’ITI Da Vinci, chiediamo però che prima della demolizione siano fatti sopralluoghi e campionature. Perché se un domani qualcuno che ha vissuto la quotidianità di quella struttura rileverà un danno alla salute solo così potrà ottenere giustizia. Certo noi ci auguriamo che il danno non ci sia, ma le Istituzioni devono farsi garanti sia del rimedio al problema sia della possibilità per i cittadini di avere giustizia.

Segnaliamo al Sindaco di Firenze che comunque la situazione amianto non si ferma all’ITI Da Vinci. Stamattina Nardella mi replicava in tv che sono rimaste solo due le scuole fiorentine con amianto. A noi risulta che fino a sei mesi fa fossero undici. Se in sei mesi Nardella ne ha bonificate nove ci fa piacere ma vogliamo vedere gli atti ufficiali. Io non mi fido, purtroppo di solito quando un esponente del Partito Democratico parla mente. Ma al netto della mia legittima sfiducia avvalorata dai fatti mi auguro di trovarmi nell’eccezione che Nardella abbia detto il vero. Ce lo dimostri e ne saremo felici”.

ALFONSO BONAFEDE

“Gli studenti dell’ITI DA Vinci, per fare i lavori, verranno spostati in una struttura adiacente dove però c’è amianto. Abbiamo chiesto più volte di poter fare verifiche tramite enti terzi, ma ARPAT e Comune hanno sempre parlato di misurazioni nei limiti della norma. A me il dubbio resta, sia come genitore di persone andate in quella scuola sia da ex studente. Io a questa amministrazione non credo e vorrei poter far analisi in contraddittorio”.

GIAMPIERO PALAZZO
consigliere M5S Quartiere 4 Firenze

“La questione salute e amianto non è rimandabile. La medicina ha già chiarito da tempo che l’amianto può generare una patologia cronica, l’asbestosi e che non esiste un tipo di tumore, il mesotelioma, senza esposizione ad amianto. Basterebbe questo per far approntare un servizio di sorveglianza medica a chi è stato esposto e avviare con urgenza la bonifica di tutte le strutture con amianto. Invece ad oggi abbiamo interi edifici pubblici – palestre, uffici postali, caserme, case popolari e anche scuole – con l’asbesto, riuscire a bonificarli, e non semplicemente ad isolare l’asbesto, è un dovere istituzionale. Eppure la maggioranza al governo temporeggia, pensate che il Piano Regionale Amianto è ancora in elaborazione. La nostra scuola è tra le peggiori d’Europa per strutture il fatto che ci siano ancora 106 edifici con amianto, nella sola Provincia di Firenze, rende il metro di un problema di governo serio. Non si può più accettare che la politica ritardi le bonifiche giustificandosi con problemi di bilancio. I soldi per questo si devono trovare, magari rinunciando ad altro. Per parte nostra noi consiglieri regionali M5S abbiamo lanciato pochi giorni fa la nostra seconda restituzione: 120 mila di nostri stipendi e rimborsi non rendicontati che gli iscritti toscani hanno scelto di destinare proprio all’edilizia scolastica. Ci contattino i dirigenti scolastici di queste strutture e, seppur con questo poco, cercheremo di dare il nostro contributo”.

ANDREA QUARTINI

“#OBIETTIVOLEGALITÀ” FA TAPPA A SESTO FIORENTINO. E LANCIAMO LA CALL TO ACTION SU BENI CONFISCATI

Prosegue il percorso formativo M5S “Obiettivo Legalità” con la tappa di domani a Sesto F.no (ore 9:30 Comune di Sesto F.no P.zza Vittorio Veneto, 1).

Nell’occasione saranno affrontate le tematiche: interdittiva antimafia, report gioco d’azzardo legale e illegale con la mappa delle collusioni con la criminalità organizzata e la normativa sulla distanza minima delle sale slot dai luoghi sensibili. Al termine dell’incontro riservato a portavoce M5S e attivisti è prevista una conferenza stampa sulla chiamata all’azione (“Call to action”) sui beni confiscati e assegnati in Toscana.

In Toscana abbiamo numerosi beni confiscati alla malavita organizzata. 54 di questo sono stati assegnati alle amministrazioni e da cittadini attivi vogliamo verificare se tutto è andato secondo norma di legge. Questi beni devono essere restituiti alla collettività nella veste di uso sociale. Ci attiveremo su tutti i territori coinvolti per verificarlo.

Interverranno insieme a me, Pietro Cavallo, Andrea Quartini, Renato Scalia e Maurizio Pascucci.

GABRIELE BIANCHI

REGIONE RISPONDA SU CAVA PATERNO. MESSA IN SICUREZZA DOVEROSA QUANTO VERITÀ SU RESPONSABILITÀ POLITICHE

Abbiamo portato il caso Cava Paterno in Consiglio regionale con una interrogazione.

“Chi inquina paga” è principio normativo, ma a Cava Paterno hanno inquinato i privati, alcune persone sono morte forse per le esalazioni di quel sito, e a pagare il conto è lo Stato.

Giusto mettere in sicurezza il sito quanto prima a tutela della salute pubblica – dato che Università di Pisa e ARPAT definirono anche un pericolo radioattività per lavoratori e residenti nei pressi del sito – anche se servono a poco i 150mila euro regionali dati due anni fa se non arriveranno i 5 milioni chiesti al Ministero. Ma la gestione amministrativa del presente non può diventare pietra tombale dell’accertamento delle responsabilità politiche su questo buco nero del traffico illecito di rifiuti che ha macchiato la Toscana, coinvolgendo società pubbliche e private del sistema regionale, fino a includere nel quadro il coinvolgimento della malavita organizzata.

Tra il 1999 e il 2000 ARPAT dichiarò che a Cava Paterno c’erano “smarino proveniente dai lavori dell’Alta Velocità ed altri fanghi sempre connessi con quei lavori”, materiali solo parzialmente bonificati. Eppure il 17 dicembre 2012 le Province di Firenze, Prato e Pistoia inserirono “l’impianto” nel Piano Interprovinciale dei rifiuti, ufficialmente per “smaltire amianto”.

Un atto arrivato nonostante la battaglia pluriennale del consigliere comunale Stefano Chemeri, successivamente deceduto insieme alla moglie per tumore, che invano denunciò esalazioni tossiche dal sito e in un esposto arrivò persino ad attribuire l’assenza di verifiche puntuali da parte delle istituzioni ad interessi di gruppi societari “privati e pubblici legati al Partito dei Democratici di Sinistra”.

La prima ispezione all’impianto dopo il suo inserimento in un quadro di interesse pubblico – il Piano Interprovinciale – arrivò l’8 luglio 2013. ARPAT e Corpo Forestale dello Stato confermarono i rilievi di Chemeri e del resto della cittadinanza preoccupata: ‘1300 sacchi di polverino 500 mesh’ proveniente da una ‘ditta della Provincia di Massa Carrara’, un capannone di 4000mq con ‘vario materiale non identificato’ e uno ‘stato di degrado dell’area’ dove dichiararono di ‘non poter escludere la presenza anche di manufatti interrati e di zone impermeabilizzate’. Proprio ieri la Direzione Distrettuale Antimafia di Genova ha disposto 7 avvisi di conclusione dell’indagine sui sacchi di polverino mesh – che nel tempo portò al sequestro di tutti i siti di provenienza o utilizzo del materiale trovato in quei 1300 big bag – e due di questi avvisi hanno raggiunto gli ex proprietari della discarica (Lanciotto e Tullia Ottaviani), già condannati dal Tribunale di Firenze il 24 novembre socrso per la mancata bonifica e messa in sicurezza del sito.

Siamo fiduciosi nel lavoro della magistratura sul quadro penale di questa storia, incluso il rapporto tra la società di Ottaviani e Giovanni Gugliotta – imprenditore che secondo gli inquirenti sarebbe stato raccordo tra la prima e alcuni clan camorristici – ma riteniamo che ai cittadini debba interessare anche l’incredibile zona grigia pubblica raccontata da questa storia.

Nel 2010 entra nella vicenda Cava Paterno una società con anche capitale pubblico che acquisì il sito e pagò in larga parte i debiti dell’impresa dei Tulliani: la Produrre Pulito spa. Questa società era partecipata dal Comune di Sesto Fiorentino e da altri soci privati tra i quali già la STA spa. Nel 2013 la compagine cambiò con l’ingresso al 22,32% di CONSIAG spa – partecipata da 23 comuni della Provincia di Firenze – e soprattutto di INFRA al 52,13%, di proprietà di Cooplat e della stessa STA spa. In quest’ultima, simil scatole cinesi, ci sono diverse ‘società di sistema’ toscane: una holding di Unieco e Castelnuovese, Banca Etruria (9,5%), Monte Paschi di Siena (12,15%) e di nuovo Cooplat al 9,5%. STA spa è talmente società di sistema che la ritroviamo in quella SEI Toscana, gestore unico dei rifiuti ATO Toscana sud, finito nella maxi inchiesta penale sulla gara del servizio, per il quale ieri l’ANAC ha chiesto la proroga del commissariamento di altri 9 mesi.

Ebbene proprio questa società nel 2016 ha acquisito il 100% della Produrre Pulito spa, referente per Cava Paterno.

Tutto lascerebbe pensare al muoversi di un sistema, quello toscano appunto, rispetto a quella che si è dimostrata essere una bomba ecologica a danno della salute dei cittadini.

Il minimo a questo punto è avere risposta dalla giunta regionale sui punti cardine di questa storia: perché la Regione non ha presentato denuncia alle autorità davanti a questo quadro noto dal 1999 e perché Cava Paterno fu inserita come discarica di rifiuti urbani nel Piano interprovinciale dei rifiuti, restandovi nonostante i rilievi di ARPAT. Infine chiediamo a Rossi e PD uno sforzo di onestà intellettuale: ci dicano cosa sanno sul coinvolgimento di queste aziende di sistema regionali in un investimento quantomeno discutibile.

E visto che il principio normativo è “chi inquina paga”, ci spieghino infine se, finita la bonifica, sarà attivata un’azione di rivalsa verso la proprietà privata responsabile della contaminazione.

GIACOMO GIANNARELLI
GABRIELE BIANCHI

RADDOPPIO LUCCA-PISTOIA. CONTAMINAZIONE STORICA A PIEVE A NIEVOLE, AVEVANO RAGIONE I CITTADINI

In un’area del cantiere del raddoppio ferroviario Pistoia – Lucca, nel Comune di Pieve a Nievole, c’è una contaminazione storica. Secondo la società CEMES spa, titolare dell’appalto, si tratterebbe di materiali di demolizione di varia natura presenti nel sottosuolo di ‘tre aree in prossimità delle ex Officine Minetti’. Lo scrive la giunta regionale nella risposta ad una nostra interrogazione protocollata due mesi fa, su input dei cittadini.

Nessuna conferma sul prelievo ASL di campioni dal “fosso Nievolina” né, scrivono le assessore Fratoni e Saccardi, della bomba di 40 cm della seconda guerra mondiale che sarebbe stata fatta esplodere l’11 aprile scorso.

Eppure, su quest’ultimo punto ci incuriosisce che l’allegato alla risposta (la nota firmata dal Direttore del Dipartimento Prevenzione dell’ASL Toscana Centro) sembrerebbe contraddire le due esponenti della giunta PD-Rossi, quando segnala che “La CEMES […] ha sospeso “attività di bonifica bellica” nell’area interessata”. Ma come? Una pagina sopra Fratoni certifica che il suo Assessorato non ha rilevato elementi per confermare la veridicità” della notizia e poi nell’allegato la ASL ci dice che l’azienda ha sospeso la bonifica bellica?

Attendiamo in sede di Conferenza dei Servizi i risultati sugli inquinanti rinvenuti a Pieve a Nievole e speriamo che quella di CEMES spa non sia stata una valutazione approssimativa od ottimista.

Rileviamo comunque che PD e Rossi insistono con un atteggiamento ambiguo sul raddoppio Pistoia Lucca. Leggendo l’ultimo documento di programmazione il tratto di Montecatini resta infatti a binario unico. Ecco perché il 12 aprile ci bocciarono la richiesta di almeno due progetti alternativi e l’attivazione del Tavolo tecnico promesso.

La Regione a guida PD – Rossi continua a dimostrare di avere difficoltà di concertazione con RFI a tutela dei cittadini.

GIACOMO GIANNARELLI

22 MILIONI PERSI NEL CREAF E … REGIONE RILANCIA CON ALTRI TRE!

Dopo quanto sta avvenendo sul CREAF c’è ancora qualche cittadino toscano che crede nella buona fede del Partito Democratico e di Enrico Rossi?

Nel novembre 2015 Ciuoffo ci rispose in aula che si era “ad un passo dall’avvio delle attività” del CREAF. Poi il fallimento e la richiesta di riprenderci almeno 11 dei ventidue milioni di fondi pubblici sperperati in quel pozzo senza fondo. Poteva fermarsi lì ma il nostro “Fassino” toscano, profeta al contrario, è andato oltre: come un pokerista incallito, davanti al tracollo del CREAF non si ritira ‘dalla mano’ ma ‘rilancia’ coi soldi nostri.

L’assessore regionale Ciuffo guidava l’urbanistica del Comune di Prato negli anni in cui si chiudeva il Protocollo d’intesa tra l’ente, la Provincia di Prato e la Regione proprio su questo progetto. E a 12 anni da quell’intesa gli esiti sono stati oggettivamente disastrosi. In qualsiasi altro paese europeo le figure politiche coinvolte in questo scempio – da Rossi fino a Biffoni – si sarebbero dimesse con tanto di scuse ufficiali ai cittadini, per primi i pratesi che da soli ci hanno rimesso 900 euro a testa. E invece ecco la sfrontatezza della giunta PD-Rossi: rilancia con 3 milioni pubblici da investire sempre nel progetto “Centro per la ricerca e l’alta formazione a servizio del distretto tessile pratese” e per fare cosa? Ricomprarsi l’immobile CREAF che è andato all’asta.

A questo punto ci viene il dubbio che in quello stabile di Via Galcianese ci sia qualche miniera d’oro sotterranea che finora conoscono solo gli esponenti PD. Altrimenti non c’è logica in grado di giustificare passato, presente e futuro preventivato dalla giunta regionale su quell’immobile.

Lo stabile di Via Galcianese veniva valutato 20 milioni nei bilanci della società in fallimento, ora con l’asta pare arrivi sì e no a 7 milioni. Praticamente la Regione vorrebbe autodichiarare la sovrastima riprendendolo per un valore addirittura inferiore a quello pagato dodici anni fa da CREAF per acquistarne la proprietà. Una mossa che, bene ricordarlo, avvenne ad un anno dall’asta attraverso la quale la privata Viscotex se l’era preso per una cifra inferiore di ben 3 milioni di euro.

E’ un dovere di buona e corretta amministrazione far chiarezza sugli ultimi atti della giunta PD-Rossi in relazione al CREAF: la decisione 16 del 3 aprile 2017 e l’ultima variazione di bilancio in approvazione in questi giorni, quella degli altri 3 milioni nel pozzo senza fondo del CREAF. Uno scempio reso ancora più grave dal fatto che mentre PD e Rossi trovano 3 milioni da buttare nel CREAF scrivono nero su bianco di voler ritardare al 2018 ogni misura di sostegno al reddito delle centinaia di migliaia di toscani in povertà assoluta.

GABRIELE BIANCHI

12 MILA ECOGRAFIE E 1500 RISONANZE AI PRIVATI QUANDO MACCHINARI ASL NON USATI A PIENO REGIME?

L’ASL Toscana Nord Ovest ha deciso di far fare ai privati 12 mila ecografie e 1500 risonanze magnetiche. Spesa prevista annuale: 800mila euro. Il tutto con i macchinari a disposizione del servizio pubblico fermi dopo 6 ore giornaliere d’uso. Ammettiamo che in quest’epoca da fine impero PD e Rossi stanno veramente raggiungendo vette di originalità nello sperpero del denaro pubblico, ma a Saccardi servirà più dell’estro retorico per giustificarci in aula questa scelta.

Studi di Health Technology Assessment (HTA) dimostrano che esternalizzare è più costoso che assumere personale dedicato, peraltro favorendo l’occupazione. La scienza ci assiste quindi nel definire irrazionali e irragionevoli le scelte di privilegiare il privato rispetto al pubblico, in ambito sanitario.

Del resto nel caso specifico dell’ASL Toscana Nord Ovest le stesse organizzazioni sindacali hanno dichiarato la disponibilità degli operatori sanitari a raddoppiare l’orario di prestazione, passando dalle 6 ore giornaliere a 12 o più, includendo anche l’estensione a sei o sette giornali a settimana.

Solo al duo PD – Rossi poteva venire in mente in questo quadro di tirar fuori dal cilindro il maxi regalo da quasi un milione di euro l’anno ai privati che offrono diagnostica per immagini. Scelta da fine impero appunto, che dobbiamo fermare con una mobilitazione immediata della cittadinanza.

ANDREA QUARTINI

SETTANTASETTE INCENDI IERI MA IN TOSCANA UN VIGILE DEL FUOCO OGNI 14.526 ABITANTI. REGIONE PREMA IL PARLAMENTO SU RISOLUZIONE ‘FIANO’

I settantasette incendi di ieri dimostrano quanto abbiamo bisogno dei Vigili del Fuoco. Peccato che in Toscana ne abbiamo uno ogni 14.526 abitanti, quattordici volte meno della media europea, e nei capoluoghi di provincia è persino difficile arrivare a due squadre operative al completo.

Questo è il frutto di anni di smantellamento del corpo nazionale, vessato da turni massacranti e stipendi inadeguati, uniti ad un nodo da sempre non sciolto: quello del precariato.

Sono 16mila in Italia i Vigili del Fuoco discontinui, ovvero quelle figure formate che possono lavorare massimo 14 giorni consecutivi e 160 giorni l’anno al servizio delle nostre comunità. Si potrebbero stabilizzare, dando un segnale chiaro ma l’atto di indirizzo sul tema giace da gennaio nei cassetti del Parlamento dopo l’approvazione in Commissione.

La Regione Toscana deve accodarsi a tutte quelle regioni che stanno chiedendo con forza di rendere operativo questo atto, la cosiddetta “risoluzione Fiano”, per la stabilizzazione dei Vigili del Fuoco precari.

Auspichiamo condivisione martedì in aula su questa mozione.

GABRIELE BIANCHI
IRENE GALLETTI

PD DICE NO ALLA MORATORIA SU FORNI CREMATORI. EPPURE PIT CHIARO: NON NE SERVONO ALTRI

Il Consiglio Regionale ha bocciato la nostra proposta di una moratoria su nuovi impianti di cremazione fino all’approvazione del nuovo Piano regionale di coordinamento.

Probabilmente il Partito Democratico vuole altri forni crematori in Toscana benché il PIT che ha votato nel 2015 indicasse i nove presenti come sufficienti a soddisfare una domanda che nella nostra regione è ferma al 10,7%. Una scelta irresponsabile, anche perché con queste premesse normative e senza il Piano Regionale di coordinamento dei crematori ci chiediamo su quali basi si stanno autorizzando o si autorizzeranno nuovi impianti.

Il malgoverno PD su questo tema genera situazioni di conflitto con la popolazione, preoccupata dall’impatto inquinante di questi impianti. E il voto dei Consiglieri regionali del Partito Democratico non farà che acutizzare questa situazione. Lo vedo in prima persona nella città in cui vivo, Carrara, che ha un impianto recentemente autorizzato dalla Regione senza appunto un quadro normativo tale da giustificare l’operazione. I cittadini di Avenza, prossimi a questo forno crematorio sono giustamente preoccupati, al pari di quelli di Prato o Pistoia legati ad iniziative simili operate da amministrazioni del Partito Democratico.

E dire che una soluzione ci sarebbe, ma il PD e il resto dei partiti in Consiglio regionale la bocciarono proprio un anno fa: avevamo proposto di puntare sulla cremazione a freddo, tecnica usata nel nord Europa capace di annullare impatto ambientale e sanitario. Una scelta talmente efficiente, sostenibile e avanzata da non poter incontrare il voto favorevole di forze politiche vecchie dentro come PD, affini e partiti di pseudo opposizione. Lo faremo noi quando i toscani ci daranno la maggioranza alle prossime elezioni.

GIACOMO GIANNARELLI

RESTITUTION DAY: 120 MILA EURO PER METTERE IN SICUREZZA SCUOLE O ASILI. ECCO COME CHIEDERLI

Secondo Restitution day toscano oggi a Firenze. Abbiamo lanciato l’iniziativa per assegnare all’edilizia scolastica 120 mila euro tagliati dalle nostro indennità e dai rimborsi non rendicontati, quindi eccedenti rispetto al metodo M5S. Erano con noi oggi per questo Restitution Day Luigi Di Maio e Francesco De Pasquale, candidato sindaco M5S per Carrara.

Come saprete nel Movimento 5 Stelle esiste un metodo di gestione delle indennità e dei rimborsi che le regioni erogano in favore dei consiglieri regionali. Di quanto ci viene dato ogni mese, noi tratteniamo solo 5mila euro lorde e i rimborsi di mandato effettivamente giustificati con scontrini e fatture. Un tempo trovavate questi scontrini sul nostro sito web movimento5stelletoscana.it, ora li trovate sul sito nazionale M5S Tirendiconto.it.

Ricorderete forse il nostro primo Restitution day toscano: 100 defibrillatori donati 10 per provincia ad associazioni, società sportive, comuni dove mancava questo prezioso salvavita. Abbiamo girato la toscana in lungo e in largo per le consegne ed è stata un’iniziativa che ci vede orgogliosi.

In un anno da allora abbiamo messo da parte altri 120mila euro e il 4 maggio abbiamo chiesto agli iscritti M5S toscani di decidere dove destinarli tra cinque priorità la nostra restituzione: le priorità erano edilizia scolastica, manutenzione strade provinciali, assegni di ricerca universitari, tutela e valorizzazione beni monumentali e fondo per l’autorità per la partecipazione. I duemila iscritti toscani che hanno partecipato alla consultazione hanno scelto di aiutare coi nostri 120mila l’edilizia scolastica.

L’80% delle scuole toscane non rispetta le norme antisismiche, circa la metà degli istituti è senza certificazione antincendio e ancora oggi in alcune zone della regione – come Aulla – gli studenti fanno lezione nei container. Abbiamo istituti dove non si possono sbattere le porte perché altrimenti l’amianto si disperde nell’aria e strutture dove studenti, docenti e personale ATA convivono con transenne e aree inagibili. Ho realizzato personalmente decine e decine di sopralluoghi nelle strutture toscane e come Movimento 5 Stelle abbiamo ottenuto un’importante vittoria politica nel riconoscimento dell’edilizia scolastica come priorità regionale. Purtroppo ad oggi ancora rimasto perlopiù disatteso. Le scuole hanno bisogno di fondi, il PD nel PRS assegna ZERO EURO a questa priorità e i 120 mila euro della nostra prossima restituzione potranno essere senz’altro di aiuto.

Il giorno dopo il voto online dei nostri iscritti ci siamo attivati per dare attuazione al mandato di assegnare questi 120mila euro all’emergenza edilizia scolastica. Abbiamo contattato telefonicamente tutte le Province toscane, parlando più volte con i responsabili sul tema. Inizialmente tutti si sono detti interessati, ma poi ci hanno messo “in attesa” di una risposta ufficiale che a quasi due mesi di distanza non è mai arrivata. A questo punto siccome siamo qui per risolvere i problemi e non ci fermerà di certo l’eterno dilemma del decidere di chi siede su uno scranno istituzionale, lanciamo la nostra chiamata pubblica direttamente ai dirigenti scolastici. Da oggi tutti i dirigenti scolastici potranno entrare sul nostro sito web, cliccare sulla pagina apposita dedicata al RESTITUTION OBIETTIVO SCUOLA SICURA e dichiarare, insieme ai propri dati di contatto, la necessità per la propria scuola di ricevere il contributo per un intervento di edilizia scolastica. Raccoglieremo le richieste fino al 20 agosto 2017 e poi procederemo con la scelta.

Auspichiamo ampia adesione e chiediamo ai dirigenti scolastici di evitare discriminazioni poco sensate. Abbiamo dimostrato durante il primo Restitution che non ci interessa la pubblicità. Dove portavamo il defibrillatore e qualcuno storceva il naso per il simbolo M5S lo abbiamo addirittura coperto. Pensino ai nostri studenti e alle nostre studentesse, ai docenti, al personale amministrativo. Questi 120mila euro possono rendere più sicuro l’ambiente dove studiano e questa deve essere la priorità per un dirigente scolastico. Secondo una dichiarazione del vice sindaco di Firenze nella provincia di Firenze ci sono 106 scuole con presenza di amianto (di cui 11 nella sola città di Firenze ). Ci auguriamo di vedere manifestazioni di interesse da parte di chi dirige queste strutture.

 

MOVIMENTO 5 STELLE TOSCANA