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ROSSI ‘SCOPRE’ L’ECONOMIA CIRCOLARE E QUALCUNO CI CREDE…

A tre anni dalla Comunicazione Europea sull’economia circolare e ad un anno dalla presentazione della nostra proposta di legge regionale, bocciata anche dal suo partito, Rossi scopre l’economia circolare e inizia a parlare come me: stop alla cultura usa e getta per puntare su una progettazione mirata a riparazione, riuso e riciclo; aumento della differenziata possibile solo tramite la raccolta porta a porta; sovradimensionamento impiantistico toscano rispetto alle esigenze e quindi lo stop a Case Passerini.

Tutto scritto nel nostro programma e nella nostra proposta di legge respinta dalla sua maggioranza.

Se non fosse una presa in giro, l’ennesima operazione di marketing politico, sarebbe da richiamarlo almeno per violazione del diritto d’autore.

Ritengo ridicolo che Rossi faccia finta di aver ricevuto l’illuminazione verde sulla via di Bruxelles, quando la sua maggioranza ha votato a marzo e luglio l’ennesima pianificazione con dentro proprio il nuovo inceneritore di Firenze.

Mi chiedo anche se il Presidente della Regione legga gli atti che firma. Nell’ultima Variazione di bilancio ha tagliato del 90% i fondi annuali dedicati allo studio di fattibilità per promuovere lo sviluppo di uno o più poli industriali e tecnologici costieri proprio di economia circolare. Praticamente toglie fondi all’economia circolare e pochi giorni dopo lancia la sua lettera d’amore per l’economia circolare?

Si prenda la nostra legge e la studi, se vuole parlare seriamente. Entro il 2025 avremmo ridotto a 150kg per abitante il rifiuto urbano non inviato a riciclaggio, per arrivare al livello più avanzato raggiunto a Capannori entro il 2030. Questo, unito ad una raccolta differenziata media in Toscana del 75% entro il 2020, avrebbe generato un aumento dei ricavi per i comuni di 35 mln, duemila posti di lavoro in più e la dismissione in cinque anni di tutti gli inceneritori oltre a 20 discariche.

Rossi si legga la nostra legge, potrebbe scoprire persino che l’Europa ha una miniera di materiali, inclusi minerali pregiati, presente nei prodotti che oggi buttiamo in discarica o peggio inceneriamo. La sfida di civiltà è recuperare questi, allungare il loro ciclo di vita e unire tutto questo ad una riduzione radicale della produzione di rifiuto indifferenziato. Quando vuole glielo possiamo spiegare con calma, così lo capisce meglio. Ci abbiamo provato con la sua maggioranza e gli altri gruppi di centrodestra, ma hanno fatto orecchie da mercante.

ATELIER ALZHEIMER ESPERIENZA DA ESPORTARE. INVECE LA REGIONE TAGLIA I FONDI

Ho portato in Consiglio regionale il caso del laboratorio “Atelier Alzheimer”, per il quale dal 1 gennaio 2018 la Regione Toscana non assicurerà il finanziamento utile ad evitare la richiesta contributo agli utenti (250 euro a paziente).

L’Atelier Alzheimer è un laboratorio di stimolazione cognitiva per persone affette da patologia a carico del sistema nervoso centrale. Un progetto che sta funzionando, nato a Bagno a Ripoli nel Centro Sociale Meoste e da tempo arrivato anche a Firenze. L’opportunità di riabilitazione psicofisica, finalizzata al contenimento dei sintomi e alla qualità della vita del paziente anche tramite musicoterapia e pet therapy, lo rende un progetto innovativo e importante.

Anche per questo la copertura assicurata finora dalla Regione Toscana, tramite l’Azienda Sanitaria Fiorentina, era un motivo di vanto legittimo. Peccato che questa copertura pare finita e dal 1 gennaio i percorsi saranno consentiti solo previo saldo di 250 euro a paziente. Un bel problema e un gran peccato.

Per questo chiediamo alla giunta regionale di ripensarci stanziando il contributo necessario a partire dalla sessione di bilancio al voto il 19 dicembre.

Le forme di demenza sono malattie degenerative, ma lo stile di vita del malato può contrastare la progressione dei sintomi lavorando sulla sfera fisica, relazionale ed emotiva. Un progetto come l’Atelier Alzheimer dovrebbe essere esportato più che ridimensionato. Ancor di più se si guardano i dati regionali dove la popolazione anziana supera il 23% e abbiamo 26mila cittadini e 53mila cittadine con demenza certificata.

PER SALVARE IL PADULE DI FUCECCHIO, PRIMO PASSO RAGGIUNTO: ESPERTI IN AUDIZIONE

Si terrà domani l’audizione da me richiesta di alcuni esperti del Padule di Fucecchio e del suo Centro di Ricerca, Documentazione e Promozione.

Avere queste persone in audizione è già una piccola vittoria. Adesso chiediamo alla Commissione di ascoltare con cura da loro come e perché il Padule di Fucecchio deve smettere di essere visto come un problema per iniziare a coglierne la sua natura di risorsa fondamentale.

Siano le voci di Alberto Malvolti, Fabrizia Fagnani, Aldo Morelli e Fausto Ferruzza lo strumento attraverso il quale il Consiglio possa prendere coscienza dell’incredibile potenziale di questa risorsa e dell’importanza del suo Centro di Ricerca.

La qualità della vita dei cittadini passa anche dal vedere valorizzate le proprie meraviglie territoriali.

CHI HA CONTRIBUITO AL PROBLEMA AFERPI, NON SI INVENTI RISOLUTORE

Ieri c’è stato un incontro sul caso Aferpi. Presenti Rossi, il suo consigliere Simoncini (PD), il consigliere regionale Gianni Anselmi (PD), il vicesindaco di Piombino (PD), la RSU di Aferpi insieme ai rappresentanti di CGIL, CISL e UIL regionale e territoriale. Dall’incontro è emersa la volontà di elaborare un documento unitario da inoltrare al Governo, chiarendogli la posizione ‘toscana’ rispetto al caso Aferpi.

Ci preoccupa molto leggere che chi ha contribuito al problema Aferpi stia cercando di riaccreditarsi come risolutore. Passi che l’Italia è un paese senza memoria, ma qui si tira la corda con poco rispetto a nostro parere per chi sta già pagando a caro prezzo le scelte sbagliate di questi protagonisti.

Se la Regione Toscana vuole presentare un documento unitario da sottoporre al Governo questo deve uscire dal Consiglio Regionale, non di certo dalla Giunta.

Rossi è coordinatore di tre accordi di programma interistituzionali su Piombino, in larga parte disattesi: la riconversione è in alto mare, al punto che nell’ultima Legge di Stabilità regionale la giunta ha indicato di posticipare al 2019 anche il suo contributo di 3 milioni per l’attuazione del Piano Regolatore Portuale, un disimpegno abbastanza evidente. Senza dimenticare il capitolo lavoro e politiche attive, dove ci risulta che siamo ancora alla questua al Ministero per assicurare quanto lo stesso Rossi chiama elemosina da 500 euro.

Ma la situazione più eclatante è il ritardo delle bonifiche.
Nonostante le distrazioni di massa di Silvia Velo (PD), le colpe del ritardo sono ben ripartite tra Regione e Governo, rivelatisi campioni di incapacità amministrativa sul tema. A marzo scorso abbiamo reso pubblica la risposta della giunta sul fatto che i 50 milioni per le bonifiche erano diventati 47 perché il Governo ne aveva distratti tre dal giorno alla notte, e il reale inizio operativo delle attività era stimato non prima del 2021. Un bel ritardo, valorizzato in peggio dal fatto che la Regione ci aveva messo due anni solo per individuare i responsabili della contaminazione e il Ministero altrettanti per capire se il finanziamento pubblico era o meno un aiuto di Stato vietato dalla normativa Europea.

Ritardi riproposti anche da Invitalia spa che infatti già nove mesi fa – quando Rebrab era ancora un imprenditore credibile – segnalava impossibile concludere prima di metà 2018 l’aggiornamento del programma di indagine preliminare delle bonifiche. Quindi i cittadini non si lascino ingannare, anche dai nomi: Invitalia spa è Agenzia di proprietà del Ministero dell’Economia, quindi del Governo Italiano.

Su Piombino cade il mito della capacità di governo di PD e Enrico Rossi.

RESTITUTION “SCUOLE SICURE” #2 TAPPA: 7MILA EURO ALL’ISTITUTO COMPRENSIVO DI COREGLIA ANTELMINELLI

Oggi siamo a Coreglia Antelminelli, seconda tappa del tour di restituzione “Scuole sicure”. Con 7mila euro del taglio di indennità e rimborsi non rendicontati saranno finanziati nuovi arredi scolastici per le aule e i laboratori della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo di Coreglia Antelminelli.

Questa non è una donazione ma una restituzione di soldi eccessivi dati alla politica che noi rifiutiamo.

L’anno scorso abbiamo dato 100 defibrillatori ai toscani, 10 per Provincia, tramite il nostro primo Restitution. Un’iniziativa che ha dato il la a repliche ben gradite, da ultima da parte dell’Unicoop. Quest’anno i nostri iscritti hanno scelto l’emergenza edilizia scolastica e speriamo che anche in questo caso qualcuno segua il nostro esempio, dando il proprio contributo per colmare le gravi lacune strutturali delle nostre scuole.

Siamo orgogliosi di essere qui perché l’esempio vale più di mille parole. Le scuole toscane hanno urgente bisogno di fondi, l’80% delle strutture non rispetta le norme antisismiche, circa la metà degli istituti è senza certificazione antincendio e in molti istituti come questo a volte con importi accessibili è possibile migliorare la qualità della vita di chi qui studia, insegna e lavora.

Ci teniamo a sottolineare che sono stati i nostri iscritti sulla piattaforma di democrazia diretta Rousseau a scegliere di destinare i 120mila euro di questo restitution all’obiettivo “Scuole Sicure”. Un segnale di come ragiona il Movimento 5 Stelle e della maturità di chi ne fa parte.

CAVA FORNACE: CHIUSURA E BONIFICA DEL SITO, RISULTATO STORICO. MONITOREREMO RISPETTO DELL’IMPEGNO

Il Consiglio Regionale ha approvato all’unanimità una mozione per la chiusura “celere” della discarica “Cava Fornace” e relativa bonifica del sito. L’atto, sottoscritto da Giacomo Giannarelli, Presidente del gruppo consiliare Movimento 5 Stelle, recepisce quello a sua prima firma, primo ad essere protocollato e quindi portato all’attenzione dell’aula.

“Mai prima della nostra azione Cava Fornace era stata messa in discussione. Ora la giunta dovrà chiuderla nel più breve tempo possibile e assicurare per quel sito bonifica e messa in sicurezza. Due impegni chiari che rappresentano un risultato storico. Monitoreremo il loro rispetto da parte della giunta”.

“Si chiuderà così uno dei capitoli bui del sistema rifiuti toscano – prosegue il Cinque Stelle- quella discarica doveva essere chiusa da tempo e, per dirla tutto, non doveva proprio nascere lì. Il sito è infatti indicato come non idoneo dal Piano Regionale. Eppure per anni chi governa e governava ha fatto finta di niente”.

“Il PD si è trovato costretto a questa approvazione: gli atti pro-chiusura nei Consigli comunali di Montignoso, Forte dei Marmi, Pietrasanta e Seravezza hanno rappresentato la svolta per una battaglia fino a quel momento portata avanti solo dai cittadini, comitati e Movimento 5 Stelle. Ennesima dimostrazione che quando i cittadini entrano nelle istituzioni le costringono a scegliere nel reale interesse collettivo”.

ALLARME ROSSO: IN PROVINCIA DI FIRENZE BRUCIATI 1,4 MILIARDI DI EURO NELL’AZZARDO

La situazione è da allarme rosso. Nella Provincia di Firenza l’idrovora del tentar la sorte ha bruciato nel 2016 1,4 miliardi di euro. Ogni Comune della provincia di Firenze approvi e renda subito operative la delibere no-slot-vlt per limitare orari e fissare distanze dai luoghi sensibili e si abolisca immediatamente la pubblicità, iniziando con delibere comunali per quanto di competenza municipale.

Oltre la metà di questa voragine è spesa in slot machines e quelle VLT garantite dalle ultime manovre dei governi Renzi e Gentiloni seguite dal boom dell’azzardo online con 220 milioni di euro, cui a ruota troviamo le lotterie istantanee come il ‘gratta e vinci’ con 149 milioni di euro, le scommesse sportive a quota fissa a 111 milioni di euro, il Lotto con 87 milioni di euro, i 20 milioni di scommesse ippiche in agenzia per finire con l’innocuo Totocalcio con 311mila euro. Un disastro sociale che ha portato via in media 3.100 euro l’anno a famiglia nella sola Provincia di Firenze.

Non si cada nel tranello delle ‘vincite’ perché molto del denaro ‘vinto’ viene poi subito rigiocato (e magari perso) dagli stessi giocatori sempre più colpiti da ‘ludopatia’. E primi dati sui Comuni, Reggio Emilia e Bologna, ci dicono che gli stessi incassi per l’erario non superano mai l’10-11% di quanto ‘azzardato’, una sconfitta statale cui si devono aggiungere i costi socio-sanitari della ludopatia e il mancato incasso IVA su quei consumi non realizzati proprio perché si è gettato quel denaro nell’azzardo.

RICICLO DENARO SPORCO
In questo allarmante quadro c’è poi il flusso di denaro che viene ripulito dalle mafie anche nelle VLT-Slot-Gioco online formalmente legali che poi si scopre sempre più spesso legate a società legate alla ‘ndrangheta, camorra e mafie. Dai dati che arriveranno dai singoli Comuni della provincia di Firenze potremo capirne di più. Vanno chieste le giocate anche per zone nella città e se in alcune slot-machines si vedono ‘picchi’ anomali ci sarà più di un sospetto.

CON NUOVE NORME INTERCETTAZIONI STOP A INDAGINI SU AZZARDOPOLI
Ci uniamo al richiamo odierno del Procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo: la stretta sulle intercettazioni impedirebbe anche indagini come quelle che hanno permesso tramite il sistema ‘trojan’ di sgominare una vasta rete di gioco d’azzardo illegale in 24 sale di Toscana, Marche, Lazio, Veneto ed Emilia Romagna, un giro per cui sono stati arrestati ai domiciliari sette indagati nell’inchiesta ‘Doppio jack’ della guardia di finanza di Firenze.

Il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo ha dichiarato: “La nuova legge (sulle intercettazioni ndr) impedisce di usarlo per reati di associazione semplice come quello di oggi, anche quando potrebbe essere essenziale per le indagini. Il trojan potrà essere usato in intercettazioni su mafie e terrorismo e per reati di associazione finalizzati a contrabbando e contraffazione. Ma per tutti gli altri reati, no. Questa è l’ultima volta in cui l’abbiamo potuto utilizzare”.

PRECARI CNR, PARLAMENTO ESTENDA LA STABILIZZAZIONE. NESSUNO DEVE ESSERE ESCLUSO

La Regione Toscana si attivi con il Governo ed il Parlamento affinché la prevista stabilizzazione dei lavoratori precari degli Enti Pubblici di Ricerca venga estesa a tutti gli interessati. Non è ammissibile che 8mila lavoratori vengano esclusi.” E’ questa la chiara richiesta che il gruppo consiliare regionale del Movimento 5 Stelle, assieme all’on. Alfonso Bonafede, ha lanciato oggi durante la visita alla sede del CNR a Sesto Fiorentino. Gli esponenti pentastellati hanno avuto modo di ascoltare le proteste dei lavoratori precari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, condividendo con loro una mozione di impegni, prima firmataria la consigliera Irene Galletti, che è stata presentata oggi in Consiglio regionale.

L’attuale Legge di Bilancio in esame alla Camera prevede di stabilizzare sino al 2019 circa 2mila lavoratori precari dei vari Enti Pubblici di Ricerca, tra cui anche il CNR. Visto però che gli interessati sono circa 10mila persone, è giusto che il Governo ed il Parlamento trovino i fondi necessari (60 milioni in due anni sono cifre ridicole) per garantire anche a loro una più che giusta stabilizzazione lavorativa, senza che per questo vengano sacrificati altri importi stanziati per la cultura o la scuola. Oltre a ciò è necessario che i finanziamenti statali siano vincolati alla stabilizzazione dei precari e non vadano dispersi in altre azioni, stabilizzazione che deve includere anche i lavoratori tecnici ed amministrativi di tali Enti. È per questo motivo che con la nostra mozione chiediamo che la Giunta regionale si attivi al più presto affinché la platea dei beneficiari sia estesa a tutti i precari, nessuno escluso.

La partecipazione del gruppo consiliare regionale del Movimento 5 Stelle all’assemblea dei precari CNR di Sesto Fiorentino fa seguito ad altri incontri che i consiglieri regionali pentastellati hanno avuto nelle settimane scorse con i precari del CNR della sede di Pisa. Sono previste ulteriori partecipazioni a proteste nelle altre sedi toscane.

STABILIZZAZIONI PER I PRECARI CNR

Il 40% delle persone che lavorano negli enti pubblici di ricerca ha un contratto precario. Solo in Toscana questi professionisti e queste professioniste tengono attivi 15 Istituti del CNR, con sedi a Firenze, Sesto Fiorentino, Pisa e Siena.

Grazie anche alla loro protesta il Senato ha approvato un emendamento alla Legge di Bilancio, il c.d. “emendamento Verducci”, che stabilizzerà 420 contratti nel 2018 e 1750 nel 2019 su base nazionale. Un risultato importante ma non sufficiente visto che la platea di riferimento è di circa 10mila persone.

Per questo domani chiederemo l’iscrizione all’ordine del giorno di una mozione molto chiara: la Regione deve attivarsi con Governo e Camera dei Deputati per chiedere l’estensione dei beneficiari. I soldi ci sono, serve la volontà politica di metterli al servizio di questa giusta causa.

PESCI MORTI NEL FOSSA CHIARA, PER LA GIUNTA ENI NON C’ENTRA. CI PERMETTIAMO DI DUBITARE

La giunta regionale ha risposto alla nostra interrogazione sulla moria di pesci nel canale Fossa Chiara, prossimo all’area della raffineria ENI di Stagno. La segnalazione era partita dai cittadini residenti a pochi giorni dall’alluvione del 9-10 settembre scorso. Potete vedere qui il video pubblicato a riguardo da Senza Soste.

Ebbene l’assessora Fratoni certifica che nel Fossa Chiara non c’erano idrocarburi, né antiparassitari, né composti fenolitici. In più ci spiega che “i parametri chimico-fisici routinari non evidenziano anomalie” tranne per l’ossigeno disciolto “estremamente basso”.

Quindi le centinaia di pesci morti sarebbero morti per “anossia” causata da non si sa cosa ma sicuramente non dalla fuoriuscita di idrocarburi dalla raffineria ENI.

Che strano, foto e video pubblicati dai cittadini su quanto accaduto avevano evidenziato quelle grandi macchie di greggio spandersi nel Fossa Chiara.

Per onestà intellettuale ci permettiamo di dubitare di quanto scritto dall’assessora.

Purtroppo questa storia ci ricorda quanto accaduto coi pesci morti davanti alla Solvay.

In quel caso i pesci sono stati lasciati marcire, annullando così tutto il loro valore probatorio in ambito giudiziario, qui hanno fatto prima: li hanno lasciati direttamente sul posto limitandosi ad analizzare l’acqua del Fossa Chiara cinque giorni dopo l’accaduto.

Ci permettiamo di rilevare che in entrambi i casi la Regione, per il tramite di ARPAT e del Servizio Veterinario ASL, non ci ha fatto una bella figura e ha contribuito così ad alimentare la sfiducia dei cittadini.

Le istituzioni dovrebbero accertare la verità sull’inquinamento ambientale anche quanto è riferibile a grandi industrie. E, in forza di questi accertamenti, dovrebbe saper tutelare la collettività, se non altro per scongiurare il riproporsi di fatti analoghi nel futuro.