La legge impone ai Comitati di gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia una rappresentanza delle istanze di protezione ambientale: due designati su dieci. Lo scopo è chiaro, equilibrare i pesi decisionali tra i mondi interessati dall’attività venatoria: quello della caccia ha tre rappresentanti, due vanno alle organizzazioni professionali agricole e due rispettivamente ad amministratori locali e associazioni ambientaliste. Purtroppo c’è chi ha fatto il furbo e nelle ATC toscane a tutelare gli interessi ambientali ci sono finite associazioni pro caccia quali Terra Nostra, Ekoclub e Wilderness.

Queste organizzazioni non hanno mai fatto mistero della loro visione. Basti citare l’associazione Wilderness (AIW) che si vanta pubblicamente di essere “l’unica associazione ambientalista in Italia a non essere contraria alla caccia”.

Siamo i soli a rilevare inopportuno che AIW e le altre a lei analoghe rappresentino le istanze ambientaliste negli ATC toscani?

Perché contrasta con l’equilibrio che ispirava la normativa e rende il peso dei pro caccia evidentemente sproporzionato. Un risultato persino rivendicato pubblicamente proprio da AIW che lamentava il fatto che le organizzazioni venatorie “pur in gran numero” venissero a volte messe in minoranza nei Comitati di gestione ATC “quando i rappresentanti delle organizzazioni degli agricoltori e quelle degli ambientalisti si uniscono per contrastare scelte non condivise”. Si chiama democrazia, spiace qualcuno se ne rammarichi.

La Regione è già scivolata troppe volte sul terreno ATC, auspichiamo questa non sia l’ultima della serie. Certo non ha aiutato la diserzione di organizzazioni ambientaliste importanti e meno discusse, alla manifestazione di interesse per partecipare ai Comitati di gestione ATC come rappresentanti della protezione ambientale.

Ma come non condannare il silenzio della Regione su questo paradosso toscano che va avanti da anni? Questo squilibrio nei Comitati di gestione influisce inevitabilmente sull’operato delle ATC che di fatto nella composizione dei loro Comitati di gestione tradiscono il senso della legge, così come prevista dalla normativa nazionale. Una anomalia che fa pendant con quella ancora più grave dei loro bilanci. Sui quali abbiamo chiesto anche in Parlamento chiarezza, tramite la nostra Chiara Gagnarli, per ottenere in risposta giri di parole.

IRENE GALLETTI
GABRIELE BIANCHI