Durante la sua lectio magistralis al Sant’Anna di Pisa Joseph Stiglitz – Premio Nobel per l’economia – ha dichiarato che “i manager, e nel caso MPS anche i politici, dovrebbero essere chiamati a rispondere dei disastri che hanno generato”. La pensa come noi, ma purtroppo chi governa questa Regione e ad oggi l’intero paese ha idee diverse e lo testimoniano i fatti.

Sette mesi fa abbiamo chiuso la commissione d’inchiesta regionale sullo scandalo MPS e tutti i politici coinvolti nella vicenda sono ancora lì. Al netto di prese di distanza generiche su quello che si vorrebbe relegare al passato, i partiti di appartenza di quei politici – su tutti PD e MdP – non hanno buttato fuori nessuno. Sono tutti ancora lì a scegliere per conto dei cittadini, decidere nomine in ambiti importanti – penso in Toscana a rifiuti e acqua – e riproducono in altri scenari lo stesso metodo che ha portato al disastro Monte dei Paschi. Sono riusciti persino a rimettere Profumo, sotto indagine per lo scandalo MPS, a guida di una società pubblica.

Nei consigli di amministrazione delle società partecipate toscane siedono figure apicali del mondo bancario regionale e suoi rappresentanti. In questi mesi l’azione della Banca d’Italia – affiancata a quella della magistratura – ha palesato in questi istituti gli stessi difetti che hanno condotto al tracollo di Monte dei Paschi finito in conto ai cittadini. I circuiti ristretti, rappresentati o semplicemente assecondati dai gruppi politici al potere, continuano a comandare sulla pelle dei cittadini, spesso oltrepassando i limiti delle leggi scritte e persino, non di minor importanza, quello del buon senso. Sapere che questa rete di interessi particolari governa e gestisce l’interesse collettivo su ambiti cruciali come accesso al credito, rifiuti, acqua, non dovrebbe lasciare indifferenti i cittadini.

Serve una scossa in Toscana e deve partire dalle prossime elezioni amministrative. Loro non sanno cambiare, lo hanno dimostrato. E il caso MPS ne è l’emblema. Al punto che si è sentito di denunciarlo pubblicamente persino un Premio Nobel.

GIACOMO GIANNARELLI