Immaginare un futuro diverso per il Monte Amiata

C’è CHI si immagina l’Amiata come un grande parco che interessa l’area Senese e Grossetana. Un luogo da mettere sotto tutela per lo straordinario patrimonio verde, vulcanico e acquifero collettivo, che regali un ambiente incredibilmente bello da vivere e visitare.

E CHI, al contrario, la intende come una grande miniera le cui tutele ambientali possano cedere il passo ad uno sfruttamento selvaggio, al di sopra di qualsiasi livello di sostenibilità.

Abbiamo incontrato il Comitato Salvaguardia del Monte Amiata altre volte, stavolta lo facciamo per portare avanti una nuova sfida: la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione di quel paesaggio, patrimonio di tutti.

Partiamo da un concetto molto chiaro e sentito sul territorio: il Monte Amiata ha già dato. Questo, in sintesi, il pensiero forte che dobbiamo tenere a mente. Il livello di sfruttamento, o più correttamente “di stress”, cui è sottoposto ancora oggi tutto il territorio amiatino è già oltre i limiti di guardia.

Limiti scientificamente ponderabili e stabiliti con il PAER 2015, poi soppressi per chiara volontà da parte della Regione Toscana con delibera del Consiglio n. 39/2021.

In questo percorso scellerato, intrapreso e portato avanti dalla giunta Giani, qualsiasi evidenza porterebbe chiunque abbia a cuore la sopravvivenza dell’ecosistema amiatino a riconsiderare la strada intrapresa.

Ma di cosa stiamo parlando?

In termini valoriali, stando alle valutazioni scientifiche, sul Monte Amiata le previsioni del Piano Energetico 2015 fissavano a 100 MW la potenza da installare, che rappresentava il punto di equilibrio tra lo sfruttamento geotermico e la vocazione ambientale e socioeconomica del territorio.

Un valore già ampiamente superato e sul quale nessuna riflessione è stata intrapresa dalla Giunta regionale che, anzi, ha l’intenzione di RADDOPPIARE questa produzione a partire dalle 5 centrali previste e di nuovi impianti di produzione di energia cosiddetta “rinnovabile”, che aspetta soltanto l’ok da parte dell’Europa per lo sblocco dei fondi propedeutici alla realizzazione.

Ma la geotermia non è una fonte rinnovabile, non lo è, di fatto, in maniera del tutto chiara sulla media ed alta entalpia. Soprattutto non in tutti i luoghi.

Altra questione: il patrimonio acquifero amiatino.

l’Acquedotto del Fiora dà da bere a quasi 700.000 cittadini!

A questo si unisce la preoccupazione per le concessioni di taglio boschivo che stanno determinando uno sfruttamento a livelli molto preoccupanti in termini di impatto del grande patrimonio esistente.

E se è vero che sull’Amiata abbiamo tesori come la faggeta più grande d’Europa, questi andrebbero considerati come un baluardo da salvaguardare, non come un mero deposito di cippato non ancora sfruttato su cui fare guadagni.

L’informazione quotidiana ci bombarda di immagini sugli effetti della siccità e, di contro, sulle cosiddette “bombe d’acqua“, l’uno e l’altra espressioni di un ecosistema già mutato da un clima malato in cui l’Uomo ha chiare responsabilità.

Se da questo punto di vista nel nostro territorio siamo però ancora fortunati, non è detto che potremmo esserlo ancora a lungo soprattutto se è permesso a chi decide per noi di segare il ramo sul quale siamo seduti.

Ingenti quantità di denaro pubblico sono state investite anche per i ripascimenti dei versanti montuosi con la neve programmata, al fine di sopperire alla scarsità di quella naturale, da sempre altra importante risorsa per l’Amiata, per poi scoprire che i laghi propedeutici agli interventi non sono mai stati ultimati.

La strada che la Regione vuol intraprendere è allora quanto più lontano si possa pensare di programmare in termini di eco-sostenibilità ambientale, tutela, salvaguardia e valorizzazione del territorio amiatino e se questo non è ancora chiaro, difficile tornare indietro tra poco, quando sarà ormai già troppo tardi.

Troppo tardi per la nostra acqua potabile, troppo tardi per le tanti sorgenti scomparse. Troppo tardi per i boschi. Troppo tardi per le grandi future opportunità turistiche. Troppo tardi per i nostri giovani, costretti ad emigrare.

Quando parliamo di sostenibilità in un ambiente così complesso come quello del Monte Amiata dovremmo sempre considerare che l’approccio giusto è quello multidisciplinare. Da decenni si parla di rilancio dell’economia amiatina, che avrebbe per sua natura molteplici vocazioni turistiche ed economiche. Il brusco ritorno alla realtà ce lo offrono come sempre coloro che gestiscono tali opportunità, che sappiamo benissimo essere fedeli ad uno schema antico quanto funesto: ci sono risorse, sfruttiamole!

Ora o mai più: cari cittadini amiatini, e non solo, è giunto il momento di pretendere di più, di essere più coinvolti in queste decisioni! La nostra voce è fondamentale.

Quando ci dicono che “non possiamo farci nulla” dobbiamo credere che non sia vero, dobbiamo sapere che non è così! Sembra difficile, ma basta decidere diversamente. E per farlo c’è bisogno di partecipazione, di informazione. Come di aria pulita, quella che pretendiamo sull’Amiata.

Il comitato, che riunisce le varie anime sensibili al tema, ed altre realtà associative, ha bisogno del tuo aiuto per divulgare, organizzare, crescere. Potete contattarli alla mail: cinzia.mammolotti@gmail.com

I coordinatori di Siena e Grosseto:
Bonella Martinozzi
Lorenzo Olivotto