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FALLIMENTO COOP EDILI E SFRATTI INGIUSTI. CALL TO ACTION M5S – conferenza stampa

In giro per la Toscana si continuano a consumare tragedie familiari dovute ai fallimenti delle cooperative edili. Ci interessammo della questione più di un anno fa, portando il Consiglio regionale ad approvare un atto che ha obbligato la giunta a sollecitare il Governo per l’applicazione del decreto legislativo 122/2005, unica normativa di tutela per chi ha investito su una cooperativa edile con lo scopo di ottenere una casa e si è trovato a perdere tutto, spesso senza avere neppure la casa.

Purtroppo né il Governo Renzi né quello Gentiloni ha ascoltato le indicazioni della Toscana e ancora oggi manca un adeguato impianto sanzionatorio per chi non rispetta questa legge.

Per questo abbiamo avviato una mobilitazione tramite il nostro tavolo Obiettivo Legalità, che coinvolgerà anche i gruppi locali nell’informazione su questo problema, la verifica delle situazioni esistenti e il supporto per scongiurare gli esiti più intollerabili di queste truffe legalizzate. La prima tra queste sarà a Scandicci l’11 luglio.

Per questo interverrà domani con me – in sala 10, Consiglio regionale della Toscana – Valerio Bencini, consigliere comunale M5S Scandicci.

GABRIELE BIANCHI

SUI JAZZ MANCANO STRUMENTI PER BLOCCARE LE CARROZZINE. BASTA UNA CINTURA, LA REGIONE SI ATTIVI

Il 15 settembre scorso numerose persone diversamente abili hanno raggiunto Firenze per la Giornata regionale sulla disabilità. Una parte di queste ha preso i nuovi treni Jazz inaugurati dalla regione, riscontrando aspetti positivi e alcune carenze nella dotazione di bordo a loro riservata. Tra queste ultime l’assenza di adeguati strumenti come ganascia, maniglia o cintura, per fermare la carrozzina manuale.

Una carenza che ho avuto modo di verificare ancora presente nei Jazz, nonostante la soluzione fosse semplice da offrire.

Aspettiamo risposte dalla giunta regionale su quali azioni intenda attivare per risolvere questo problema. Con l’imbarazzo di rilevare che dopo il caso della portiera saltata, questi treni moderni e costosi, hanno rilevato un’altra carenza che poteva emergere con un semplice collaudo: manca uno strumento qualsiasi per fermare la carrozzina dei passeggeri diversamente abili. Bene le telecamere a bordo e la pedana a scomparsa, ma qui bastava una semplice cintura. Mettiamola quanto prima.

GIACOMO GIANNARELLI

SALA SLOT NON RISPETTA DISTANZE DA LUOGHI SENSIBILI, DAL 2013 DEVE PAGARE SANZIONE. AD OGGI QUANTO HA INCASSATO LA REGIONE?

Secondo la legge regionale 57/2013 centri scommesse e spazi per il gioco devono distare almeno 500 metri da istituti scolastici, luoghi di culto, centri socio-ricreativi e sportivi o strutture socio-sanitarie.

Applicando questo criterio in nessun centro cittadino toscano dovremmo vedere sale slot autorizzate da novembre 2013. Eppure la realtà sembra ben diversa.

Per avere un dato oggettivo, sperando sia rincuorante, abbiamo chiesto alla giunta di rispondere ad una domanda semplice: quanti soldi sono entrati nelle casse regionali grazie alle sanzioni applicate a chi non rispetta questa normativa?

L’art 14 della legge regionale di prevenzione della ludopatia – una delle migliori a livello nazionale – impone infatti a chi non rispetta le distanze il pagamento di una somma che va da 1000 a 5000 euro. Il 30% finiscono alla Regione e il 70% al Comune di ubicazione dell’esercizio sanzionato.

Siamo speranzosi: visto che le sale slot continuano a pullulare, sicuramente la Regione avrà incamerato molti fondi oppure, in loro assenza, avrà tirato le orecchie alle amministrazioni comunali che non hanno ancora monitorato a dovere la questione chiedendo quanto prima i contributi dovuti alle casse regionali. Contributi poi da spendersi proprio in operazioni di contrasto della ludopatia.

Sappiamo che il PD ha una doppia anima sul tema. Da una parte quella legata al contrasto dell’azzardo e dall’altra quella di chi ci fa i denari, nonostante la propria posizione istituzionale. Ad esempio il deputato Edoardo Fanucci, che ci risulta ancora socio unico di una società – la Sa Costeddu srl – che detiene il 22% de La Giostra srl, impresa che gestisce scommesse. Tutto lecito ovviamente, anche se sull’opportunità ci permettiamo di pensarla diversamente.

GABRIELE BIANCHI

ALGA TOSSICA, C’E’ DAL 1998 MA OGNI ANNO I PARTITI SCOPRONO “L’EMERGENZA”. SERVE APPROCCIO SERIO: ACCORDO CON UNIVERSITA’ E PIANO DI SUPPORTO AI COMUNI INTERESSATI

Dal 1998 l’Ostreopsis Ovata è spuntata nelle acque toscane, secondo una presenza monitorata da ARPAT con precisione e metodo. Il problema di questa situazione infatti non è il monitoraggio, ma il governo del fenomeno.

Sappiamo ormai molto di questa alga tossica (anche se meno tossica di altre) e dopo 21 anni è incredibile continuare ad affrontare la sua presenza in termini emergenziali.

Serve un accordo con l’Università, ne abbiamo tre qualificate in Toscana, per comprendere le misure migliori di rimozione e soprattutto come bloccare la sua ploriferazione. E serve soprattutto che la Regione non lasci i Comuni soli nello smaltimento di questa alga una volta portata a terra. In due parole: migliorare la prevenzione del fenomeno e ottimizzare la sua gestione.

Qualcosa che in ventuno anni sarebbe stato il minimo sindacale per un governo serio del territorio. Peccato lo si sia lasciato finora nelle mani di chi scopre dell’esigenza dell’ombrello a novembre quando inizia a piovere.

GIACOMO GIANNARELLI

CHIUDERE TUTTI GLI INCENERITORI IN TOSCANA E’ POSSIBILE, GRAZIE ALLA PROPOSTA DI LEGGE M5S SULL’ECONOMIA CIRCOLARE

Condividiamo con voi una notizia clamorosa. Vi dimostriamo, dati alla mano, che la dotazione impiantistica di inceneritori della nostra Regione è sovradimensionata. Grazie alla proposta di legge M5S sull’ECONOMIA CIRCOLARE PER UNA TOSCANA A RIFIUTI ZERO possiamo prevedere la progressiva chiusura di tutti gli inceneritori toscani… perché non ne abbiamo bisogno.

DIFFONDETE QUESTA BELLA NOTIZIA!

LA DIFESA DEI MILLE ALBERI DA ABBATTERE PER FERMARE IL PROGETTO. ASPETTIAMO PD ALLA PROVA DEL VOTO

Grazie all’intesa tra amministrazione USA e Governo Italiano, col bene placet della Regione Toscana, quasi mille alberi del nostro Parco di San Rossore dovrebbero essere abbattuti per lasciare spazio ad una nuova linea ferroviaria in grado di portare armamenti dal Porto di Livorno alla base di Camp Darby. La difesa di questo patrimonio toscano può essere la strada per fermare questo progetto inaccettabile.

Capiamo l’imbarazzo del duo PD – Rossi, abituato a fare l’antimilitarista sulla stampa per poi genuflettersi a richieste come queste avanzate dall’amministrazione USA, ma questo dev’essere convertito nel buon senso di abbracciare una battaglia corretta. Altrimenti con quale faccia negli atti di indirizzo si continua a definire l’abbattimento della CO2 come una priorità del mandato e poi si tirano via così, con un colpo di spugna, mille alberi capaci di catturarne 50 tonnellate l’anno?

La Regione Toscana può e deve verificare questo aspetto della questione, finora non affrontato per un approccio ideologico al tema, rivelatosi poco efficace. Abbiamo capito nell’ultimo consiglio che ha un’efficacia politica nulla sollecitare la maggioranza a puntare sullo smantellamento della base militare di Camp Darby, come chiesto da Sì Toscana e bocciato dalla maggioranza.

Meglio provare a raggiungere l’obiettivo più vicino e indispensabile: non far abbattere agli Stati Uniti d’America mille dei nostri alberi presenti nel Parco di San Rossore. La difesa del patrimonio regionale, in questo caso boschivo, è forse l’unica chiave possibile per fermare questo progetto.

GIACOMO GIANNARELLI

SCABBIA IN OSPEDALE SAN DONATO DI AREZZO: DISSERO “3 CASI” ERANO SETTE VOLTE TANTO. MA EPIDEMIA SOTTO CONTROLLO DA META’ MAGGIO

Una forza di governo seria non si ferma all’onda mediatica e approfondisce i casi sanitari anche quando le telecamere sono spente. Soprattutto quando c’è qualcosa che non torna nel racconto ufficiale presentato alla stampa.

Nell’aprile scorso l’ASL Toscana Sud Est segnalò che nell’Ospedale San Donato di Arezzo si erano verificati tre casi di scabbia tra gli operatori sanitari. Per evitare l’infestazione l’azienda attivò una profilassi diffusa a duecento persone, in maggioranza dipendenti, e il caso mediatico finì nel giro di pochi giorni. Complice il fatto che la scabbia non provoca complicanze particolari, se curata adeguatamente con creme che combattono il parassita responsabile – l’acaro Scaroptes scabiei – e opportuna igiene personale.

Ma pochi sanno che terapia e bonifica necessarie in questi casi hanno un importante costo economico: bisogna disinfettare e lavare ad alte temperature tutto quanto è presente nell’ambiente quotidiano dove il paziente ha passato del tempo e i farmaci antiparassitari da somministrare costano in media 15 euro a confezione. Un conto è se i casi sono tre un conto è se sono di più e in effetti, come ci era stato segnalato, erano ben di più. Sette volte tanto, per la precisione, come riportatoci dall’assessora Saccardi in risposta alla nostra interrogazione.

Alla fine i casi notificati di scabbia nell’Ospedale San Donato di Arezzo erano 21, di cui solo 3 accertati con riscontro microscopico dell’acaro – quelli dichiarati alla stampa – mentre gli altri 18 erano stati definiti come probabili sulla base di segni e sintomi. Corrispondeva al vero l’indiscrezione che la malattia fosse arrivata in Ospedale tramite un paziente cui non era stata diagnosticata. Il motivo si deve al fatto che fosse affetto da altre patologie concomitanti, a seguito delle quali ha trovato la morte proprio nei primi giorni di aprile. Da lì partì un’epidemia che grazie al lavoro degli operatori sanitari è stata contenuta, al punto da portare l’Azienda USL Toscana Sud Est a definire la situazione sotto controllo già dal 19 maggio 2017.

ANDREA QUARTINI

L’INCREDIBILE FLOP DEI VOUCHER DI RICOLLOCAMENTO: 161 BENEFICIARI IN UN ANNO E MEZZO. MOTIVO? MANCANO I CORSI CON SBOCCHI LAVORATIVI REALI (E PIU’ CAPACITA’ DI GOVERNO)

Da un anno e mezzo è attivo il cosiddetto voucher formativo di ricollocazione cioè un buono spesa per consentire ai toscani in cerca di lavoro di formarsi a spese della Regione. Uno strumento importante, cofinanziato da Unione Europea e Stato centrale che però, se malgestito, determina di fatto solo un’agevolazione per alcune agenzie formative accreditate e non ha capacità di aumentare l’occupazione toscana.

Ad oggi questi voucher hanno assicurato un corso di formazione solo a 161 persone disoccupate o inoccupate. Su una Regione con 157mila disoccupati e 600mila inattivi parliamo di un flop incredibile che non può essere giustificabile con la sola consueta annuncite PD-Rossi e mancato controllo successivo del beneficio reale delle politiche attivate, né con i relativi stanziamenti perché nel caso le sole 94 mila euro finora messe dalla Regione sono un errore evidente di indirizzo.

Il principale problema rilevato dai cittadini che non hanno sfruttato questi voucher è sull’offerta dei corsi sui quali sono spendibili: l’opportunità di lavoro successiva è giudicata assolutamente minima basti pensare che mentre nel mondo reale si cercano Operatori socio sanitari (OSS) o è richiesta una notevole dimestichezza con inglese e software informatici nell’elenco dei corsi pagabili coi voucher questi non ci sono o sono assolutamente minoritari.

Una situazione ancor più paradossale quando si entra nel caso specifico OSS: la giunta PD-Rossi ha infatti lanciato tramite ASL corsi professionali per diventare Operatori Socio Sanitari e la quota di iscrizione (1000 euro) costa agli interessati circa la metà di quanto disoccupati e inoccupati spendono in voucher per un corso medio autorizzato dalla Regione. Peccato che il corso per OSS, così richiesto, non sia nell’elenco di quelli coperti dai voucher formativi di ricollocamento.

In una Regione con aree dove il tasso di occupazione giovanile è crollato in dieci anni, toccando punte drammatiche come il 24% di Massa Carrara, il 36,3% di Siena e il 30% di Pisa, non ci possiamo permettere questo malgoverno dei fondi destinati alla formazione. Attendiamo risposte dalla giunta ai nostri quesiti e segnaliamo un punto semplice: la formazione professionale deve basarsi sulle reali necessità del mondo del lavoro. È così difficile programmare i corsi partendo dalle richieste delle tante PMI toscane? La Regione non dovrebbe essere proprio questo: una cabina di regia di processi che poi, ben avviati, possono andare davvero avanti da soli certi di raggiungere l’obiettivo?

IRENE GALLETTI

SEI POSTI IN MENO E SALTANO DUE CLASSI. DIRITTO ALLO STUDIO IN LUNIGIANA VALE MENO? CITTADINI ALZINO LA TESTA

I sindacati* hanno ragione a protestare, l’informativo sull’Organico segnala meno sei posti alla Provincia di Massa Carrara, con un effetto immediato: sopprimere due classi (la prima del Classico di Aulla e la prima del Pacinotti di Fivizzano). Questi posti devono tornare alla Lunigiana, per riassegnare le classi tagliate o sarà ennesima dimostrazione che i partiti da sempre al potere in quel territorio lo stanno consegnando ad una marginalità intollerabile.

Il diritto allo studio vale forse meno in Lunigiana?

I cittadini alzino la testa e si attivino su queste battaglie di civiltà. Il Movimento 5 Stelle è l’unica cornice credibile di questo civismo indispensabile per farla finita col malgoverno, anche nella parte nord della Provincia di Massa Carrara.

*Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola di Massa Carrara

IRENE GALLETTI
GIACOMO GIANNARELLI

FASCICOLO SANITARIO ONLINE: 3,5 MLN SPESI (+ 1,5 L’ANNO PER TENERLO IN PIEDI) E FINORA USATO SOLO DAL 3% DEI TOSCANI. FLOP DI GOVERNO PD-ROSSI E GUADAGNO PER FORNITORI

Nel corso del 2016 i cittadini toscani avrebbero dovuto ricevere la nuova carta sanitaria elettronica (TS-CNS) in sostituzione di quella vecchia scaduta a primavera. La promessa era importante, accedere finalmente ai benefici del fascicolo sanitario elettronico online: referti di esami di laboratorio e radiologia, prescrizioni elettroniche farmaceutiche, vaccinazioni, esenzioni per patologia, tutto accessibile da quella tesserina leggibile anche dalle farmacie. Il beneficio per i cittadini era sicuro e finalmente avrebbero potuto vedere anche loro i frutti di 100 milioni spesi dalla Regione solo per informatizzare la diagnostica per immagini. E invece il malgoverno sanitario regionale del duo PD-Rossi è riuscito nel miracolo al contrario: fare flop anche qui.

Quasi due mesi fa chiedemmo conto alla giunta di com’era andata a finire questa importante operazione della TS-CNS e ci è arrivata la risposta: la Carta Sanitaria Elettronica è stata recapitata a 2.833.962 toscani cifra ben lontana dal totale aventi diritti. Di questi fortunati solo poco più di un terzo l’hanno attivata per accedere al fascicolo sanitario elettronico.

Ma l’aspetto più incredibile è che questo servizio pagato 3,5 milioni dalla Regione Toscana, che ogni anno – solo per la gestione – ci ricosta un altro milione e mezzo, è stato usato solo da 87.609 cittadini. Praticamente il 3% dei beneficiari potenziali.

Un flop avvilente dove gli unici ad oggi ad averci guadagnato sembrerebbero al momento le imprese fornitrici dei servizi informatici: da Aruba – che gestisce la carta sanitaria elettronica – alla Engineering Ingegneria Informatica spa e Telecom Italia spa che insieme curano lo sviluppo del sistema informatico, passando per la RTI Almaviva The Italian Innovation Compani spa (mandataria), Atos Italia spa (mandante), Lutech spa (mandante) Reason That srl (mandante) e TD Group Italia srl (mandante) che hanno affidato il System Management del data center regionale.

ANDREA QUARTINI