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SERVE DISTANZA MINIMA TRA CAMERE MORTUARIE E SPAZI AGGREGATIVI

La normativa regionale non si è occupata di una piccola questione di sensibilità politica: definire la distanza minima tra il luogo dove i cari di un defunto vanno a salutarlo per l’ultima volta, esigendo giustamente un contesto di raccoglimento emotivo, e spazi di aggregazione incompatibili con questi sentimenti. Oggi abbiamo città toscane con situazioni paradossali come le camere mortuarie a pochi passi dalla sala ricreativa dove si fanno le feste di compleanno o al piano terra di un condominio. Situazioni superabili da un intervento normativo che, per la sua natura tecnica, dovrebbe impegnare la giunta regionale.

Si tratterebbe di un atto di buon senso, per questo auspichiamo che il Consiglio regionale sia unanime nel votare la nostra proposta.

ANDREA QUARTINI

RACCOLTA DIFFERENZIATA AL “50,99%” E PD SI INCENSA. CHE PRESA PER I FONDELLI!

Oggi è uscito questo comunicato: Raccolta differenziata, Fratoni: “Continua il trend positivo, oltre il 50 per cento”

Ci siamo sentiti di replicare così:

Apprendiamo con stupore che la giunta regionale plaude al “trend positivo” della raccolta differenziata media toscana: +1,2% nel 2016 rispetto all’anno precedente. Quindi, di questo passo, per raggiungere l’obiettivo minimo del 65%, fissato dalla legge per il 2012, ci vorranno altri undici anni.

Anche se siamo abituati a riconoscere l’assoluta incapacità di autocritica del duo PD-Rossi ammettiamo che si sono superati in questo caso, quando per bocca dell’assessora Fratoni dichiarano “gli obiettivi sono ancora lontani ma la strada è ben intrapresa”. Troppo poco chiamarlo ‘ottimismo renziano’ o semplice ‘propaganda’, questa è pura ‘presa per i fondelli’ dei cittadini toscani.

L’aspetto positivo è che in quel lontano 2029 il Partito Democratico sarà solo un ricordo e nel frattempo avremo finalmente potuto far vivere ai toscani quel modello di gestione della materia prima seconda riassunto nella nostra proposta di legge “Economia circolare per una Toscana a rifiuti zero”. Proposta che in cinque anni avrebbe elevato la Toscana ai vertici della classifica nazionale sulla raccolta differenziata, mentre oggi siamo tra le regioni peggiori, e soprattutto garantire un volano economico da migliaia di posti di lavoro certificati. Un progetto talmente chiaro e al passo coi tempi da non poter far altro che incontrare il voto contrario dei partiti, PD in testa, nel consiglio regionale del 26 luglio scorso. A ennesima dimostrazione che loro sono, tutti, il passato e noi siamo l’unico futuro di speranza per questa regione e questo paese.

Basta guardare i risultati di quella governance che, nei piani di Rossi e del PD, doveva fare da modello per tutti i territori: ATO Toscana Sud. Come dichiara la stessa Fratoni, ATO Toscana Sud ha avuto addirittura una riduzione della raccolta differenziata (-0,8%) rispetto all’anno precedente. Il progetto di gestione dei rifiuti targato PD-Rossi si sta quindi rivelando fallimentare sotto qualsiasi indicatore e il disastro ATO Toscana Sud, primo ambito a sperimentare il gestore unico, ne è la prova evidente. Schiacciato dal conflitto di interessi, che la nostra proposta avrebbe evitato, segnato da un humus di illegalità sancito dagli arresti eccellenti dello scorso anno e senza vie d’uscita a causa dell’incapacità di autoriformarsi da parte della classe politica oggi a guida dell’ambito e dello schema di gestione deciso dalla normativa regionale. Se ne ricordino in particolare i cittadini di Siena alle prossime elezioni comunali.

MOVIMENTO 5 STELLE TOSCANA

C’ERANO SOLDI DEI TOSCANI NEI 100 MILIONI PRESUNTI A RYANAIR?

Da tempo, decreto 145/2013, Toscana Aeroporti sa che deve realizzare procedure concorrenziali per scegliere i vettori cui dare dare contributi, sussidi o qualsiasi altra elargizione per lo sviluppo delle rotte. Procedure i cui esiti vanno comunicati ad ENAC entro il 31 gennaio di ogni anno e che includono il cosiddetto “co-marketing”, ovvero “iniziative di promozione territoriale e attività turistica” pagate in cambio di voli quotidiani che portano passeggeri. Una zona grigia dentro cui stanno elargizioni multimilionarie soprattutto alle compagnie low cost che possono drogare il mercato. E come si sa la droga crea dipendenza con tutte le conseguenze del caso relative.

I cittadini hanno iniziato a convenire con noi sul fatto che la dipendenza dell’aeroporto di Pisa da Ryanair sia figlia di una miopia di governo del gestore, oggi Toscana Aeroporti, capace di generare problemi economici ed occupazionali a seguito della minima crisi del vettore, come dimostrato proprio nell’ultimo mese.

Ma ancora molti di questi cittadini ignorano la seconda parte della storia: la convenienza per Ryanair di stare a Pisa non è arrivata tanto dal mercato, importante, dei passeggeri da e per la nostra Regione che scelgono lo scalo, quanto dalle elargizioni del gestore dello scalo spesso fornite proprio tramite la formula del “co-marketing”. I nostri parlamentari hanno scoperto che Ryanair avrebbe ricevuto così, dal gestore toscano, circa 11 milioni di euro l’anno. Un importo considerevole, finito ad una società irlandese – quindi con regime fiscale agevolato – senza troppo riguardo anche per questioni come le condizioni lavorative del personale.

Vogliamo capire se tra i 100 milioni che Ryanair avrebbe ricevuto (in dieci anni) dal gestore dell’aeroporto di Pisa, che ha sempre avuto tra i suoi comproprietari la Regione, ci sono finiti anche i soldi dei toscani. E nel caso a quanto ammonti questo contributo e come sia stato elargito.

Siamo consapevoli del fatto che Ryanair ha consentito a milioni di cittadini – soprattutto giovani – di poter viaggiare a costi ragionevoli, spesso anche per questioni cruciali come il ricongiungimento familiare. Ma la serietà ci impone oggi di esigere trasparenza sulle scelte di chi ha governato le nostre istituzioni e il controllo di efficacia su queste: i toscani hanno pagato Ryanair solo all’atto d’acquisto del biglietto o quel biglietto era così basso perché lo pagavamo, senza saperlo, tutti quanti?

IRENE GALLETTI

TERME DI MONTECATINI, SALVARE PATRIMONIO PUBBLICO DA PIANO PD

Lunedì 16 ottobre faremo un sopralluogo del Movimento 5 Stelle alle Terme di Montecatini insieme a Cristiano Berti, nostro portavoce comunale.

I cittadini non si lascino ingannare dalle dichiarazioni stampa del Partito Democratico. Quello che conta sono gli atti scritti dalla giunta PD-Rossi e nell’ultimo, la PDD 294, c’è scritto nero su bianco che dall’operazione di “cessione” delle Terme di Montecatini si aspettano un impatto finanziario massimo di 20,6 milioni di euro e minimo di 8,7 milioni. L’atto è pubblico e visto che il massimo è esattamente più del doppio del minimo ci chiediamo perché chi parteciperà alla gara dovrebbe spendere 20 milioni per qualcosa che la stessa Regione stima possa valere meno della metà.

Senza contare che sempre nello stesso documento la giunta scrive nero su bianco come il “99%” dell’operazione di cessione delle quote nelle società termali potrebbe ridursi solo ad un apporto di beni in natura, cioè immobili. Altra evidenza del livello di fiducia che la Regione ha in questa operazione di cessione delle quote.

Pensino i cittadini all’incredibile controsenso del piano PD: svendere le quote delle Terme di Montecatini, per chiudere la società e trovarsi nel 99% dei casi con la proprietà degli immobili termali, senza una società per gestirli. Una mossa che solo l’incredibile assenza di visione e rispetto di questa maggioranza poteva partorire. Quella che solo quattro giorni fa ha detto, per bocca di Fratoni, “non privatizziamo un’azienda qualsiasi ma un soggetto che ha intorno un’intera città” (Fonte Il Tirreno, 9 ottobre 2017). Si chiamerebbe “attività strategica” Fratoni, esattamente la condizione che vi consentirebbe la non dismissione delle quote.

GABRIELE BIANCHI

M3 DEVE SPOSTARSI MA È ANCORA LÌ. ROSSI CHIARISCA

Abbiamo portato in Regione il caso della M3 di San Miniato. L’azienda “a rischio di incidente rilevante” ha uno stabilimento nei pressi di abitazioni e centri sportivi, incompatibile con l’attuale regolamento urbanistico.

Entro il 30 settembre 2018 la M3 deve lasciare l’attuale ubicazione incompatibile con il Regolamento urbanistico di San Miniato e con le più semplici regole di buon senso. Ci risulta che ancora sia lì e che il Comune abbia segnalato la questione alla giunta regionale, senza ricevere risposta.

Per questo abbiamo presentato un’interrogazione urgente: Rossi deve ai cittadini e al Comune delle risposte chiare sia sul futuro sia sul passato. Deve spiegare se e come la giunta si è attivata per la delocalizzazione della M3, se saranno rispettati i tempi previsti e quando sarà avviata la bonifica del sito da amianto e materiali chimici, e per finire perché ha permesso la riapertura dell’azienda nel 2012 nonostante il problema dell’ubicazione fosse evidente.

Non si scherza col “rischio di incidente rilevante”, si possono produrre danni fino a 125 metri dallo stabilimento a persone e ambiente. I cittadini sono stati tenuti per anni senza informazioni a riguardo e hanno dovuto accettare i tre anni di limbo decisi dal Comune per lo spostamento.

Adesso i tre anni sono quasi finiti e ogni giorno in più senza certezze è una sconfitta istituzionale. Rossi deve chiarire la situazione.

GABRIELE BIANCHI

MIGLIORARE TEMPI INTERVENTO: 118 AVVISI CHI CHIAMA SUL DAE PIU’ VICINO E ALLERTI ABILITATI

Abbiamo presentato una proposta di legge per migliorare il sistema d’intervento regionale in caso di arresto cardiaco.

La tempestività di intervento è cruciale davanti ad un arresto cardiaco e il presidio defibrillatore, se usato entro i primi minuti, può resuscitare una persona. Oggi c’è una piccola falla nel sistema di intervento regionale, come rivelato da un caso di cronaca nella lucchesia, dove una persona è deceduta in attesa dell’ambulanza quando a circa duecento metri c’era un defibrillatore disponibile nella sede di una onlus. Con la nostra legge in vigore, l’operatore 118 che ha ricevuto la richiesta di soccorso per l’arresto cardiaco avrebbe allertato l’ambulanza e in parallelo identificato il defibrillatore più vicino alla persona in arresto cardiaco, comunicando la sua disponibilità a chi chiamava e via sms alle persone abilitate all’uso presenti in zona.

Abbiamo già la banca dati su dove sono i DAE e gli abilitati ad intervenire. Manca solo in legge l’obbligo per l’operatore 118 di verificare dov’è il defibrillatore più vicino alla persona in arresto cardiaco, per comunicarlo a chi fa la chiamata di soccorso e, via sms o app, a chi è formato per intervenire. Esattamente quanto proponiamo oggi col nostro atto. Una procedura già attiva in alcuni territori, per la solerzia degli operatori coinvolti, ma non standardizzata perché assente dalla normativa sul tema. Una mancanza da colmare quanto prima approvando la nostra proposta.

Alla classica contestazione del Partito Democratico ‘non ci sono i soldi’ per attivare una applicazione di questo tipo, abbiamo già la risposta pronta. L’intervento non costa niente, perché la APP esiste già, viene dalla città più cardioprotetta d’Europa – Piacenza – è gratuita e ha già mappati i DAE presenti in Toscana col difetto della macchia di leopardo: ottima copertura in alcuni centri toscani, a Lucca se ne trovano 150, pessima in altri come Firenze dove ne indica solo due e manca persino quello del Consiglio regionale. Basta prendere la banca dati pubblica e integrare la APP con questa. Per una spesa prossima allo zero.

Ho sentito personalmente Daniela Aschieri, la cardiologa che ha progettato questa APP, Progetto Vita, e ha già dato la massima disponibilità per l’evoluzione che abbiamo pensato. Manca solo la volontà politica di approvare questo ennesimo provvedimento di buon senso che abbiamo portato all’attenzione del Consiglio regionale.

PD FA OPERAZIONE SPOT SU PERSONE DISABILI. ERRORE POLITICO VOTARE CONTRO NOSTRE PROPOSTE SU AUTODETERMINAZIONE

Ci hanno bocciato tutti gli emendamenti sulla proposta di legge legata alle persone con disabilità.

Il PD ha fatto un’operazione spot, tanto per dire di aver affrontato il tema disabilità senza di fatto toccare alcun tema sentito dai disabili. È stato un grave errore politico non riconoscere che le persone con disabilità presentano diritti incomprimibili, certificati dalla Convenzione ONU dalla Costituzione e dallo Statuto Regionale. Il welfare non c’entra, perché quando si erogano risorse insufficienti a garantire la loro vita indipendente si violano questi diritti, prima di tutto quello all’autodeterminazione.

La nostra proposta voleva inserire in legge che la Regione deve “garantire” questi diritti, mentre il duo PD-MdP ha invece preteso solo di “promuoverli”. E questo significa fondi incerti, ogni anno la fatica di trovarli e soprattutto il perpetuarsi del modello che vede le persone con disabilità come soggetti da “istituzionalizzare”. Niente quindi libertà individuale e familiare di scegliersi chi li assista o il diritto ad esempio a scegliersi gli ausili” sottolinea il Cinque stelle.

“Ci hanno persino bocciato di inserire in legge che andasse tutelata la famiglia dove sono presenti persone con disabilità e, in esteso, le comunità dove si sviluppa la loro socialità. La cronicità non va vista come problema individuale ma familiare e comunitario. Per questo andrebbero sostenute entrambe in una visione olistica. Quando c’è una persona con disabilità tutti coloro che gli sono intorno andrebbero aiutati tramite un lavoro di sensibilizzazione e formazione a riguardo, proprio in ottica inclusiva. Troviamo arretrato l’atteggiamento del PD a riguardo, secondo cui tutto si debba ridurre a quante ore di assistenza individuale sono pagate dal pubblico” aggiunge Quartini.

“Infine siamo dispiaciuti che la maggioranza abbia ignorato persino il tema importante del diritto all’informazione e alla partecipazione politica da parte dei disabili. Nella legge dovevano essere inclusi aspetti come la garanzia di pari accesso ai servizi, pensiamo al caso del trasporto pubblico dove mancano soluzioni per ipovedenti o rampe per accedere. Ma d’altronde quale attenzione si può pensare da questi partiti sui disabili, se neanche si preoccupano di far funzionare il montascale del Consiglio regionale?” conclude il Cinque Stelle.

ANDREA QUARTINI

GRANDI OPERE INFRASTRUTTURALI. SUI TEMI DELLA PIANA FIORENTINA PD FA MANCARE IL NUMERO LEGALE… A SE STESSO

Si conclude per mancanza di numero legale la seduta di oggi del Consiglio regionale della Toscana, proprio nel momento in cui avrebbe dovuto votare una risoluzione del PD a sostegno della Comunicazione della Giunta sulle grandi opere infrastrutturali, comprese quelle della Piana Fiorentina.

La scarsa presenza in Aula dei Consiglieri del Partito Democratico fa dunque mancare il numero legale allo stesso Partito Democratico che si apprestava a difendere la follia di continuare a inquinare la Piana Fiorentina, diventata oramai una vera e propria ‘camera a gas’, con opere ed infrastrutture pericolose per l’ambiente e l’uomo.

Ancora una volta, dal canto nostro, abbiamo contestato la scandalosa politica infrastrutturale e sui rifiuti del PD, che in quella “camera a gas” vorrebbe costruire un inceneritore, un nuovo aeroporto ed una terza corsia autostradale, trasformando l’area in una vera pattumiera tossica regionale.

MOVIMENTO 5 STELLE TOSCANA

DEFIBRILLATORI IN RETE, ECCO LA LEGGE – conferenza stampa

Domani ore 12 in Consiglio regionale (sala 10) presentiamo a cittadini e stampa una proposta di legge cui teniamo particolarmente.

Negli ultimi anni le istituzioni hanno reso possibile una diffusione più capillare dei defibrillatori, salva-vita fondamentali, e noi stessi con la nostra prima iniziativa di restituzione ne abbiamo donati cento alla comunità toscana, dieci per provincia.

Manca un ultimo tassello per ottimizzare la situazione: la messa in rete di questi apparecchi, unita ad una procedura comunicativa in grado di ottimizzare tempi e modalità d’intervento. Esattamente quanto abbiamo formalizzato in proposta di legge e presentato in Consiglio regionale.

ANDREA QUARTINI

AL PALO DA TRE MESI BONIFICA IDROCARBURI, DOPO ROTTURA OLEODOTTO LIVORNO-CALENZANO

Il 12 marzo scorso si è rotto l’oleodotto Livorno-Calenzano all’altezza di Ponsacco. Una notevole quantità di idrocarburi è finita nei campi ma la bonifica da parte delle ditte incaricate ENI è ferma da giugno. La rimozione dei terreni inquinati non può ‘andare in ferie’ e la Regione deve alla cittadinanza dei chiarimenti su quanto accaduto.

Dalla motivazione della rottura fino ai quantitativi di idrocarburi riversati qui tutto è misterioso. Senza dimenticare il vero e proprio ‘caso’ riguardante il percorso di accesso all’area inquinata. I mezzi pesanti adoperati per la rimozione e il trasferimento dei terreni inquinati hanno infatti per mesi omesso il passaggio dalla strada comunale Via Pinocchio, scegliendo un percorso meno agevole che passa da una strada privata.

Tutto questo nel silenzio generale delle istituzioni e a danno di questi residenti che si sono visti per mesi passare fino a 20 tir il giorno in una strada dove prima giocavano i bambini. Un assurdo visto che la strada comunale presentava le caratteristiche più idonee per quel tipo di traffico.

IRENE GALLETTI