Nel 2011 mentre 26 milioni di italiani votavano sì al referendum per una gestione pubblica di acqua e rifiuti, il PD di Rossi resa la Toscana la prima regione italiana a privatizzare il servizio idrico integrato. Con la nostra legge – da oggi su Rousseau – vogliamo rispettare finalmente quella volontà popolare e ottenere anche altri obiettivi importanti: una nuova governance partecipata, la tutela delle fasce deboli oggi sottoposte ai distacchi per morosità incolpevole, il minimo vitale di 50 litri d’acqua gratuito per i cittadini e la sostenibilità della risorsa idrica.

Qual è il quadro di partenza? L’A.I.T. certifica per la Toscana una rete con il 37,4% di perdite, il 14% delle famiglie residenti non sono servite da fognatura e il 22% non ha servizio di depurazione. Paghiamo la tariffa più cara d’Italia ad otto gestori, per circa il 40% di proprietà di società private, che ogni anno fanno circa 70 milioni di utili e investono circa 100 milioni in meno del necessario per garantire una rete efficiente, fognatura e depurazione a tutti.

Per ripubblicizzare il servizio idrico, cioè liquidare le società private che oggi gestiscono la nostra acqua, servirebbero 550 milioni di euro. Abbiamo due strade: ottenere l’obiettivo subito o a scadenza delle concessioni. In entrambi i casi l’impatto finanziario si tradurrebbe in una spesa dai 18 ai 6 milioni l’anno per trent’anni.

La nuova governance introdotta dalla nostra proposta oppone al concetto di ATO unico caro al duo PD-Rossi quello dei Bacini Idrografici Ottimali. La legge nazionale ne indica quattro per la Toscana, possono essere anche di più. Alla giunta il compito di fare una proposta al Consiglio, studiando disponibilità della risorsa, indicatori economici, ambientali e – aspetto cruciale – la prossimità del cittadino, che avrà funzioni decisionali contrariamente ad oggi e siamo certi saprà ad esempio identificare gli sprechi dei tristemente noti costi accessori dei gestori.

Con 32 euro ad abitante in più l’anno riusciremo anche a fornire il minimo vitale di 50 litri d’acqua gratuita per ciascun abitante, rispettando l’indicazione dell’ONU, e grazie ad un fondo solidaristico ad hoc risolveremo anche il problema immorale dei distacchi per i cittadini indigenti impossibilitati a saldare la bolletta.

Tra le fonti di finanziamento di tutto questo anche l’aumento, fino a dieci volte, della tariffa per gli usi industriali dell’acqua potabile. La risorsa idrica va trattata rispettando la normativa europea e nazionale, oltre che il buon senso: l’acqua deve andare prima per fini umani e igienico sanitari e solo dopo, se avanza, per industria e agricoltura. Con questo nuovo regime tariffario finalmente crediamo possibile raggiungere questo obiettivo.

Per 60 giorni questa proposta sarà all’esame degli iscritti M5S sulla piattaforma di democrazia diretta Rousseau, a gennaio ne chiederemo urgentemente la discussione in Consiglio.

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