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ISTITUTO INNOCENTI, RICHIESTA DI RINVIO A GIUDIZIO PER 4 PERSONE. DENUNCIAMMO TUTTO DUE ANNI FA

*Nota: La notizia è stata aggiornata a fine articolo, in seguito ai più recenti sviluppi. 


 

Abbiamo saputo ieri della richiesta di rinvio a giudizio per l’ex direttrice generale dell’Istituto degli Innocenti e di altre figure tecniche legate ai lavori di ristrutturazione del Museo oggetto di numerosi nostri atti a mia prima firma. Come potete sentire dal video, datato 24 marzo 2016, avevamo portato all’attenzione della politica tutto questo ben due anni fa e, secondo un quotidiano, l’inchiesta ha avuto proprio avvio dalla nostra pubblica denuncia.

Le richieste di rinvio a giudizio sono sintomo della consistenza del quadro d’accusa, un quadro che avevamo offerto prima alla parte politica regionale chiedendo il Commissariamento e risposte specifiche cui la giunta Rossi, per il tramite dell’Assessora Saccardi, ha reagito con repliche vaghe e tutela dello status quo.

A questo punto, vista l’azione della magistratura, ci aspettiamo una risposta politica e la chiederemo.

Quando la politica ha bisogno della magistratura per controllarsi, significa che ha smesso di essere guidata dall’interesse generale e mette questo dietro altre forme di interesse.

Di seguito tutti gli atti che avevo fatto sul tema.

I.O. 255 del 3/31/2016
In merito alla situazione dell’Istituto degli Innocenti di Firenze
Ricevuta risposta scritta ass. Saccardi in data 11 Aprile 2016

I.O. 348 del 7/14/2016
In merito alla Fondazione Istituto degli Innocenti
Risposta ricevuta da ass. Saccardi in data 4 ottobre 2016

I.O. 385 del 10/3/2016
In merito al CDA della nuova fondazione dell’Istituto degli Innocenti
Risposta scritta ass. Saccardi in data 25 Novembre 2016

I.S. 903 del 1/12/2017
In merito al bando di concorso per un nuovo Direttore del Museo degli Innocenti
Risposta della vicepresidente Barni in data 6 marzo 2017

I.S. 1100 del 4/20/2017
In merito all’iscrizione nel bilancio preventivo dell’Istituto degli Innocenti dei ricavi da fund raising
Risposta ass. Saccardi in data 17 Maggio 2017

 


*Nota di aggiornamento – 29 ottobre 2020: L’ex direttrice dell’Istituto degli Innocenti di Firenze è stata assolta con la formula “perchĂ© il fatto non costituisce reato” nel processo relativo alle presunte irregolaritĂ  nei lavori di ampliamento del museo.

ANTICORRUZIONE, TOSCANA HA RISPETTATO SCADENZA?

La corruzione si porta via quasi dieci miliardi di euro pubblici ogni anno e anche la Toscana, pur essendo regione virtuosa, contribuisce a questo conto.

Il Piano Anticorruzione è lo strumento preventivo principale per invertire la rotta e la trasparenza ne è parte costitutiva spesso trascurata.

Non a caso nel novembre scorso ANAC ha fornito nuove linee guida per attuare la normativa di prevenzione della corruzione, fissando un elenco di documenti che le societĂ  e gli enti di diritto privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni, regioni incluse, devono pubblicare nella sezione Amministrazione trasparente dei loro siti web.

Avevano tempo fino al 31 gennaio e vogliamo sapere dalla giunta se la scadenza è stata rispettata.

Un recente report ANSA indica che i soggetti pubblici attivi in fatti di corruzione sono per il 34% manager o dirigenti o funzionari pubblici, 30% semplici dipendenti pubblici e a seguire nel 10% dei casi sindaci, nel 7% medici del servizi sanitario e 7% assessori. Anche per questo i settori più esposti alla commissione di reati in materia di corruzione sono gli appalti per le infrastrutture e l’ambito sanitario, seguito dal sistema dei controlli.

Solo la diffusione della cultura dell’anticorruzione, centrata sulla programmazione dell’attività e sul controllo di gestione può cambiare lo scenario in meglio e per questo abbiamo accolto con soddisfazione il riconoscimento espresso da figure di ANAC e non solo verso il Piano Anticorruzione del Consiglio Regionale.

Visto che questo documento è un’eccellenza, perché non farlo diventare un modello per tutta la realtà regionale?

Dalle ASL alle tante partecipate, passando per le Fondazioni e le agenzie, la costellazione di organismi ed enti che ruotano attorno alla Regione Toscana potrebbero trarre giovamento dal riconoscere un modello cui riferirsi in materia di Pianificazione per l’Anticorruzione.

La Pubblica Amministrazione deve abbracciare con convinzione i modelli gestionali che ridefiniscono il servizio pubblico secondo i principi di pianificazione, responsabilizzazione, trasparenza e controllo. Le leggi esistono già da tempo, compito di chi governa attuarle nell’interesse collettivo.

NEL 2015 ROSSI ANNUNCIAVA PIANO DI ERADICAZIONE EPATITE C, ORA LIMITA I TRATTAMENTI

Col consueto senso della misura Enrico Rossi giocò parte della campagna elettorale 2015 promettendo l’eradicazione dell’epatite C in Toscana. Un obiettivo importante e condivisibile, ma complesso da raggiungere secondo il percorso dato, come segnalammo appena eletti.

Rossi però andò dritto: tradusse il tutto in una delibera, poi reagì al fallimento del suo piano dichiarando due esposti a Procura di Firenze e AGCM dei quali non ha mai comunicato l’esito, e fece sparire il tema dall’agenda pur evitando di revocarla.

A distanza di due anni e mezzo il tempo, purtroppo, ci ha dato ragione e un dato lo rivela su tutti: al 31 agosto 2017 la ASL Toscana Centro aveva trattato solo il 44% dei casi più gravi, quindi 1663 pazienti su 3822 programmati, altro che cure gratis per tutti i 26.224 pazienti regionali afflitti dall’HCV.

Ma l’inversione a U della giunta non si è limitata a mantenere la situazione pre-annuncio elettorale di Rossi, è andata oltre in un modo del quale chiediamo risposta pubblica.

L’11 ottobre scorso infatti i rappresentanti delle sei aziende toscane (le tre macro Asl e le tre universitarie) sono stati riuniti in un vertice regionale dal quale è partito il richiamo all’«appropriatezza» delle cure anti epatite C.

Tradotto: ai medici è stato ordinato di limitare le prescrizioni di farmaci perché i conti non tornavano.

Poi, sei giorni dopo, dalla Regione è partita una mail indirizzata ai 22 reparti coinvolti nelle cure dove si che fino al 31 dicembre per il capitolo di spesa legato alle terapie HCV era disponibile solo un milione e mezzo di euro con cui (a un costo di 7.500 euro a terapia) dovevano essere curati solo 177 pazienti. L’indicazione dettagliava anche i numeri limite, reparto per reparto, divisi in tre scaglioni, con appena 25 casi «incidenti», ovvero 25 terapie da assegnare senza programmazione a casi di urgenza assoluta.

A questo punto vogliamo sapere perché il trattamento dei pazienti affetti da HCV sia stato “limitato” in maniera drastica, nonostante la disponibilità di farmaci più moderni ed avanzati di quelli identificati nel 2015. E perché il programma stabilito nel 2015, che prevedeva l’eradicazione dell’epatite C, non sia stato completato né attuato in maniera coerente alle proprie premesse e cosa abbia in mente la giunta per raggiungere quell’obiettivo per il quale i cittadini toscani hanno rieletto Enrico Rossi alla presidenza della Regione.

Sappiamo benissimo che i cittadini affetti da epatite C, e i loro familiari, attendono che le promesse della politica si traducano concretamente sin dal 2012, quando il Decreto Balduzzi indicava l’indirizzo di garantire a tutti i farmaci innovativi per questa patologia. Proprio per questo insistiamo nel richiamare chi governa la Regione a chiudere l’era degli annunci senza seguito e iniziare a pensare che ogni promessa elettorale è debito.

ENTRO 2050 ENERGIA ELETTRICA E DA FONTI RINNOVABILI. CHI CI STA?

L’assessora all’ambiente della Regione ha recentemente dichiarato che la Toscana vuole riuscire a produrre energia elettrica solo da fonti rinnovabili nel 2050.

Se quel “nel 2050” diventa “entro il 2050” noi ci siamo.

Inizieremo a capire se fanno sul serio dal prossimo Consiglio regionale dove abbiamo messo al voto un atto capace di tradurre quella dichiarazione in impegno.

Lo studio 100% Clean and Renewable Wind, Water, and Sunlight (WWS) All-Sector Energy Roadmaps for 139 countries of the world – di Mark Z. Jacobson et Alii pubblicato sulla rivista scientifica Joule – prevede specifiche azioni tecniche che rendono possibile l’obiettivo di produrre energia solo da fonti rinnovabili entro il 2050.

Questo studio individua una roadmap per raggiungere l’obiettivo ponendo l’accento su alcuni importanti benefici associati al percorso, che solo per l’Italia significherebbero: 485.857 nuovi posti di lavoro (al netto dei circa 164mila persi nel settore dell’energia fossile), evitare 20mila morti legati all’inquinamento e 176 miliardi di euro di costi sanitari relativi, contribuire ad un aumento della temperatura globale non al di sopra di 1,5 gradi celsius.

Rispetto allo scenario 100% WWS al 2050 l’Italia è al 30° posto (dato 2015) col 7,6% di capacità installata al 2015 per produrre energia da sole, acqua e vento. Secondo il percorso tracciato dallo Studio di Jacobson l’Italia, e quindi anche la Toscana, potrebbero raggiungere l’obiettivo dotandosi di un mix energetico composta da 16,4% di fotovoltaico installato su edifici residenziali, 5,7 di solare installato su edifici commerciali e pubblici, 34,6% da grandi impianti fotovoltaici, 8% di solare a concentrazione, 25,2% di eolico on-shore, 1,1% di eolico off-shore, 0,2% di energia dal moto ondoso, 4,8% di idroelettrico e solo lo 0,6% di energia geotermica.

Se non bastasse ricordo che con un mix del genere il costo dell’energia in italia arriverebbe a 6 centesimi di euro, garantendo un risparmio pro capite di 313, 74 euro e un valore aggiunto per industria e impresa che oggi soffrono condizioni di prezzo difficili da sopportare.

Noi vogliamo parlare di questo e passare quanto prima dalle dichiarazioni ai fatti. Vedremo se le altre forze politiche in Consiglio regionale convergono o meno sul programma del Movimento 5 Stelle in materia di energia.

STABILIZZAZIONE PRECARI CENTRI PER L’IMPIEGO RIMASTA A PAROLE. CONSIGLIO TORNI AD ESPRIMERSI

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A metà gennaio un comunicato della giunta regionale annunciava che, sotto il coordinamento dell’assessora al lavoro della Regione, Ministero, ANPAL e analoghi assessori delle altre regioni, avevano sancito il passaggio del personale ancora in forza alle Province in capo alle Regioni e disposto risorse stabili per coprire i costi del personale a tempo indeterminato e a tempo determinato, per il quale si citava come certa la tanto agognata stabilizzazione. Questo quadro di promesse e buoni propositi non pare essersi ancora tradotto in atti concreti e per questo chiediamo al Consiglio regionale di tornare ad esprimersi sulla questione, votando un atto di impegno alla giunta.

Ricordo che in Toscana l’operatività dei Centri per l’Impiego è assicurata da un personale per oltre la metà composto da lavoratori in “appalto” e circa 100 precari a tempo determinato. Il tutto in un quadro dove negli ultimi 5 anni si erano già persi per la strada 143 operatori. Un quadro desolante, per l’incredibile ritardo risolutivo della parte istituzionale, dove a pagarla sono sempre gli attori principali del sistema “politiche attive del lavoro”: disoccupati, lavoratori dei centri per l’impiego e imprese che vi si rivolgono per trovare il personale.

Ricordo che giace da oltre un anno la nostra proposta di legge di reddito di cittadinanza regionale, che conteneva anche il potenziamento dei Centri per l’Impiego. Una proposta tenuta nel congelatore dalla maggioranza PD-MdP/LeU, e bollata col solito sprezzo da tutto il centrodestra, per poi trovarci in campagna elettorale con una cattiva copia una tantum prodotta dal duo PD-Rossi, il c.d. “Piano integrato per l’occupazione”, che è riuscita ad esaurire i soli 30 milioni di fondo in sole 60 ore e senza riforma dei Centri per l’Impiego.

Alla luce di questo risultato ci chiediamo se la maggioranza PD-MdP abbia intenzione di fare un bagno di umiltĂ  e prendere in mano la nostra proposta per studiare insieme una vera e seria misura economica di sostegno al ricollocamento fondata sul nostro reddito di cittadinanza regionale.

Forse aspettano che il M5S governi e la attui a livello nazionale?

Nel caso lo facciano sapere a noi e ai toscani.

TROPPI FUMATORI E POCHE RISORSE ALLA PREVENZIONE. ECCO DOVE TROVARLE

Il solo Comune di Firenze ha incassato 192.171 euro grazie alle multe inflitte a chi fumava nell’area ospedaliera di Careggi. Questo in forza di una legge regionale sul “fumo”, la 25/2005, che destina alle amministrazioni comunali i proventi delle sanzioni comminate a chi sgarra nei presidi sanitari.

Se la misura poteva avere un senso nel 2005, oggi non lo ha piĂą a nostro parere.

In quadro di tagli al servizio sanitario regionale, quei soldi dovrebbero andare alle politiche regionali di prevenzione del fumo: la via principale per ridurre un fenomeno cui si legano costi sociali e sanitari enormi quali i circa 153 mila tumori al polmone diagnosticati ogni anno ai toscani, i 181mila cittadini della regione afflitti da bronchite cronica ostruttiva e i 147 mila segnati da patologie cardiache correlate.

Ricordo che in Toscana i fumatori sono oltre la media nazionale e abbiamo il triste primato nella fascia fra i 35 e 49 anni, con il preoccupante persistere del consumo adolescenziale.

Ad oggi il Piano Sanitario regionale cerca di contrastare tutto questo con azioni poco concrete e incisive, soprattutto per scarsitĂ  di risorse e capillaritĂ . Si apra un tavolo di confronto con i Comuni sul tema, per noi i soldi delle multe devono tornare alla Regione, vincolati alla prevenzione del fenomeno.

Solo così riusciremo col tempo a diminuire gli introiti delle multe grazie all’unico obiettivo di lungo periodo: avere meno fumatori in Toscana.

***AGGIORNAMENTO***

La mozione è stata approvata dal Consiglio regionale, il 18 aprile.

Un’altra vittoria per i cittadini!

CURA DEL FERRO REGIONALE SI AGGIORNI A SFIDA 19 VAGONI E START UP INNOVATIVE

Dal nostro ingresso in Consiglio regionale abbiamo chiesto maggiore attenzione alla mobilità ferroviaria e all’intermodalità. Parliamo di una scelta di visione dove noi crediamo fermamente nella necessità di ridurre il trasporto su gomma a fronte di uno spostamento di merci e persone sul trasporto su ferro, mentre chi governa e il centrodestra continuano a voler tenere i piedi in due staffe.

Durante la campagna elettorale abbiamo approfondito l’argomento parlando col distretto cartario e conoscendo da vicino la realtà Top Rail, azienda parte del grande gruppo Logistica Uno Europe. Quest’ultimo vorrebbe realizzare un network intermodale che colleghi Nord e Sud con Porcari quale nodo di rete. Un’occasione da sfruttare quanto prima in termini di sviluppo sostenibile e riconversione occupazionale.

Basti pensare che Top Rail in un anno ha sostituito col suo trasporto merci ferroviario l’equivalente di 4642 camion, riducendo del 64% le emissioni di CO2, e la Toscana ha contribuito al risultato con solo il 2,7%. Possiamo fare molto di più.

Il come passa da almeno tre impegni che portiamo al voto in Consiglio regionale.

Il primo è sollecitare RFI, a parità di garanzie di sicurezza, per aumentare la lunghezza dei treni merci da 17 a 19 vagoni. Con la lunghezza attuale si sostituiscono 30 camion, con due vagoni in più il beneficio commerciale sarebbe ancora superiore e basterebbe un aggiornamento disciplinare.

Il secondo impegno è sul potenziamento dello scalo di Porcari con la sottoscrizione di un nuovo Accordo di Programma con enti e società interessate. Il Distretto Cartario potrebbe raccogliere la sfida riducendo anche i costi di trasporto dal 5 al 10% ma la Regione deve accelerare sul collegamento ferroviario coi porti, Livorno e Piombino in primis, l’aggiornamento dello scalo strategico della lucchesia e la riattivazione della movimentazione merci nella stazione di Castelnuovo Garfagnana.

Siamo certi che questo, unito al necessario supporto alle start up che investono per portare persone e cose a muoversi su ferro rispetto alla gomma, possa rappresentare l’aggiornamento giusto a quella “cura del ferro” che il PRIIM regionale già indica senza tuttavia il necessario aggiornamento e con troppa vaghezza sull’effettiva data di esecuzione delle opere.

ERRORE CHILOMETRICO TRATTA LIVORNO-FIRENZE. 1,2 KM IN MENO, PERCHE’ TARIFFA E’ LA STESSA?

Ogni giorno decine di migliaia di passeggeri salgono sui treni della tratta Livorno – Firenze. Il costo del viaggio è pari a 9,70 euro, corrispondenti alla fascia chilometrica 100-110 km, perché la lunghezza del percorso è indicata da Trenitalia in 101 km. In realtà però negli anni alcuni interventi sulla tratta, come la galleria tra Montelupo e Lastra a Signa, hanno ridotto la sua lunghezza portando la cosiddetta linea lenta, quella che passa da Signa per capirsi, a 99,787 km mentre la cosiddetta linea veloce, la più usata che attraversa Lastra a Signa, persino a meno: 96,55 km.

Siccome pendolari e turisti pagano in funzione di quello che sembra un evidente errore – cioè Trenitalia continua a considerare la tratta come lunga 101 km mentre è più corta di almeno 1 km – vogliamo che la Regione verifichi gli effettivi chilometri della linea Firenze-Livorno e, qualora rilevasse quanto da noi descritto su suggerimento di un nostro attivista, chieda a Trenitalia il giusto adeguamento tariffario.

Poi magari ci farebbe piacere anche sapere chi non ha verificato questo errore, pur dovendolo fare. Perché ancora una volta si sono dovuti muovere i cittadini, tramite il Movimento 5 Stelle, per esigere la tutela dell’interesse generale mentre qualcuno, pagato sempre dai cittadini, pare abbia dormito.

NOI PRIMA FORZA POLITICA IN TRE PROVINCE. TOSCANA SEMPRE MENO ROSSA!

Grafica-eletti

Ringraziamo i toscani e le toscane che domenica hanno scelto il Movimento 5 Stelle come forza politica capace di rappresentarli, 526.921 alla Camera e 484.281 al Senato. Hanno partecipato ad un risultato nazionale storico e ottenuto così tre portavoce in Senato e sei portavoce alla Camera che rappresenteranno le istanze regionali e territoriali riassunte nel nostro programma, con la massima dedizione.

Siamo la prima forza politica in tre province toscane, Massa Carrara, Grosseto e Lucca, e in numerosi comuni toscani. Ma soprattutto in ogni territorio regionale il risultato ci indica come forza di governo consolidata che cresce costantemente e ha interamente recuperato lo scarto delle europee 2014 e piĂą che raddoppiato i consensi rispetto alle regionali 2015.

Senza le coalizioni la Toscana avrebbe un’unica alternativa credibile all’attuale maggioranza regionale: il Movimento 5 Stelle. Un quarto dei votanti toscani lo ha capito, gli altri lo faranno quando andranno a verificare come coalizzarsi sia la scelta di comodo che i partiti continuano a seguire per ottenere poltrone di rappresentanza che poi dimostrano di usare principalmente come trampolino personale. Tre anni fa arrivò in Consiglio regionale da candidato Governatore della coalizione di centrodestra il milanese Claudio Borghi. Ebbene dopo una presenza discutibile in Consiglio regionale, e nel mentre il doppio incarico da consigliere comunale a Como, ora è finito in Parlamento. In sua compagnia anche i colleghi Manuel Vescovi, sempre Lega Nord, e Giovanni Donzelli, di Fratelli d’Italia. Tutti verso Roma con buona pace dei toscani che li hanno votati tre anni fa e ora si troveranno a rappresentarli dei sostituti. Per noi questa è malapolitica da gettarsi alle spalle.

E ne è conferma il fatto che l’attuale sindaca di Cascina, Susanna Ceccardi, ex dipendente del gruppo consiliare regionale Lega Nord, si sia già candidata ad aspirante presidente della Regione Toscana, forse si deve anche a questo modo di intendere la politica del centrodestra il fatto che, proprio a Cascina, i cittadini hanno indicato il Movimento 5 Stelle come prima forza politica in queste elezioni.

Non si lascino ingannare i cittadini, il Movimento 5 Stelle è l’unica forza di governo capace di restituire alla Toscana quelle energie di sviluppo innovativo, di servizio pubblico, di tutela delle comunità che qualcuno ha dilapidato e altri vorrebbe svendere in via definitiva.

TRASPARENZA SU ACCORDO CEVITAL – JINDAL E TAVOLO PER DIVERSIFICAZIONE

Per l’ennesima volta il tempismo dell’accordo preliminare tra Cevital e Jindal ci dice quanto qualcuno abbia usato la crisi dell’ex Lucchini per fare campagna elettorale. Un uso immorale del dramma vissuto dalla comunità di Piombino e della Val di Cornia che non riteniamo perdonabile.

Ora esigiamo che la Regione apra il capitolo trasparenza sull’accordo preliminare e assicuri con chiarezza quale sia la posizione di Jindal in tema di Piano industriale.

In parallelo chiediamo un tavolo di confronto istituzionale sulla diversificazione produttiva a Piombino, la vera questione che ci separa da ogni altra forza politica. A prescindere da quanto acciaio Jindal sceglierĂ  di produrre a Piombino, Governo Regione e Comune devono assicurare a questa comunitĂ  una visione di medio lungo periodo capace di stare al passo coi tempi. E questo passa da tre elementi a nostro parere: conclusione del porto e della SS398, e soprattutto le bonifiche della macro area sud. Le grandi dimenticate che invece sono il nodo cruciale del futuro di Piombino.

Infine chiediamo che la Giunta regionale operi per assicurare l’estensione degli ammortizzatori sociali garantiti ai lavoratori ex Lucchini anche a quelli dell’indotto. E non ci accontentiamo del finto reddito di cittadinanza di 500 euro al mese per sei mesi. Quella è sola la dimostrazione lampante che è stata fallimentare, sul piano politico e sociale, la scelta di Rossi e del PD di fare ostruzionismo da un anno e mezzo sulla nostra proposta di legge sul reddito di cittadinanza regionale.

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AGGIORNAMENTO
Il Consiglio regionale ha approvato il 14 marzo il nostro atto, con una parziale modifica. Potete leggere l’atto approvato qui