E’ arrivata la risposta della giunta regionale alla nostra interrogazione sull’incidente c.d. del “fumo rosa” avvenuto il nell’impianto Chimet di Badia al Pino (Civitella Val di Chiana).

Il 2 marzo la Chimet ha diffuso nell’aria dello iodio per 10 minuti. L’aspetto positivo è che non era radioattivo, quello curioso è che il tutto per la giunta Rossi-Pd è avvenuto rispettando ‘i limiti di legge’.

Lo scrive nero su bianco l’assessora all’ambiente regionali Fratoni, citando notizie ARPAT. Ci teniamo quindi a far sapere ai cittadini dell’area che, stando a quanto dice la giunta Rossi-PD, non hanno corso pericoli perché il fumo rosa che hanno visto uscire dalla Chimet è a norma di legge e veniva dall’incenerimento di farmaci del reparto dialisi provenienti dall’Ospedale San Donato di Arezzo.

Con l’occasione l’assessora ci ha segnalato che la Chimet non è soggetta alla legge Seveso in quanto impianto di incenerimento, ma “per la quantità detenuta di due sostanze classificate pericolose e suscettibili di poter causare un incidente rilevante (ossigeno liquido e cloro). Peccato che invece abbia mandato fumo rosa in aria perché bruciava i farmaci per la dialisi.

Cavilli a parte Fratoni ci ha confermato che al momento dell’incidente del 2 marzo non esisteva, e ancora oggi non esiste, un Piano di Emergenza Esterno definitivo per Chimet, perché manca ancora l’approvazione definitiva del Prefetto. Cosa aspetta a darla?

Nel frattempo i cittadini sappiano che a un mese dall’incidente del 2 marzo la Regione ha decretato un aggiornamento all’Autorizzazione Integrata Ambientale data a Chimet per scongiurare il ripetersi di quanto avvenuto. Come? Tramite procedure di verifica e accettazione più precisa dei rifiuti che le arrivano dagli ospedali. Che tradotto significa che Chimet dovrà capire meglio cosa c’è nei sacchi di rifiuti che brucia. Quindi finora hanno incenerito così senza sapere cosa c’era dentro?

GIACOMO GIANNARELLI