Abbiamo portato in Consiglio regionale l’incidente del “fumo rosa” avvenuto il 2 marzo scorso nell’impianto Chimet di Badia al Pino (Civitella Val di Chiana).

I cittadini del territorio chiedono la verità su quanto accaduto il 2 marzo e ci siamo visti costretti ad unire, all’azione dei gruppi locali, anche la nostra dopo il silenzio generale delle istituzioni sull’argomento e quella nota breve di ASL e ARPAT dove si segnalava “l’assenza di elementi per l’adozione di provvedimenti di sanità pubblica”. Ci chiediamo come possa conciliarsi questa rassicurazione con la scheda tecnica sui fumi da combustione redatta dai Vigili del Fuoco, dove al fumo rosa corrisponde in modo chiaro l’emissione di Iodio.

L’impianto Chimet è autorizzato a trattare rifiuti ospedalieri, inclusi quelli con iodio 131 (il radioiodio da radioterapia), ma ci sentiamo di dover escludere la correttezza della condotta se questo elemento, radioattivo e tossico, fosse finito nell’aria respirata da residenti e lavoratori del territorio.

La Regione Toscana deve garantire da Statuto il diritto alla salute e il rispetto dell’equilibrio ecologico. In passato ebbe un atteggiamento morbido verso Chimet, nel procedimento di autorizzazione al progetto di ampliamento con cui l’azienda triplicò in alcuni settori le sue potenzialità di trattamento. Vogliamo capire se quanto accaduto un mese fa è sufficiente per alzare i livelli precauzionali.

GIACOMO GIANNARELLI

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