Il Movimento 5 Stelle chiede alla giunta regionale un’analisi delle cause di competenza regionale dietro i fatti avvenuti il 29 giugno nella zona Osmannoro di Sesto Fiorentino. A seguito di alcuni momenti di tensione verificatisi durante un controllo ASL ad una struttura che ospita 50 ditte cinesi, circa 300 persone della medesima comunità hanno avviato degli scontri con le forze dell’ordine cui sono seguiti sette ferimenti e due arresti. Presentata un’interrogazione a firma di tutti i consiglieri regionali M5S.

“Il rispetto della legge viene prima di tutto e non è una questione razziale. La Toscana ospita la comunità cinese più numerosa in Italia, circa 44 mila persone, quasi interamente residenti tra Prato e Firenze. Ciò che è successo a Osmannoro è un effetto di politiche di integrazione e inclusione non riuscite. Chi afferma il contrario o è distratto, e nel caso metta attenzione alla questione, o sfugge dalle proprie responsabilità di governo”.

“Quando leggiamo che il 90% delle aziende cinesi controllate presentano irregolarità fiscali, sanitarie o di sicurezza del lavoro, noi non ci nascondiamo dietro il dito e diciamo: la Regione sta fallendo sul piano dell’integrazione e inclusione. Apriamo un confronto serio in Regione sul tema, perché la questione non riguarda la comunità cinese o le comunità immigrate in generale, ma il modo del Partito Democratico di governare anche in Toscana questi fenomeni”.

“Quanti milioni di euro sono stati spesi negli anni per progetti di inclusione? Quanti attori del terzo settore vivono tutt’ora di questa importante fonte di entrata? Perché per anni si è omesso di controllare al punto che il progetto “lavoro sicuro” lanciato da Rossi è venuto solo a seguito della morte di 7 persone, cinesi, in un capannone nel dicembre 2013? La gestione dei fenomeni migratori non possono essere un business, né una carta elettorale per dimostrare di essere di sinistra o di destra. Questo giochino delle bandierine sventolate dai partiti, cui molti in Toscana continuano a cadere, non risolve i problemi e anzi radicalizza la guerra tra poveri. Bene che in questi giorni nella toscana dei 10.200 migranti si sia finalmente creata la seconda Commissione territoriale e bene che Rossi abbia promosso il progetto “lavoro sicuro” dopo le sette persone morte nel dicembre 2013 in un capannone a Prato. Ma prevenire è meglio che curare e finora la Regione Toscana ha gestito questa prevenzione in un modo slegato dall’interesse reale dei cittadini: convivere pacificamente”.