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VOUCHER FORMATIVI DI RICOLLOCAMENTO. DOPO FLOP ADESIONI, ALTRO SCIVOLONE: REGIONE CHIEDE A DISOCCUPATI ANTICIPI FINO A 3000 EURO

Il 12 luglio l’assessora regionale a lavoro e formazione, Cristina Grieco, ha risposto in Consiglio regionale alle nostre domande sul flop clamoroso dei voucher formativi di ricollocamento. Le avevamo chiesto spiegazioni sul fatto che nonostante in Toscana ci fossero 157mila disoccupati e 600mila inattivi le persone che avevano usufruito di questa misura di ricollocamento fossero state solo 161.

In aula Grieco ha riconosciuto la correttezza della nostra diagnosi – il flop si doveva anche al fatto che i corsi pagabili coi fondi pubblici erano ben lontani dal poter garantire posti di lavoro, mentre altri appetibili non erano nell’elenco – e dichiarò di essersi già attivata facendo “eliminare tutti i vincoli” e garantendo nel nuovo bando “massima flessibilità”.

Abbiamo atteso di leggere in qualche atto di giunta queste migliorie, ma non lo abbiamo trovato, mentre risulta invece tra i decreti dirigenziali su questi voucher l’ennesimo scivolone a danno dei disoccupati e inoccupati.

Infatti tramite il decreto dirigenziale 9272 del 19 giugno scorso qualsiasi volenteroso disoccupato toscano che volesse formarsi a spese dello Stato dovrà prima anticipare il costo del corso e solo dopo potrà chiedere il suo rimborso. E parliamo di importi che arrivano fino a 3mila euro.

Una novità peggiorativa che solo la classica politica PD-Rossi poteva autorizzare nel silenzio generale. Quella che siede nei palazzi, parla di disoccupazione senza conoscere la vita di un disoccupato e omette qualsiasi verifica operativa sugli atti di quella macchina amministrativa toscana che ha contribuito a rendere farraginosa e spesso estranea ai bisogni reali della cittadinanza.

Abbiamo presentato un atto per correggere questa ennesima stortura dell’amministrazione PD-Rossi riguardante le politiche attive del lavoro. Li aspettiamo alla prova del voto. La Toscana, e in particolare le aree di crisi complessa come Massa Carrara Livorno e Piombino, hanno bisogno di tutto tranne che di altri scivoloni sul tema.

IRENE GALLETTI

ARRESTATO CAPO CLAN NEL FIORENTINO, 12 SEQUESTRI D’AZIENDA TRA FIRENZE E PRATO. PD-ROSSI HANNO CAPITO ALLARME ROSSO? 29 SETTEMBRE PORTIAMO ESPERTI ANTIMAFIA IN CONSIGLIO REGIONALE

C’è la mafia in Toscana. Lo diciamo con insistenza da quando siamo entrati in Consiglio regionale, ricevendo timide risposte o semplice noncuranza da giunta PD-Rossi e banchi dell’opposizione. Ora che hanno arrestato in piena area metropolitana fiorentina un capo clan e sequestrato dodici ditte per una filiera di riciclaggio che rimpinguava le casse della mafia arriverà la sveglia in Regione Toscana?

Secondo l’inchiesta della Procura di Palermo, coordinata dalla DDA e aiutata dal prezioso contributo di Squadra mobile fiorentina e Guardia di Finanza, non solo operava e viveva in Toscana il capo clan di Brancaccio ma aveva anche creato un business legato al pallet, inquinando di fatto il sistema imprenditoriale della piana fiorentina. Un quadro da allarme rosso sul quale il Consiglio regionale deve attivarsi subito e la giunta, come chiediamo con la nostra interrogazione urgente, deve esplicitare se intende o meno realizzare azioni e politiche di contrasto organico.

La mafia in Toscana c’è e dobbiamo sradicarla partendo da una seria presa d’atto dell’infiltrazione sul territorio. Anche per questo il 29 settembre porteremo in Consiglio regionale i maggiori attori dell’antimafia toscana, istituzionale e civile, e alcuni dei maggiori esperti nazionali sul tema. Saranno con noi il Procuratore capo della procura di Livorno Ettore Squillace Greco, il generale Angiolo Pellegrini, Salvatore Calleri della Fondazione Caponnetto, Giovanna Chelli dell’Associazione Vittime dei Georgofili e attendiamo a breve ulteriori conferme importanti. Un convegno dal titolo esemplificativo “Mafia in Toscana. Un problema in cerca di soluzioni”.

GABRIELE BIANCHI

IL FUMO ROSA USCITO DA CHIMET ERA “A NORMA DI LEGGE”

E’ arrivata la risposta della giunta regionale alla nostra interrogazione sull’incidente c.d. del “fumo rosa” avvenuto il nell’impianto Chimet di Badia al Pino (Civitella Val di Chiana).

Il 2 marzo la Chimet ha diffuso nell’aria dello iodio per 10 minuti. L’aspetto positivo è che non era radioattivo, quello curioso è che il tutto per la giunta Rossi-Pd è avvenuto rispettando ‘i limiti di legge’.

Lo scrive nero su bianco l’assessora all’ambiente regionali Fratoni, citando notizie ARPAT. Ci teniamo quindi a far sapere ai cittadini dell’area che, stando a quanto dice la giunta Rossi-PD, non hanno corso pericoli perché il fumo rosa che hanno visto uscire dalla Chimet è a norma di legge e veniva dall’incenerimento di farmaci del reparto dialisi provenienti dall’Ospedale San Donato di Arezzo.

Con l’occasione l’assessora ci ha segnalato che la Chimet non è soggetta alla legge Seveso in quanto impianto di incenerimento, ma “per la quantità detenuta di due sostanze classificate pericolose e suscettibili di poter causare un incidente rilevante (ossigeno liquido e cloro). Peccato che invece abbia mandato fumo rosa in aria perché bruciava i farmaci per la dialisi.

Cavilli a parte Fratoni ci ha confermato che al momento dell’incidente del 2 marzo non esisteva, e ancora oggi non esiste, un Piano di Emergenza Esterno definitivo per Chimet, perché manca ancora l’approvazione definitiva del Prefetto. Cosa aspetta a darla?

Nel frattempo i cittadini sappiano che a un mese dall’incidente del 2 marzo la Regione ha decretato un aggiornamento all’Autorizzazione Integrata Ambientale data a Chimet per scongiurare il ripetersi di quanto avvenuto. Come? Tramite procedure di verifica e accettazione più precisa dei rifiuti che le arrivano dagli ospedali. Che tradotto significa che Chimet dovrà capire meglio cosa c’è nei sacchi di rifiuti che brucia. Quindi finora hanno incenerito così senza sapere cosa c’era dentro?

GIACOMO GIANNARELLI

RISCOSSIONE SICILIA PER LA TOSCANA? BUGLI CI DICA CHI SAREBBERO QUESTI DEBITORI SICULI

Una settimana fa abbiamo interrogato la giunta per sapere perché aveva affidato la riscossione coattiva toscana al tandem Agenzia delle Entrate – Riscossione (ex Equitalia) e Riscossione Sicilia spa. L’assessore regionale al bilancio si è affrettato a risponderci a mezzo stampa citando come motivo della scelta l’applicazione della norma contenuta nella legge di riforma di Equitalia. Non fidandoci siamo andati a verificare e abbiamo scoperto che Bugli ha provato a buttarla in corner ma c’è poco da deviare l’attenzione.

Equitalia spa gestiva la riscossione coattiva della Regione Toscana tramite un affidamento del 2008. Nel protocollo d’intesa di questo affidamento non è mai citata Riscossione Sicilia spa, nonostante la normativa di riferimento richiamata da Bugli indicasse già dal 2005 che il recupero forzoso dei crediti verso creditori residenti in Sicilia dovesse passare da questa società.

La domanda sorge spontanea: se finora nessuno aveva sentito il bisogno di indicare Riscossione Sicilia spa accanto ad Equitalia come agente di riscossione per la Regione Toscana perché questo bisogno è venuto fuori nel 2017, quando Equitalia ha semplicemente ‘cambiato nome’ in Agenzia delle Entrate – Riscossione?

Tra l’altro è un peccato che il giornalista abbia omesso la seconda domanda all’assessore rispetto a quanto affermava. Se infatti, come dice Bugli, hanno infilato Riscossione Sicilia per riscuotere il dovuto dai “contribuenti siciliani”, ci poteva già spiegare chi sarebbero questi contribuenti siciliani – residenti in Sicilia – che non hanno pagato le tasse toscane al punto da obbligarci ad affidare il recupero crediti a questa partecipata della Regione guidata da Crocetta.

Ma i cittadini desiderosi di chiarezza sull’argomento non si preoccupino: gliel’abbiamo fatta noi questa domanda con una nuova interrogazione urgente.

Con l’occasione Bugli ci toglierà anche l’ultimo dubbio sul caso. In una nota del 24 maggio scorso inviata da Equitalia alle amministrazioni prima della sua chiusura la società scriveva “le amministrazioni locali interessate ad affidare la riscossione al nuovo ente “Agenzia delle Entrate – Riscossione” nonché a Riscossione Sicilia S.p.A., dovranno adottare apposita delibera in mancanza della quale successivamente alla data del 30 giugno 2017 non potranno trasmettere nuove minute di ruolo”.

Sarà mica che Bugli ha affidato a Riscossione Sicilia spa parte della riscossione coattiva toscana solo perché ha preso quel “nonché” come un dovere di legge?

Gli sarebbe bastato guardare la delibera 1157 della giunta regionale del Friuli Venezia Giulia, che ha preso quel nonché per quello che era. Infatti in quell’atto di Riscossione Sicilia spa non c’è alcuna traccia.

GABRIELE BIANCHI

LAGO DI MASSACIUCCOLI SOFFRE. PROVINCIA DI PISA DOVE HA MESSO 21 MILIONI PROMESSI?

Il Lago di Massaciuccoli è lo specchio lacustre più grande della Toscana. Dal 2003 è Zona di criticità ambientale e vulnerabile ai nitrati per tre noti problemi: gli scarichi fognari non depurati che finiscono nel lago – prima causa di inquinamento secondo lo studio del S.Anna – i pesticidi usati nelle campagne vicine che vi confluiscono, il grave deficit idrico di circa 32 milioni di metri cubi d’acqua dal quale deriva la destabilizzante immissione di quella marina con annesso problema di salinizzazione.

Su alcune questioni le istituzioni sono intervenute, su altre latitano. In particolare abbiamo appreso dalla risposta ad un’interrogazione UE che per la protezione del lago di Massaciuccoli “non sono stati erogati finanziamenti nell’ambito del fondo di sviluppo regionale europeo dal 2000 al 2013”.

Una stranezza sospetta visto che dal 2004 esiste il famoso progetto del “tubone” che avrebbe dovuto risolvere il deficit idrico del Lago portando in questo l’acqua del fiume Serchio.

Nel 2006 fu fatto anche un accordo di programma su quest’opera assegnando alla Provincia di Pisa progettazione e appalto delle opere e – carte alla mano – esistono delibere di questo ente con tanto di cronoprogramma dei lavori fino al 2016. C’erano anche i soldi, 21 milioni, diciotto dei quali messi dal Ministero dell’Ambiente. Ma ad oggi del tubone non c’è traccia, come dice la Commissione Europea, e per questo chiediamo aggiornamenti alla giunta PD-Rossi su questo mistero.

In parallelo vogliamo risposte su tutte le altre questioni legate al lago: gli impianti di depurazione di Pisa e Vecchiano hanno superato le loro problematiche o sversano ancora nel Lago? La sperimentazione del S.Anna e del Parco regionale sulla fitodepurazione – per eliminare il problema dei pesticidi che finiscono nell’acqua del Massaciuccoli – è andata a buon fine?

Senza dimenticare l’aspetto delle responsabilità: chi doveva garantire la salubrità del lago tramite interventi pagati dai toscani quali risultati ha ottenuto? Nel 2013 l’assessora regionale in carica parlava di un pacchetto di opere da 31,8 milioni di euro. Sono passati quattro anni e il presidente della Regione Toscana è lo stesso: Enrico Rossi. I cittadini meritano di sapere se si trattava o meno della consueta annuncite delle sue giunte, poco impegnata a verificare che alla fine quanto promesso sia realizzato.

GIACOMO GIANNARELLI

MALFUNZIONAMENTI SOFTWARE NELLE ASL TOSCANE. EPPURE COSTANO MOLTO … ENNESIMO FLOP?

I software in uso nelle ASL Toscane hanno problemi. Ci sono arrivate numerose segnalazioni di malfunzionamenti sugli applicativi per gestione buste paga dei dipendenti, gestione orario e presenze del personale e registri della libera professione.

A questo punto chiediamo alla giunta di sapere a quale società privata, affidataria del servizio o concessionaria della licenza software, si deve questa situazione.

Sempre che il problema non si deva all’incompetenza politica di acquisire software complessi pretendendo di metterli su macchine desuete. Grazie alla nostra attività interrogativa la giunta ci ha spiegato infatti che il 70% dei PC in forza al sistema sanitario toscano con ancora Windows Xp, un sistema operativo non più aggiornabile e quindi anche insicuro.

Dopo il flop del fascicolo sanitario elettronico e le difficoltà d’uso della diagnostica per immagini informatizzata, progetto sul quale sono stati spesi più di 100 milioni di euro, speravamo che il duo PD-Rossi avesse imbroccato almeno questa parte dell’agenda digitale regionale legata alla gestione informatica di questioni standard come busta paga e gestione presenze. Non bastava replicare i software già in uso in Regione?

In attesa della risposta speriamo di non ritrovarci anche qui col consueto strike al contrario dell’amministrazione Rossi-PD: far felici gli amici di partito che hanno investito in ITC, far dannare gli operatori sanitari con un’informatica non usabile nell’era delle APP a comando vocale e produrre un beneficio vicino allo zero per i cittadini.

ANDREA QUARTINI

DISCARICA DI SCAPIGLIATO “A VITA”? CON NOSTRA LEGGE SU ECONOMIA CIRCOLARE FINALE DIVERSO

Stamattina abbiamo effettuato un sopralluogo presso la discarica di Scapigliato. Presenti durante la visita l’Amministratore unico Giari e il Direttore Monti, che ci hanno illustrato il progetto di ampliamento attualmente sottoposto ad autorizzazione VIA presso la Regione Toscana.

La discarica di Scapigliato è una delle più grandi d’Italia ed è presente in questo territorio dal 1982 ciononostante il progetto di ampliamento chiede autorizzazione per conferirvi fino a 460.000 tonnellate anno di rifiuti fino al 2031. Tutto ciò insieme alla richiesta per il raddoppio del biodigestore anaerobico attualmente autorizzato per la componente FORSU di 90.000 tonnellate anno per la produzione di di biometano e compost e la realizzazione di 2 celle per la messa in discarica di rifiuti contenenti amianto.

Un progetto costoso – 92 milioni di euro in 15 anni di investimento di cui quasi un terzo per costruire il solo biodigestore anaerobico – che omette ogni riferimento alla chiusura e messa in sicurezza della discarica, due aspetti che invece erano scritti nero su bianco sulla attuale Autorizzazione Integrata Ambientale. Un atto dove di qui al prossimo anno le ulteriori 600mila tonnellate da conferire sarebbero state le ultime.

Con la nostra proposta di legge sull’Economia Circolare il destino di questa discarica sarebbe stato ben diverso, con un chiaro percorso di chiusura dovuto all’aumento della raccolta differenziata. Purtroppo da mesi il duo PD-Rossi evita il dibattito di questa importante riforma in Consiglio regionale e nel frattempo dà il disco verde ad un progetto di ampliamento come questo dove manca qualsiasi riferimento alla riduzione dei conferimento di rifiuti. Praticamente l’attestazione del fallimento delle politiche PD-Rossi sulla gestione dei rifiuti urbani.

Nello specifico il progetto prevede quattro fasi gestionali che verranno predisposte in tempi successivi, consentendo lo smaltimento di ulteriori 5.030.000 metri cubi di rifiuti non pericolosi. La realizzazione di una cella dedicata allo smaltimento di rifiuti contenenti amianto da suddividere in due fasi gestionali, ognuna composta da due moduli costruttivi. I moduli dedicati a questi rifiuti verranno realizzati tra il corpo di discarica più antico e la parte di ampliamento attualmente in gestione. Con l’intervento si renderanno disponibili 112.000 metri cubi da destinare allo smaltimento di rifiuti contenenti amianto.

L’incremento della capacità volumetrica della discarica esistente si svilupperà sia per sopraelevazione sulla discarica in esercizio, sia per ampliamento, con l’occupazione di nuove aree di sedimenti che attualmente sono zonizzate come “Zone E2: Aree a tipologia paesaggistica e di protezione territoriale a prevalente funzione agricola.

Il sopralluogo ha consentito di visionare tutti gli impianti e l’effettuazione di una visione diretta del lotto di discarica attiva e del lotto 1 e 2 esauriti e messi in sicurezza. Ringraziamo la dirigenza REA per la disponibilità concessa con questa visita. Resta da valutare attentamente il Piano economico finanziario, attualmente in gestazione, e la Convenzione redatta tra la Rea e l’Ato Costa per il conferimento dei rifiuti in discarica ed il relativo costo. Di certo restano forti dubbi su un progetto che si basa su un proseguimento “a vita” della discarica basato comunque sul conferimento in discarica di notevoli quantità di rifiuti, seppur abbinato alla costruzione di impianti che andranno a trattare la Forsu e il sottovaglio, senza indicare una data certa della sua chiusura.

GIACOMO GIANNARELLI

CONSORZIO ZIA VA CHIUSO E INVECE IL DUO PD-ROSSI CI RIMETTE 500MILA EURO

Il Consorzio Zona Industriale Apuana è inutile e va chiuso. Eppure il duo PD-Rossi continua a destinargli risorse pubbliche, 500mila euro solo quest’anno. Un metodo discutibile di risanare i debiti creati da una mala gestione che nessuno di questi ‘proprietari’ – in primi la Regione che ha commissariato il Consorzio – ha mai voluto affrontare sul piano della responsabilità.

Sono ormai centinaia le imprese operanti nella Zona Industriale Apuana che chiedono la chiusura del consorzio ZIA. Le stesse cui quest’ultimo impone solleciti di pagamento con minimo contributivo di 150 euro, benché non siano nella compagine societaria e non traggano alcun beneficio da questo carrozzone commissariato solo un anno fa. Una situazione imbarazzante specie se calata nel contesto di un territorio dove abbiamo tassi di occupazione di 10 punti inferiori a quelli della media toscana. Nell’area ZIA operano 600 imprese, in cui lavorano 9mila persone, ogni euro sottratto a queste dal Consorzio è un errore politico doppio.

Nel frattempo oggi ricorre il ventinovesimo anniversario dell’esplosione della Farmoplant e a distanza di quasi un terzo di secolo quell’area continua ad avere valori elevati di sostanze inquinanti e cancerogene. Basterebbe questo per far capire l’inutilità del Consorzio ZIA e la sua irresponsabile cecità verso la prima delle questioni legate ai ‘suoi’ 822 ettari di territorio tra Massa e Carrara: la bonifica definitiva ed efficace di queste aree.

A Rossi e al PD diciamo: chiudete il Consorzio e quei 500 mila euro destinati metteteli sulle bonifiche accelerando interventi attesi da trent’anni.

GIACOMO GIANNARELLI

’TRUCCHETTO’ SU LIBERA PROFESSIONE, ATI EVOLVE-DELOITTE NON HA VINTO GARA MA FARA’ SERVIZIO. SACCARDI CHIARISCA, MA PECCATO ORIGINALE RESTA ESTERNALIZZAZIONE SERVIZI

Tramite il caso CUP di Massa Carrara abbiamo scoperchiato il problema della gara unica regionale sui servizi front office della sanità regionale.

Da lunedì l’attuale affidatario del servizio di supporto per la libera professione nella ex ASL di Massa passerà l’incarico in favore di una ATI che lo acquisisce senza gara, in forza di un ‘trucchetto’ amministrativo del quale la giunta PD-Rossi deve spiegazioni. Una conseguenza della riforma sanitaria e dell’approccio di privatizzazione scelto dalla giunta PD-Rossi che non riguarda solo il territorio apuano.

Pochi cittadini sanno che quando vanno nei CUP ASL si trovano di fronte lavoratori di società private che hanno vinto la gara per gestire quel servizio. Da cittadini riveliamo a queste persone informazioni riservate sui nostri bisogni di salute col paradosso che magari alcuni dei loro datori di lavoro erogano proprio servizi sanitari accessori legati a quei bisogni. Prenotiamo una visita ortopedica, l’addetto la registra e non sappiamo che magari la cooperativa per cui lavora fa proprio assistenza sanitaria ortopedica in forma privata.

Nella Toscana a guida PD-Rossi tutto questo è normale, per noi no. E quanto sta succedendo nel sistema di affidamento di questo servizio sensibile rinforza la nostra convinzione.

In ogni ex ASL toscana c’erano delle società private vincitrici di gara su questo servizio di libera professione. Guardando alla sola area oggi riunita nella maxi ASL Toscana Nord Ovest, su Massa Carrara operava ATI CNS – Televita spa; a Pisa e Lucca ATI CIS, Coop Nuovi Orizzonti e Coop di Facchinaggio Luigi Morelli; e nel livornese ATI Elettronica Bio Medicale, Coop Nuovo Futuro e Telecom Italia spa. Stesso scenario su Grosseto e Siena mentre nella Toscana centrale – Prato, Pistoia, Firenze – l’affidamento avvenne a seguito di un ricorso al TAR vinto nel 2016 dalla ATI Consorzio EvolveDeloitte Finance Process Solutions. Ebbene dopo solo un anno di affidamento legato alla macro ASL Toscana Centro questa realtà anomala – composta da due società di consulenza, una delle quali casualmente guidata da un noto esponente del Partito Democratico fiorentinoè diventata affidataria di questo servizio su base regionale fino al 2020, senza alcuna gara.

Ce l’ha fatta con ‘trucchetto’ amministrativo: dopo il ricorso vinto siglò un Accordo Quadro con la ASL Toscana Centro. le altre due macro ASL, Nord Ovest e Sud Est, hanno chiesto e ottenuto da ESTAR di aderire a quell’Accordo Quadro. L’ok di ESTAR è arrivato il 21 giugno e per le altre ATI che stavano gestendo il servizio nelle ex ASL, in forza di gare vinte, c’è solo il magro contentino di piccole proroghe fino a fine estate. Tutto scritto nella determina n.1055 del direttore di area divisione servizi, beni economali e arredi di ESTAR, datata 30 giugno 2017

Questo ‘trucchetto’ sembrerebbe replicato anche per il call center per la prenotazione specialistica ambulatoriale e per le informazioni sanitarie, con l’Accordo Quadro stipulato il 1 giugno 2017 con la ditta S.D.S. srl per ora sulla sola Area Metropolitana Fiorentina. Le altre seguiranno con stesso sistema?

Ma come fanno degli amministrativi a fare tutto questo senza che la politica dica niente? E’ esattamente il contrario, è la politica che ha creato le condizioni per tutto questo.

Con la delibera n.521 del 15 maggio scorso la giunta Rossi-PD ha approvato gli “indirizzi per la definizione di modelli operativi aziendali di gestione dei servizi di Front Office” impegnando le Aziende Sanitarie regionali – tre per la riforma Rossi-Saccardi – a presentare entro il 30 maggio (quindici giorni dopo) progetti “relativi allo sviluppo di un modello operativo di gestione dei servizi di front office aziendali” per superare “l’attuale modello di call center”. E così ecco fatto: il 21 giugno è arrivata la nomina del Collegio Tecnico per elaborare il capitolato necessario alla gara unica regionale per i servizi di Front Office. La aspettiamo, sempre che il modello Accordo Quadro non arrivi prima.

Per i lavoratori di tutte queste realtà, soprattutto cooperative, che hanno fatto finora da stampella alla sanità pubblica non sembra esserci alcuna tutela. Nessun accordo pare citare la clausola sociale quindi la necessità di assumere questi lavoratori a prescindere da chi vinca la gara unica.

La nostra preoccupazione è per la loro sorte.

Ci auguriamo che definitivamente smettano di credere a quella politica cui pensavamo magari di dovere un posto di lavoro, quando nei fatti erano loro ad assicurarle una credibilità garantendo un servizio pubblico con condizioni inferiori a quelle dei dipendenti pubblici. Per questo rilanciamo la nostra battaglia sul tema: l’internalizzazione di questi servizi sensibili che solo sulla carta si possono chiamare non sanitari.

ANDREA QUARTINI

RECUPERO CREDITI REGIONALE AFFIDATO A RISCOSSIONE SICILIA SPA. PD-ROSSI CI SPIEGHINO PERCHÉ

Dal 1 luglio la riscossione coattiva delle entrate regionali toscane è gestita da due soggetti: Agenzia delle Entrate – Riscossione e Riscossione Sicilia spa. Un’anomalia non banale. Quest’ultima è infatti la società che finora svolgeva tale compito, non benissimo, per la sola Sicilia e qualche mese fa stava per finire in liquidazione per decisione proprio del suo principale azionista cioè la Regione Sicilia. Perché la giunta PD-Rossi ha deciso di affidarle parte del recupero crediti regionale?

E’ tutto scritto nella delibera 644 del 19 giugno 2017, resa pubblica nei giorni scorsi dalla giunta regionale toscana. Senza alcuna giustificazione per la scelta, la Regione affida il recupero delle entrate toscane – partecipate incluse – ad una società che per bocca del suo CEO ha dichiarato in Commissione Antimafia di non essere riuscita a riscuotere 52 miliardi di euro.

Se proprio la Regione voleva scegliere qualcuno da affiancare alla nuova Equitalia, questo è ‘Agenzia delle Entrate – Riscossione’, tutto porta a credere che non abbia preso l’azienda migliore.

A questo punto ci viene il dubbio che esista un qualche accordo, non pubblico, che abbia determinato questo atto: un modo di assicurare delle entrate certe per una società – Riscossione Sicilia spa – che tra l’altro ci risulta abbia in ponte di far confluire personale e funzioni proprio ad Agenzia delle Entrate – Riscossione.

Un favore al Presidente Crocetta in difficoltà?

A quando il favore ai toscani con l’internalizzazione di questo servizio, come chiedevamo più di un anno fa con un atto bocciato dal PD?

GABRIELE BIANCHI