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REGIONE VIGILI SU PROGETTI DEDICATI A VITTIME DI TRATTA

Dal 2003 una legge dello Stato prevede la realizzazione di programmi personalizzati di assistenza per le vittime di tratta, riduzione o mantenimento in schiavitĂą.

Nel 2005 la Regione Toscana ha raccolto questa novitĂ  sulle vittime di tratta disciplinando i servizi a queste dedicati e pubblicando un preciso Regolamento di attuazione. Di lì sono iniziate azioni e interventi fino al 2011, quando la Regione ha sviluppato un’azione sistemica col progetto “Con-Trat-To” (Contro la Tratta in Toscana) che promuove e sostiene azioni in favore delle persone vittime di reati di riduzione in schiavitĂą.

A finanziare il progetto, il Dipartimento per le Pari opportunitĂ  della Presidenza del Consiglio dei Ministri (DPO) tramite Avvisi che la Regione ha intercettato. Con quello del 2016 il DPO ha voluto sostenere progetti finalizzati ad assicurare alle vittime di tratta adeguate condizioni di alloggio, vitto e assistenza sanitaria e, successivamente, la prosecuzione di misure di assistenza e integrazione sociale. L’intero progetto, chiamato SATIS, è stato coordinato dalla SocietĂ  della Salute Zona Pisana e finanziato dal DPO per 1,3 milioni di euro, con una piccola integrazione regionale di 120mila euro.

Dopo SATIS, è stata elaborata una nuova progettazione denominata “SATIS II”, sempre coordinata a livello regionale dalla Società della Salute Pisana, che ha vinto un nuovo finanziamento del DPO per 1,5 milioni di euro e di nuovo il medesimo piccolo contributo regionale.

Sono a favore di questi progetti, ma ritengo importante monitorarne lo stato di avanzamento e la corretta attuazione, soprattutto delle convenzioni stipulate fra SocietĂ  della Salute Pisana, Regione Toscana e tutti gli altri soggetti attuatori sul territorio regionale. Abbiamo infatti saputo che, in alcuni territori, si sarebbero verificate problematiche relative al coordinamento fra la SocietĂ  della Salute Pisana e le Reti territoriali e che nella segreteria tecnica della SocietĂ  della Salute Pisana siedano figure di riferimento delle cooperative attuatrici degli interventi finanziati.

Per questo ho presentato un’interrogazione alla giunta regionale dove chiedo di sapere tra le altre cose se non ritenga eventualmente opportuno anche che la Regione Toscana torni a svolgere un ruolo istituzionale di coordinamento per i progetti sulle vittime di tratta, come accadeva in passato con il Progetto Con-Trat-To.

LA VIA DI SAN FRANCESCO PASSA DALLA CONSUMA

Il 9 giugno scorso ho letto su ilfattoquotidiano.it di un comunicato/denuncia sul quale ci siamo soffermati con Andrea Quartini.

Il comunicato riportava che “la frazione boscosa della Consuma, a 1050 metri sul livello del mare nel Comune di Pelago, a metà strada tra Firenze e Arezzo, si ritrova infatti al centro di una disputa che ha per involontario protagonista nientemeno che San Francesco d’Assisi. E con Consuma quattro Comuni (Pontassieve, Rufina, Pelago e Poppi) sono pronti a opporsi alla Regione Toscana che vorrebbe far passare la “via di San Francesco” da un altro itinerario”.

Da 20 anni operatori economici e associazioni di volontariato di questa zona mantengono attività e servizi lungo il tracciato della Via di San Francesco che da Firenze risale l’Arno fino a Pontassieve, prosegue verso la Consuma, scende nel Casentino e poi si eleva fino al Santuario della Verna dove, nel 1213 (80 anni prima che la chiesa vi fosse edificata) San Francesco si ritirò “con alcuni suoi confratelli, i quali vivevano sempre come lui in alcune grotte naturali scavate negli scogli” come indica, per esempio, la Nuova guida del viaggiatore in Italia del 1876.

Con una meraviglia del genere, una “via di San Francesco” capace di attrarre turisti e pellegrini che ti fa la Regione Toscana? Un progetto che può contare anche su una dotazione di circa 20 milioni di euro per i piĂą generici “Cammini religiosi” che spinge i pellegrini ad andare da un’altra parte!

Niente Via di San Francesco originale ma altro itinerario che da Firenze si dirige verso Rignano sull’Arno e da qui sale verso Vallombrosa, sede dell’abbazia fondata nell’XI secolo dalla comunità dei monaci benedettini di San Giovanni Gualberto.

Chiaro che davanti a questa decisione della Regione Toscana la comunità della Consuma si sia preoccupata e riunita in comitato per rivendicare la verità storica. Infatti ha dichiarato alla stampa la sua difesa della vera “La via di San Francesco” riconoscendo ovviamente anche altri itinerari storici come la via Ghibellina che, guarda caso, tocca proprio Rignano sull’Arno e Vallombrosa, che però con San Francesco non ha niente a che vedere. Per giunta questa scelta dalla Regione oltre a essere una via più lunga pare sia anche più pericolosa, o almeno così dicono le autorità forestali.

Da mesi la comunità della Consuma afferma che consuetudine, convenienza e documenti storici concordano sulla necessità di riconoscere che La via di San Francesco è quella che transita per la piccola frazione boscosa e che, di fronte a progetti innovativi, ai pellegrini deve essere detta comunque la verità.

In archivi e biblioteche le “tracce” francescane di quel percorso abbondano. Ma evidentemente non bastano visto che la Regione ha dichiarato che “ad affermare che quella della Consuma è una Via di San Francesco sono dei privati. Non c’è alcuna certificazione pubblica, che è invece ciò di cui abbiamo bisogno”.

Dato che la storia non dovrebbe essere modificata per finalitĂ  politiche io e Andrea Quartini abbiamo presentato un’interrogazione alla giunta regionale dove chiediamo se intenda confermare lo storico tracciato della Via di San Francesco da Firenze risale l’Arno fino a Pontassieve, prosegue verso la Consuma, scende nel Casentino e poi si eleva fino al Santuario della Verna. E su quali fonti storiche si baserebbe l’ipotesi di un tracciato della Via di San Francesco che escluda la Consuma.

PISA SBAGLIA SU BUS AEROPORTUALI. REGIONE CORREGGA IL TIRO

L’amministrazione comunale di Pisa ha emanato due specifiche delibere (n.8 23 gennaio 2018 e n.244 del 6 febbraio 2018) per vietare la circolazione degli autobus, soprattutto quelli che arrivano da Firenze, su tutte le strade del centro abitato e anche, guarda caso, nei quartieri di S. Giusto e S. Marco ovvero zona aeroporto Galileo Galilei. Queste delibere vanno oltre e dispongono che gli autobus diretti nella zona oggetto del divieto siano obbligati a sostare presso il parcheggio scambiatore posto sulla Via Aurelia Sud, noto come parcheggio della fermata intermedia del People Mover.

La storia di questa infrastruttura è nota e giĂ  in passato insieme al Giacomo Giannarelli ci siamo trovati a denunciare pubblicamente l’assurditĂ  di quel parcheggio in mezzo al nulla, costantemente vuoto.

Ricordo che il Comune per il People Mover ha dovuto appaltare progettazione e realizzazione dell’opera, sostituendo una linea ferroviaria esistente, e per realizzarla ha comprato i terreni dove questa passa oltre a creare tutti gli interventi infrastrutturali di riassetto stradale (FI-PI-LI ad esempio) da Pisa Aeroporto in direzione mare e infine a dar vita appunto a due parcheggi ulteriori. Questo budget di spesa è stato coperto anche con un finanziamento europeo con la motivazione politica e tecnica che “tale intervento avrebbe ridotto il trasporto su gomma a vantaggio del trasporto su ferro”, cioè un passaggio da una mobilitĂ  meno sostenibile, quella su gomma, rispetto ad una mobilitĂ  piĂą sostenibile, quella su ferro. E pensate un po’ … l’importanza del beneficio ambientale è stato valutato intorno all’11%.

Ci siamo andati a leggere l’allegato XXI della domanda del Comune verso Bruxelles, dove viene dettagliata la modalitĂ  degli spostamenti da e verso l’aeroporto di Pisa. Il documento indica che il 21,6% degli spostamenti è effettuato con bus urbani ed extraurbani. In pratica si stima che circa 600 mila persone/turisti raggiungano lo scalo aeroportuale pisano attraverso bus.

Secondo il Comune il People Mover doveva ridurre i turisti trasportati con bus dal 21,6% all’1,9% (da 600mila circa a 92mila circa), come riportato in questi atti, quindi l’interesse pubblico primario perseguito dalla realizzazione della navetta era ridurre il trasporto su gomma a favore di quello su ferro così da garantire una migliore qualità dell’aria e una migliore sostenibilità della mobilità.

Tutto bello e infatti l’Unione Europea paga.

Poi però passa un anno dall’inaugurazione del People mover e dei nuovi parcheggi scambiatori, e il flusso di persone/turisti che raggiungono lo scalo aeroportuale pisano col bus non si è ridotto. Ad aggravare il fallimento dell’operazione poi l’evidenza che i parcheggi scambiatori si sono dimostrati spazi vuoti e desolati, non utilizzati praticamente da nessuno.

Un amministratore serio direbbe “scusate, abbiamo sbagliato le previsioni” ma qui nessuno si scusa e anzi, messe da parte le motivazioni si impone ai bus un tragitto obbligato arrivando a mettere in pericolo i dipendenti di due aziende, Autostradale e Caronna che fanno servizio di linea. Per di piĂą non si attende neanche la fine della stagione estiva, ma con quelle due delibere il Comune di Pisa stravolge tutto nel momento piĂą economicamente profittevole dell’anno.

La cittadinanza deve sapere il motivo reale di queste scelte: l’utilizzo del People mover e del sistema di parcheggi è minimo così che i costi di ammortamento dell’opera non sono coperti con le entrate derivanti dalla vendita dei biglietti per l’utilizzo delle infrastrutture citate. Il Piano Economico Finanziario a sostegno dell’opera indica un obiettivo preciso per stare in piedi: 36% dei passeggeri aeroportuali come numero degli utenti occasionali. Tradotto in cifre 1,8 milioni di passeggeri, 4.900 al giorno, portati da 550 veicoli. Non essendoci auto parcheggiate e persone/turisti che utilizzano il People mover, l’intera operazione finanziaria, in termini di costi, può andare ad incidere negativamente e significativamente sul bilancio comunale.

Davanti a questa constatazione meramente di natura economica/finanziaria, con la scusa politica della sostenibilità ambientale, l’amministrazione comunale ha deciso quindi di chiudere gli accessi agli autobus, obbligandoli a raggiungere i parcheggi scambiatori così che i propri utenti siano anch’essi obbligati ad utilizzare il People mover. Ma ha fatto i conti senza la legge.

La leggere regionale 42/1998 indica che le aziende di trasporto in possesso dei requisiti possono presentare, domanda di autorizzazione per la realizzazione di servizi pubblici di trasporto effettuati con autobus alla Regione. Il Comune può svolgere solo funzioni amministrative relative ai servizi di trasporto pubblico che si svolgono interamente nel suo territorio o al massimo tra questo e quello di un comune limitrofo.

Ecco perché l’amministrazione comunale pisana non avrebbe potuto per legge impedire agli autobus autorizzati dalla Regione di arrivare agli spazi dedicati presso l’aeroporto di Pisa.

E qui casca l’asino con tutte le scarpe. Mentre il PD si spertica a criticare il Governo per la posizione sobria e onesta sull’aeroporto di Firenze, dovrebbe ringraziarlo: solo attraverso l’incremento dell’offerta dei servizi su ferro, mantenendo inalterata l’offerta integrativa su gomma, è possibile sostenere l’aumento della domanda di spostamento da Firenze verso l’aeroporto pisano. Una linea veloce tra Firenze e Pisa è l’unica strada per rendere sostenibile l’operazione People Mover.

Per questo insieme a Giacomo Giannarelli ho presentato una mozione che se approvata impegnerebbe la Giunta regionale ad attivarsi in tutte le sedi istituzionali competenti, a partire dall’amministrazione comunale di Pisa, al fine di far valere le proprie competenze in materia di trasporto pubblico locale e cioè a garantire alle aziende di trasporto in possesso dei requisiti di poter svolgere il servizio di trasporto pubblico autorizzato, effettuato con autobus, così come previsto dall’articolo 14 della LR 42/98 e s.m..

E oltre a questo vogliamo impegnare la giunta a sviluppare un maggiore e migliore servizio di trasporto su ferro dalla stazione ferroviaria di SMN di Firenze a Pisa centrale anche attraverso la previsione di un numero di corse giornaliere maggiori ed il ripristino del check in presso la stazione ferroviaria fiorentina.

IL MOVIMENTO COLPISCE ANCORA: PARTITA COMMISSIONE D’INCHIESTA SUI RIFIUTI

Il MoVimento colpisce ancora.

Vi annuncio che abbiamo attivato una Commissione d’inchiesta regionale sulle discariche sotto sequestro e sul ciclo dei rifiuti nella Regione Toscana. 

Dopo aver attivato una Commissione d’inchiesta sul piĂą grande scandalo bancario d’Italia e d’Europa, lo scandalo del Monte Paschi di Siena, oggi attiveremo questa Commissione per analizzare sia i 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani che ogni anno produciamo nella nostra regione sia i 9 milioni di tonnellate di rifiuti speciali che ogni anno producono i nostri distretti produttivi.

Quindi andremo a realizzare sia gli scarti del distretto tessile, sia gli scarti della marmettola del distretto lapideo, sia gli scarti del pulper delle aziende cartarie.

Audiremo i massimi esperti. Cercheremo di analizzare le migliori tecnologie disponibili nel mondo e analizzeremo la governance dei rifiuti nella nostra regione. Perché sappiamo che quella attuale ha portato solo a delle grandi inchieste, arresti e aumento dei costi per i cittadini.

E allora dalla Regione Toscana vi chiedo di seguirci, perchĂ© proprio qua, dalla terra dove è nata l’ecomafia, da una triste invenzione di Licio Gelli, abbiamo attivato questo occhio vigile e propositivo affinchĂ© anche la nostra Regione Toscana possa sposare l’economia circolare creando nuovi posti di lavoro.

Seguiteci!

DOPO TRE ANNI DI STALLO RIAPERTO BANDO PER GARANTE DELL’INFANZIA E ADOLESCENZA

Ricorderete la nostra battaglia per la nomina di una persona qualificata a Garante per l’Infanzia e Adolescenza. Da tre anni il Consiglio regionale a trazione PD tiene i minori toscani senza questa figura e per questo stallo, incredibile e inaccettabile nella Regione segnata da Il Forteto, lo Stato ci sottopose persino ad una sorta di “commissariamento“. Per uscire dall’angolo il PD riaprì i giochi con le nomine “raccomandate” dalle forze politiche in Consiglio e davanti all’affronto della maggioranza di presentare per questo ruolo delicatissimo una donna di partito, fuori da incarichi istituzionali, e un coadiutore di tabaccheria, ci mettemmo alla ricerca di profili idonei e presentammo due figure di indiscutibile valore, per legge un uomo e una donna, tra le quali indicammo pubblicamente come principale quella di Roberta Luberti.

Dopo la sua candidatura sorretta dal Movimento 5 Stelle la questione nomina del Garante per l’infanzia e adolescenza è stata insabbiata.

Nel frattempo anche Sì Toscana a Sinistra ha preferito presentare dei propri nominativi, lo stesso ha fatto Lega Nord. Ma dopo mesi di stallo e mie richieste puntuali tutto è rimasto nel limbo.

Fino a quando veniamo a scoprire la scelta dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, pubblicata il 13 giugno 2018, di lanciare per l’ennesima volta l’Avviso pubblico per la presentazione di proposte di candidatura per la nomina del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (clicca qui).

Prendiamo atto che la maggioranza PD, sostenuta dal resto dell’Ufficio di Presidenza (Lega e Forza Italia), ha scelto dopo tre anni di riaprire il bando con autocandidature pur di non arrivare alla prova del voto sui profili finora presentati.

Ci auguriamo che la dott.ssa Luberti raccolga l’avviso pubblico e partecipi a questo bando. E insieme a lei anche tante altre professioniste e tanti altri professionisti coi requisiti necessari per ricoprire il ruolo di Garante per l’infanzia e Adolescenza. Il Movimento 5 Stelle farĂ  come sempre ha fatto: analizzerĂ  i curriculum dei partecipanti e sceglierĂ  il meglio per la cittadinanza.

NESSUN SOSTEGNO PER I BALLOTTAGGI

Il Movimento 5 Stelle non dĂ  indicazioni di voto per i ballottaggi di domenica 24 giugno. Non ci schieriamo con alcun competitore.

VITTORIA PER ANTONIO, VITTORIA DEL MOVIMENTO

La scorsa settimana vi ho raccontato la nostra azione a sostegno della battaglia di Antonio Guarino. Ebbene oggi abbiamo ricevuto una splendida notizia da Antonio. Ce l’ha scritta via whatsapp

“Buon giorno Andrea, venerdì serata siamo andati a trovare la mia mamma a maranello, ieri sera siamo arrivati io e la mia ragazza, e nella cassetta della posta. Ho trovato l’autorizzazione del A.S.L. Per poter prendere la CARROZZINA NUOVA. GRAZIE DI CUORE PER TUTTO QUELLO CHE AVETE FATTO. LA MIA VITTORIA MAGGIORE, SAREBBE QUELLA DI POTER ESSERE DI AIUTO AD UNA CATEGORIA, PIENA DI INGIUSTIZIA, I DISABILI”

Siamo molto felici di questo messaggio!
Il finale di questa storia è una vittoria per Antonio e una vittoria per tutto il Movimento!

A riveder le stelle

L’INCREDIBILE INGIUSTIZIA SUBĂŚTA DAL SIG. GUARINO

Il 9 maggio avevo protocollato un’interrogazione su un caso di malasanitĂ  che mi aveva colpito molto. E’ arrivata la risposta della giunta regionale e per me è intollerabile.

Vado con ordine: il signor Antonio Guarino, 50enne originario di Caserta e residente a Calenzano da 7 anni è affetto dall’atassia di Friedreich (una malattia progressiva del sistema nervoso che provoca mancanza di coordinazione dei movimenti ed una perdita graduale delle funzioni motorie degli arti).

Da alcuni mesi non poteva usare il secondo ausilio (una carrozzina particolare), perchĂ© si è rotto e giustamente è andato a chiedere una soluzione al suo Comune, alla Regione e all’Asl. Ma la storia del suo “calvario” è ben precedente e va raccontata. I problemi coi suoi mezzi di locomozione iniziano nel novembre 2013, quando gli fu rubata la sua carrozzina verticalizzante, cioè quella che, mediante dispositivi elettronici, riusciva a farlo alzare in piedi.

Denunciò tutto e la ASL, tenuta a intervenire in tempi brevi, gliene resa un’altra 8 mesi dopo.

Poi durante l’estate del 2016 il sig. Guarino è andato nel centro Don Gnocchi di Massa per un ricovero e quando è tornato a casa ha scoperto che il suo appartamento era stato saccheggiato dai ladri, come altri nella zona. Tra i beni rubati anche la sua carrozzina.

E lì, oltre al danno, la beffa: fece nuovamente richiesta alla ASL per un nuovo ausilio e gli fu risposto in modo incredibile che era “impossibile” che avesse subìto due furti dello stesso oggetto. La figura dell’Azienda Sanitaria, con quell’atteggiamento, lo stava accusando addirittura, implicitamente di negligenza.

Per Antonio Guarino quella carrozzina è uno strumento di vita quotidiana, non un in più che può evitare di avere. E, abbandonato dalla ASL, ne ha acquistata una spendendo di tasca 5 mila euro e ha iniziato a pagarsi insieme a questo pure il trasferimento presso il centro di riabilitazione tramite la Misericordia.

Quando ho conosciuto Antonio mi ha colpito la sua richiesta: chiedeva semplicemente di veder riparata la carrozzina più vecchia, più versatile nella sua quotidianità, se era così impossibile averne una nuova identica.

Per questo avevo scritto l’interrogazione e sono rimasto indignato di fronte alla risposta.

Quando la burocrazia disumanizza e non si limita ai meri adempimenti ma giudica è nauseabonda. Peraltro l’art 5 del dm 332/99 a cui fa riferimento la risposta della giunta Rossi non parla di furto. Siamo davvero alla cialtronaggine burocratica. Praticamente hanno interpretato furto e smarrimento come la stessa cosa, con un involontario riferimento a Pinocchio “te l’hanno rubato è colpa tua”.

Ma che siamo, il paese dei balocchi?

Poi l’aspetto giudicante, inaccettabile. Di fatto la giunta dice al sig. Guarino “non dovevi …”. lo dice un giudice “non dovevi” mica un amministrativo dell’ASL!

L’aspetto giudicante genera senso di colpa, in una persona che ha semplicemente subìto un torno, e quindi è doppiamente grave.

Sto studiando le contromisure a questa risposta. E vi terrò informati.

GRAVE INFORTUNIO A STUDENTE IN ALTERNANZA SCUOLA – LAVORO, EPISODIO CHE DEVE ALLARMARCI

Ieri uno studente pistoiese di 17 anni, mentre si trovava in un’officina meccanica di Montemurlo per l’alternanza scuola lavoro, si è amputato la falange di un dito mentre impugnava un trapano.

Il ministro Busetti ha chiesto approfondimenti, segnalato la gravitĂ  di quanto successo e disposto la verifica dell’accordo tra l’Istituto tecnico dove il ragazzo studia e l’azienda dove prestava lavoro non retribuito secondo il meccanismo dell’alternanza scuola-lavoro. Anche l’ASL sta indagando per conto della Procura di Prato e seguiremo entrambi i filoni di accertamento.

Quanto successo è grave e impone l’immediato ripensamento della legge 107. C’è un problema di sicurezza e di giustizia dietro l’assurda evoluzione dell’alternanza Scuola-Lavoro decisa dalla maggioranza PD, NCD e affini. Molti tra ragazze e ragazzi denunciano da tempo l’utilizzo distorto di questo strumento che dovrebbe essere destinato alla formazione sul campo, spesso usati dalle aziende come manovalanza sottopagata o peggio ancora sfruttati per mansioni a cui non dovrebbero essere accostati.

Raccontano che vengono impiegati come stuart, fanno fotocopie, avvitano bulloni, fanno commissioni extra lavoro per i titolari: queste prassi illegittime da parte delle aziende vanno a svantaggio dell’insegnamento nei confronti dei ragazzi, che non possono così apprendere le competenze spendibili per futuri impieghi (retribuiti!) e sentirsi valorizzati per le loro capacitĂ  e attitudini, come ci si aspetterebbe da un sistema educativo/formativo efficace.

Presenterò un’interrogazione a riguardo, perchĂ© troppe volte l’assessore ha lodato il sistema dell’alternanza derubricando a episodi marginali le ingiustizie come quelle che ho sopra descritto. Qualcosa deve cambiare e queste denunce non devono piĂą restare inascoltate.

AFFARI DI SANGUE #4

Il 14 giugno di ogni anno si festeggia la giornata mondiale del donatore di sangue. Domenica 16 giugno la nostra Regione ha indetto un evento, che per sua natura dovrebbe essere super partes. Leggendo invece il programma della giornata toscana abbiamo scoperto che “introduce e modera” un esponente della Fondazione Campus di Lucca.

MARCUCCI “CHIAMA SANGUE”
Per chi non lo sapesse, la Fondazione, che si presenta come societĂ  privata no-profit, è di fatto una “controllata” di Kedrion S.p.a.: basti pensare che nel suo Consiglio di indirizzo siedono Maria Lina Marcucci e, fino a pochi giorni fa, ne era vice-presidente esecutivo l’avvocato Carlo Cacciapuoti. Chi sono queste due persone? Maria Lina Marcucci è figlia di Guelfo Marcucci (fondatore nel 2001 di Kedrion S.p.a.) e attuale Global Communication Manager di Kedrion S.p.a., nonchĂ© sorella di Paolo Marcucci (attuale amministratore delegato di Kedrion S.p.a.) e del capogruppo PD al Senato Andrea Marcucci, “renziano di ferro” come dicono i giornali, presidente del consiglio di amministrazione di Kedrion S.p.a. fino al 2006. L’avvocato Carlo Cacciapuoti invece è stato Presidente di Kedrion S.p.a. dal 2008 al 2010, consigliere di amministrazione delle holding del gruppo Marcucci, nonchĂ© avvocato difensore di Guelfo Marcucci nel processo sul sangue infetto, di Kedrion, e del Senatore Marcucci. Fondazione Campus ha tra i suoi progetti la Scuola Kedrion, definita sul sito Kedrion come “un luogo dove i membri della comunitĂ  Kedrion in senso piĂą ampio – i donatori, le associazioni di pazienti, gli operatori sanitari e i rappresentanti del Servizio Sanitario Nazionale – possono incontrarsi e condividere conoscenza ed esperienza” .

Tutto ciò sarebbe – in condizioni basali – perlomeno poco opportuno, ma diventa grave se si pensa che proprio in queste settimane Regione Toscana, capofila del consorzio PLANET, dopo decenni di monopolio “agevolato” da parte di Kedrion, sta per aggiudicare tramite ESTAR (il cui Direttore è pure tra i relatori della giornata) la gara multiregionale sulla plasmalavorazione, in cui Kedrion è uno dei concorrenti. Gara il cui capitolato tecnico è stato scritto dal Direttore del Centro Regionale Sangue Toscana, e della cui commissione aggiudicatrice sarà presidente il Direttore del Centro Regionale Sangue Campania, già salito agli onori delle cronache pochi mesi prima nello scandalo col quale, non venendo accreditate le unità di raccolta, si favorivano economicamente esponenti della famiglia Pecora (i cui membri coordinano buona parte di AVIS Campania).

Fondazione Campus ospiterà tra ottobre e dicembre 2018 la quarta edizione della scuola nazionale di formazione AVIS in collaborazione con Kedrion Biopharma, i cui massimo 25 partecipanti saranno selezionati da una commissione di cui fa parte il Presidente di Fondazione Campus. Un cortocircuito in cui l’Azienda convenzionata forma la classe dirigente che istruirà i donatori (forse a donare meno sangue e più plasma?). AVIS il cui vicepresidente toscano è guarda caso l’unico rappresentante (tra le tante altre associazioni dei donatori toscane) invitato a relazionare nella giornata regionale. Aggiungiamo che sono stati invitati a parlare alla giornata pure rappresentanti dell’Azienda vicina al PD che si è aggiudicata la gara regionale sul sistema informatico trasfusionale (che è stato elevato a tema della giornata e su cui a tempo debito evidenziammo enormi perplessità in un’interrogazione). A voi i commenti.

Io invece li ho giĂ  fatti e ho depositato per questo un’altra interrogazione in materia sangue (dopo le tante precedenti), che ci auguriamo venga pubblicamente discussa in quella giornata, visto che saranno presenti tutti i decisori del caso ovvero Direttore CRS e Direttore ESTAR. Ve ne racconto alcuni passaggi a mio parere molto gravi.

STORIA DELLE SACCHE DIFETTOSE
Nel novembre 2015 alcuni medici segnalarono all’allora Direttore del Centro Regionale Sangue Toscana che nell’Area Vasta Nord-Ovest molte sacche in cui veniva raccolto il sangue intero presentavano delle strane escrescenze in superficie. Le conseguenze erano disdicevoli: le sacche difettose “esplodevano” durante la lavorazione (che mette sotto pressione l’escrescenza facendola cedere), imbrattando strumenti, ambienti e personale. Cosicché fu deciso, quando l’anomalia veniva rilevata all’ispezione visiva, di non lavorarle né immetterle in circolo, ma di eliminarle.

Dopo una rapida indagine con l’azienda produttrice emerse che per evitare quell’ “impronta” bastava seguire le istruzioni riportate sulla scatola (ovvero, non impilare più di tre scatole per evitare che la pressione eccessiva provocasse la deformazione).

La responsabilità era quindi in capo ai Magazzini ESTAR e sarebbe bastato richiamare ESTAR per evitare che la situazione si protraesse. Peccato che all’epoca era da poco avvenuta (1 gennaio 2015) la transizione dagli ESTAV ad ESTAR, era in corso l’ennesimo avvicendamento di Direttori al Centro Regionale Sangue e quindi molti degli interlocutori istituzionali erano cambiati. Nel passaggio di consegne l’argomento scomparve di fatto dall’agenda.

SACCHE DI SANGUE DONATO GETTATE COME RIFIUTI
Nonostante innumerevoli nuove segnalazioni “dal basso”, ad oggi NESSUNO, nemmeno l’attuale Direttore del Centro Regionale Sangue, forse troppo presa dal suo nuovo doppio incarico ha ancora affrontato il problema richiamando all’ordine ESTAR (il cui Direttore è da poco pure cambiato nella “girandola” di nomine post-Calamai), col risultato netto che in 3 anni si sono gettate nel secchio dei rifiuti svariate centinaia di sacche di sangue (altrimenti utilizzabili!) donate da ignari cittadini!

E questo per certo in un’area vasta, ma temiamo che il problema sia diffuso anche alle altre due.

Il danno non parrebbe solo morale per i donatori di sangue, ma anche erariale, se pensiamo che ogni unità così eliminata vanifica le centinaia di euro spese per raccoglierla (personale infermieristico, kit), lavorarla (personale tecnico) e qualificarla (ovvero testarla per il gruppo ed eventuali agenti infettivi).

A questi danni andrebbero aggiunti i rischi biologici, sia per gli operatori (a nessuno fa piacere vedersi “esplodere” vicino una sacca di sangue) e per i riceventi: infatti per ogni unitĂ  “esplosa” ed eliminata è verosimile ne siano state immesse in circolo molte difettate ma non a tal punto da esplodere durante la lavorazione. Pare utile ricordare che i microorganismi si insinuano anche attraverso fori -appunto – microscopici, e che, una volta all’interno della sacca, trovano un ambiente ideale dove proliferare. Ricordiamo anche che nella stessa Area Vasta Nord-Ovest si sono verificati negli ultimi anni almeno 3 decessi di pazienti potenzialmente riconducibili a sepsi posttrasfusionale (si vedano le nostre IS860 e IS1440, nonchĂ© questo articolo di stampa).

Come Movimento 5 Stelle esigiamo che i responsabili interrompano subito questa follia e vigilerò attentamente affinché questo accada.