Il 14 giugno di ogni anno si festeggia la giornata mondiale del donatore di sangue. Domenica 16 giugno la nostra Regione ha indetto un evento, che per sua natura dovrebbe essere super partes. Leggendo invece il programma della giornata toscana abbiamo scoperto che “introduce e modera” un esponente della Fondazione Campus di Lucca.

MARCUCCI “CHIAMA SANGUE”
Per chi non lo sapesse, la Fondazione, che si presenta come società privata no-profit, è di fatto una “controllata” di Kedrion S.p.a.: basti pensare che nel suo Consiglio di indirizzo siedono Maria Lina Marcucci e, fino a pochi giorni fa, ne era vice-presidente esecutivo l’avvocato Carlo Cacciapuoti. Chi sono queste due persone? Maria Lina Marcucci è figlia di Guelfo Marcucci (fondatore nel 2001 di Kedrion S.p.a.) e attuale Global Communication Manager di Kedrion S.p.a., nonché sorella di Paolo Marcucci (attuale amministratore delegato di Kedrion S.p.a.) e del capogruppo PD al Senato Andrea Marcucci, “renziano di ferro” come dicono i giornali, presidente del consiglio di amministrazione di Kedrion S.p.a. fino al 2006. L’avvocato Carlo Cacciapuoti invece è stato Presidente di Kedrion S.p.a. dal 2008 al 2010, consigliere di amministrazione delle holding del gruppo Marcucci, nonché avvocato difensore di Guelfo Marcucci nel processo sul sangue infetto, di Kedrion, e del Senatore Marcucci. Fondazione Campus ha tra i suoi progetti la Scuola Kedrion, definita sul sito Kedrion come “un luogo dove i membri della comunità Kedrion in senso più ampio – i donatori, le associazioni di pazienti, gli operatori sanitari e i rappresentanti del Servizio Sanitario Nazionale – possono incontrarsi e condividere conoscenza ed esperienza” .

Tutto ciò sarebbe – in condizioni basali – perlomeno poco opportuno, ma diventa grave se si pensa che proprio in queste settimane Regione Toscana, capofila del consorzio PLANET, dopo decenni di monopolio “agevolato” da parte di Kedrion, sta per aggiudicare tramite ESTAR (il cui Direttore è pure tra i relatori della giornata) la gara multiregionale sulla plasmalavorazione, in cui Kedrion è uno dei concorrenti. Gara il cui capitolato tecnico è stato scritto dal Direttore del Centro Regionale Sangue Toscana, e della cui commissione aggiudicatrice sarà presidente il Direttore del Centro Regionale Sangue Campania, già salito agli onori delle cronache pochi mesi prima nello scandalo col quale, non venendo accreditate le unità di raccolta, si favorivano economicamente esponenti della famiglia Pecora (i cui membri coordinano buona parte di AVIS Campania).

Fondazione Campus ospiterà tra ottobre e dicembre 2018 la quarta edizione della scuola nazionale di formazione AVIS in collaborazione con Kedrion Biopharma, i cui massimo 25 partecipanti saranno selezionati da una commissione di cui fa parte il Presidente di Fondazione Campus. Un cortocircuito in cui l’Azienda convenzionata forma la classe dirigente che istruirà i donatori (forse a donare meno sangue e più plasma?). AVIS il cui vicepresidente toscano è guarda caso l’unico rappresentante (tra le tante altre associazioni dei donatori toscane) invitato a relazionare nella giornata regionale. Aggiungiamo che sono stati invitati a parlare alla giornata pure rappresentanti dell’Azienda vicina al PD che si è aggiudicata la gara regionale sul sistema informatico trasfusionale (che è stato elevato a tema della giornata e su cui a tempo debito evidenziammo enormi perplessità in un’interrogazione). A voi i commenti.

Io invece li ho già fatti e ho depositato per questo un’altra interrogazione in materia sangue (dopo le tante precedenti), che ci auguriamo venga pubblicamente discussa in quella giornata, visto che saranno presenti tutti i decisori del caso ovvero Direttore CRS e Direttore ESTAR. Ve ne racconto alcuni passaggi a mio parere molto gravi.

STORIA DELLE SACCHE DIFETTOSE
Nel novembre 2015 alcuni medici segnalarono all’allora Direttore del Centro Regionale Sangue Toscana che nell’Area Vasta Nord-Ovest molte sacche in cui veniva raccolto il sangue intero presentavano delle strane escrescenze in superficie. Le conseguenze erano disdicevoli: le sacche difettose “esplodevano” durante la lavorazione (che mette sotto pressione l’escrescenza facendola cedere), imbrattando strumenti, ambienti e personale. Cosicché fu deciso, quando l’anomalia veniva rilevata all’ispezione visiva, di non lavorarle né immetterle in circolo, ma di eliminarle.

Dopo una rapida indagine con l’azienda produttrice emerse che per evitare quell’ “impronta” bastava seguire le istruzioni riportate sulla scatola (ovvero, non impilare più di tre scatole per evitare che la pressione eccessiva provocasse la deformazione).

La responsabilità era quindi in capo ai Magazzini ESTAR e sarebbe bastato richiamare ESTAR per evitare che la situazione si protraesse. Peccato che all’epoca era da poco avvenuta (1 gennaio 2015) la transizione dagli ESTAV ad ESTAR, era in corso l’ennesimo avvicendamento di Direttori al Centro Regionale Sangue e quindi molti degli interlocutori istituzionali erano cambiati. Nel passaggio di consegne l’argomento scomparve di fatto dall’agenda.

SACCHE DI SANGUE DONATO GETTATE COME RIFIUTI
Nonostante innumerevoli nuove segnalazioni “dal basso”, ad oggi NESSUNO, nemmeno l’attuale Direttore del Centro Regionale Sangue, forse troppo presa dal suo nuovo doppio incarico ha ancora affrontato il problema richiamando all’ordine ESTAR (il cui Direttore è da poco pure cambiato nella “girandola” di nomine post-Calamai), col risultato netto che in 3 anni si sono gettate nel secchio dei rifiuti svariate centinaia di sacche di sangue (altrimenti utilizzabili!) donate da ignari cittadini!

E questo per certo in un’area vasta, ma temiamo che il problema sia diffuso anche alle altre due.

Il danno non parrebbe solo morale per i donatori di sangue, ma anche erariale, se pensiamo che ogni unità così eliminata vanifica le centinaia di euro spese per raccoglierla (personale infermieristico, kit), lavorarla (personale tecnico) e qualificarla (ovvero testarla per il gruppo ed eventuali agenti infettivi).

A questi danni andrebbero aggiunti i rischi biologici, sia per gli operatori (a nessuno fa piacere vedersi “esplodere” vicino una sacca di sangue) e per i riceventi: infatti per ogni unità “esplosa” ed eliminata è verosimile ne siano state immesse in circolo molte difettate ma non a tal punto da esplodere durante la lavorazione. Pare utile ricordare che i microorganismi si insinuano anche attraverso fori -appunto – microscopici, e che, una volta all’interno della sacca, trovano un ambiente ideale dove proliferare. Ricordiamo anche che nella stessa Area Vasta Nord-Ovest si sono verificati negli ultimi anni almeno 3 decessi di pazienti potenzialmente riconducibili a sepsi posttrasfusionale (si vedano le nostre IS860 e IS1440, nonché questo articolo di stampa).

Come Movimento 5 Stelle esigiamo che i responsabili interrompano subito questa follia e vigilerò attentamente affinché questo accada.

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