Sabato saremo a Viareggio per una giornata di formazione e informazione: la mattina sarà dedicata ad un corso per portavoce m5s e attivisti delegati finalizzato a migliorare la nostra capacità di leggere gli atti pubblici per scovarvi eventuali profili di illegalità o la possibilità di favorirla tramite vie sulla carta a norma di legge. Nel pomeriggio invece apriremo il convegno a tutti i cittadini interessati: è previsto in apertura l’intervento del mio collega consigliere regionale Gabriele Bianchi, che tirerà le fila di quanto emerso nella mattinata, cui seguiranno i contributi specifici di Alfonso Bonafede, deputato M5S in Commissione Giustizia, e Mario Giarrusso, senatore in Commissione Antimafia, sulle casistiche principali e specifiche che raccontano il rapporto esistente tra comitati d’affari e pubblica amministrazione. Al termine del contributo sul caso d’infiltrazione mafiosa a Viareggio, raccontato dalla nostra portavoce comunale Annamaria Pacilio, io concluderò il convegno con un contributo riassuntivo sul tema del Movimento 5 Stelle quale presidio di legalità nei territori.

Abbiamo scelto Viareggio perché luogo simbolo della lotta m5s contro l’illegalità, nel caso di specie quella di matrice mafiosa. Grazie alla consueta sinergia fra portavoce M5S parlamentari, regionali e comunali abbiamo ottenuto un’importante vittoria: il blocco di una procedura concessionaria dell’Autorità Portuale regionale verso un’azienda guidata da esponenti del clan catanese dei Cursoti. Come ci siamo riusciti? Facendo emergere il caso con atti istituzionali e costringendo la politica a rivedere quella che, eufemisticamente oggi, possiamo chiamare una svista: la mancata richiesta del certificato antimafia a questa impresa che stava per entrare così, in modo decisivo, nel sistema economico della darsena viareggina.

La mafia in Toscana non ha coppola e lupara. Ma viaggia in giacca e cravatta e fa affari. Dobbiamo tenere alta l’attenzione su tutti i fronti: dall’uso dei beni confiscati, alle grandi opere in essere e in divenire come l’aeroporto di Firenze, fino ai comitati d’affari che possono riguardare l’accoglienza migranti. Abbiamo prodotto due ispezioni in strutture a Livorno e Campiglia M.ma e quando abbiamo chiesto dati su modalità di gestione dei fondi pubblici, inclusa l’erogazione dei 2,50 euro di pocket money agli ospiti della struttura, la Prefettura ci ha risposto in modo poco trasparente: ci dobbiamo fidare. Anche in questo caso finirà tutto in Parlamento con un’interrogazione al Governo che comanda le prefetture. Da cittadini nelle istituzioni non ci fermiamo.

ENRICO CANTONE