Non possiamo mettere la nostra firma sotto il documento conclusivo della Commissione Toscana Costiera perché, finito questo percorso conoscitivo, siamo ancor più convinti del nostro programma alternativo alle ricette PD. Mazzeo e il resto dei commissari dem credono che le grandi opere siano la soluzione a tutti i mali, dimenticando che sono spesso invise alla popolazione, ingiustificabili a livello di scenari futuri e soprattutto capaci di generare ricadute occupazionali solo tra anni. Questo a meno che non si voglia continuare a fare come per TAV Firenze, dove in conto ai cittadini si allunga il brodo per anni, fingendo battute d’arresto e ripartenze, pur di garantire uno stipendificio che ci vorrebbe lasciare un’opera inutile e pericolosa.

Per noi i 18 mila posti di lavoro mancanti sulla Costa passano da pochi puntuali interventi a sostegno delle PMI – pensiamo ad esempio al comparto turistico finora sotto i livelli di performance raggiungibili dal territorio – dall’abbracciare la sfida dell’economia circolare come presentata dall’unica proposta di legge in tal senso depositata in Consiglio, la nostra, e soprattutto da grandi sfide di riconversione economica e sociale. Chiaro il riferimento a Piombino, sprofondata dal PD in uno stato di perenne attesa mentre ancora non partono le bonifiche propedeutiche ad ogni rilancio, e ad esempio alla Solvay. Solvay che ai nostri occhi rappresenta una vera sfida di rigenerazione dove un governo regionale serio avrebbe già preteso da tempo, per il principio di precauzione, un programma di riconversione votato alla sostenibilità ambientale e sociale.

ENRICO CANTONE
IRENE GALLETTI
GIACOMO GIANNARELLI