Arriverà martedì la risposta della giunta regionale alla mia interrogazione riguardante l’applicazione toscana della contestata legge 167/2017.

A molti è sfuggito ma, quasi a fine legislatura, PD e sodali hanno modificato di fatto il Codice della Privacy introducendo la possibilità che il Garante – di nomina politica –autorizzi il “riutilizzo” dei dati sensibili per fini di ricerca e statistica. A prescindere dal pastrocchio normativo, che parla per la prima volta della parola “riutilizzo” gettando nel caos legali e pubblica amministrazione, il problema è molto serio e riguarda tutti i cittadini.

La Regione detiene un’enorme mole di informazioni sensibili a lei fornite da cittadini e imprese. Con la legge targata PD un qualsiasi privato, con l’assenso del Garante, potrebbe chiedere di riusare quei dati, purché resi anonimi e minimizzandone il contenuto (altro concetto nebuloso). Il problema è quindi duplice: da un lato quello tecnico di capire se e come la Regione riesce a rendere anonimi i nostri dati e a minimizzarli come prescritto, dall’altro comprendere se invece ha la volontà politica di saltare il problema e mandarne, anche solo una parte, “in chiaro”.

Le sole Aziende Sanitarie hanno una massa di dati sensibili e i cittadini finora hanno sempre, legittimamente, pensato che questi dati restassero ben chiusi a chiave negli archivi pubblici. Con questa legge però potrebbe aprirsi un pertugio nella legislazione, nonostante la diffusione di dati sanitari sia espressamente vietata dalla legge.

Sentiremo martedì come e se la Regione intende tutelare i cittadini da questa ennesima mossa poco avveduta del Partito Democratico.