Dichiarazione della Consigliera regionale a margine della seduta del Consiglio comunale di Pisa al quale era stata invitata a partecipare insieme ad altri Consiglieri regionali e le rappresentanze sindacali della Colombo ed Ericsson per parlare delle mozioni regionali relative alle due aziende.

“Le emergenze delle aziende COLOMBO ed ERICSSON di Pisa sono gli ultimi due tasselli di uno stillicidio occupazionale che sembra non avere fine. Esse sono un segno evidente di un fallimento delle istituzioni, anche regionali, in termini di politiche del lavoro e di sviluppo economico. Adesso è prioritario ed emergenziale tutelare questi lavoratori.  Sono necessarie azioni incisive e concrete a monte. Le multinazionali beneficiano molto spesso di finanziamenti e di incentivi pubblici di varia natura che permettono loro di poter operare quasi incuranti dei propri bilanci, in quanto gli incentivi pubblici che ricevono già coprono tutte le spese. Si può e si deve mettere un freno questa pratica predatoria che non lascia niente al territorio che ospita le multinazionali, nonostante gli ingenti contributi e facilitazioni che ricevono. Parlo di rimedi specifici da imporre all’interno dei bandi per i finanziamenti: obbligo di presentazione di piani strategici a breve, medio e lungo termine così come del loro rispetto, garanzie di stabilità dei livelli occupazionali, vincoli anche di carattere fideiussorio per garantire la bonifica ambientale di quelle aziende che con la loro attività impattano fortemente sul territorio, sull’esempio di quanto avviene per la gestionepost mortem delle discariche. In assenza di vincoli e di possibilità di revoca dei finanziamenti in caso di mancato adempimento, è inevitabile che le istituzioni, i territori interessati e i lavoratori restino senza alcuna possibilità di negoziazione e senza tutele al momento in cui queste multinazionali decidono arbitrariamente di lasciare la produzione e di trasferirsi magari all’estero. E’ tempo di cambiare indirizzo e strategia, se non vogliamo trovarci a scrivere altre mozioni come queste.”
Irene Galletti