
“Ci avevano detto che le basi militari in Europa sarebbero state ridimensionate, che Trump voleva smantellarle. E invece assistiamo al contrario: il riarmo avanza, le guerre aumentano, e la Toscana viene trascinata in questa escalation, con infrastrutture civili sempre più al servizio della macchina bellica.”
Così Irene Galletti, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio Regionale della Toscana, commenta la sospensione della linea ferroviaria Pisa–Livorno, ufficialmente dovuta a lavori nella zona di Tombolo, ma che – secondo comitati e realtà antimilitariste – servirebbe in realtà a rafforzare la logistica di Camp Darby, il più grande arsenale USA in Europa.
“La motivazione ufficiale parla di rinnovo di scambi e binari – prosegue Galletti – ma ciò che sta emergendo è un progetto ben più grave: consolidare un collegamento strategico tra il porto di Livorno, la linea ferroviaria e la base statunitense. È inaccettabile che il servizio ferroviario venga interrotto, penalizzando i pendolari, per agevolare il trasporto di armamenti, senza alcuna trasparenza o confronto pubblico. E ancor più grave è il silenzio delle istituzioni.”
Galletti annuncia quindi un’interrogazione urgente alla Giunta regionale: “Chiederemo chiarimenti sul ruolo della Regione in questo processo: chi ha autorizzato cosa, con quali basi normative e con quali tutele per i cittadini. Perché oggi, tra l’abbattimento di alberi nel Parco di San Rossore, la costruzione di ponti strategici, binari dedicati e l’uso militare dei canali, l’unica certezza è che la Toscana viene sistematicamente piegata a logiche che nulla hanno a che vedere con la pace o il benessere dei suoi abitanti.”
Il Movimento 5 Stelle, conclude Galletti, “ribadisce la propria netta contrarietà all’utilizzo di infrastrutture civili per fini militari” e invita la politica regionale ad avviare una riflessione concreta su un piano di demilitarizzazione del Parco di San Rossore e dell’intero territorio toscano. “Non possiamo continuare a sacrificare il nostro ambiente, la trasparenza istituzionale e la vocazione pacifista della Toscana sull’altare della guerra. È nostro dovere fare chiarezza e opporci a questa deriva. Perché la guerra si combatte anche così: smascherando e fermando chi la prepara nel silenzio.”