Chiediamo l’intervento del Prefetto di Firenze per applicare la legge e revocare l’incarico di Direttore Generale dell’Azienda USL Toscana Centro a Paolo Morello Marchese. Abbiamo scritto al prefetto perché il quadro normativo attuale renderebbe obbligatorio il suo intervento, a sopperire l’immobilismo della Regione in tal senso.

Morello era già stato condannato per condotta antisindacale e ora anche per abuso d’ufficio. Quest’ultimo reato rende inevitabile la revoca dell’incarico, quadro normativo alla mano. Se la Regione fa orecchie da mercante, scordandosi che la legge è riferimento terzo a tutela dei cittadini, deve intervenire il Prefetto per ripristinare un livello di legalità che ad oggi è già stato pericolosamente superato. Speriamo lo faccia quanto prima, dopo la nostra lettera cade anche la scusa dell’ignorare la situazione, già trattata dalla stampa regionale.

Ad oggi sono in vigore tre norme che impongono la revoca dell’incarico e la conseguente risoluzione del contratto per situazioni come quella di Morello Marchese. Sul piano regionale abbiamo l’art. 39 della legge 40/2005, già chiaro nell’includere la condanna anche non definitiva come motivo di revoca degli incarichi dirigenziali, anche in sanità. Resta ancora valido il d.lgs 502/1992 nel consentire la rimozione di chi viola il principio del buon andamento dell’amministrazione. Ma soprattutto è inequivocabile il d.lgs 39/2013, realizzato in scia della cosiddetta Legge Severino. Questo provvedimento prevede l’impossibilità di conferire incarichi di direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo ai condannati, anche con sentenza non passata in giudicato.

Se l’applicazione della legge in Toscana non è un optional a discrezione delle armonie tra i poteri, ci aspettiamo una soluzione d’ufficio del Prefetto. Poi attenderemo la risposta della giunta Rossi sul perché la Regione non abbia applicato per prima la normativa, rimuovendo dalla poltrona massima della ASL Toscana Centro un condannato per abuso d’ufficio.

Andrea Quartini