Chiediamo agli Amministratori locali del centrodestra, invitati da Estra ad un convegno ad Arezzo per parlare di acqua e rifiuti, serietà e coerenza. L’esito referendario del 2011 sulla gestione dei servizi pubblici locali parla chiaro: 26 milioni di italiani hanno votato sì ad una gestione pubblica di acqua e rifiuti. Tale volontà popolare deve essere rispettata, ogni ipotesi di partecipazione privata al servizio idrico deve essere rispedita al mittente. Il tentativo di ESTRA di creare una cordata sui sindaci per ampliare il proprio raggio d’azione e creare una Multiutility regionale non può essere preso in considerazione.

Stupisce vedere tra gli invitati al convegno sindaci che sono stati eletti anche grazie ai voti della Lega, quando la stessa Lega ha stipulato un contratto di governo nazionale nel quale si prevede chiaramente una gestione pubblica dell’acqua. Stupisce ulteriormente perché la stessa Lega ha votato a favore della nostra proposta di legge regionale sull’economia circolare, e adesso i suoi sindaci vanno a convegno con Estra, la quale notizie di stampa sostengono voglia acquistare quote di Sei Toscana, la società dei rifiuti delle province del sud. Sulla gestione rifiuti abbiamo da tempo proposto una chiara rivoluzione in Toscana: via i tre macro ambiti territoriali a favore di ambiti più piccoli, e via i conflitti di interesse, assicurando in particolar modo la separazione netta tra chi cura la raccolta dei rifiuti urbani e chi li smaltisce.

Anche la nostra posizione sull’acqua, ribadita in atti, proposte di legge ed interventi, è chiara e netta da sempre. Il servizio idrico deve tornare ad una gestione interamente pubblica. Si tratta di una scelta volta a garantire l’accessibilità all’acqua da parte di tutti i cittadini, investimenti sulla rete al fine di fermare le perdite (che superano anche il 40%), 50 litri giornalieri gratuiti, depurazione e fognature e il reinvestimento di tutti gli utili. Le principali realtà europee stanno tutte tornando indietro dalla privatizzazione. Parigi, Berlino ed altre capitali del nord-est europeo stanno ritornando al servizio pubblico.

L’acqua è un bene comune, non può essere gestito come un bene qualsiasi e soprattutto non può soggiacere alle regole del profitto.