Bocciata ieri in Consiglio Regionale la nostra mozione sulla visione strategica per mantenere in mano pubblica Terme di Montecatini spa.

Col voto di ieri abbiamo finalmente fatto chiarezza: il PD ritiene Terme di Montecatini spa non strategica sia per la Regione che, soprattutto, per il Comune. Niccolai, forse per il poco tempo lasciato dal suo doppio incarico, ha tentato di salvare la decisione puntando verso il Decreto Madia e sostenendo che è questo a negare la possibilità alla Regione di affidare al Comune le sue quote. Falso. Il punto è solo politico: il Decreto Madia dice che le pubbliche amministrazioni si devono liberare, giustamente, delle società non strategiche. Quindi per il Partito Democratico la Terme di Montecatini spa non ha nulla di strategico per il Comune, al pari di quanto non lo abbia per la Regione.

Una scelta che ci vede distanti anni luce, come spesso accade, nella gestione dei beni comuni loro non sanno governarli, li usano per scopi e con metodi clientelari, indebitandoli, per poi sperare di trovare privati amici, o qualche avventuriero spesso straniero, cui regalare l’opportunità di rilancio o sbolognare la patata bollente della gestione di beni e personale. Noi vogliamo partire proprio da questi beni comuni in un’ottica di valorizzazione che si fondi su un approccio nuovo: dialogo con la cittadinanza, pianificazione professionale partecipata centrata su un sentimento di orgoglio per la bellezza di quanto abbiamo come comunità, della cui gestione abbiamo erroneamente scelto per anni di investire questa classe politica miope e opportunista.

Ricordo che la visione strategica presentata dal Movimento 5 Stelle Montecatini nasce da un percorso partecipato da professionisti del termalismo e cittadini comuni che credono nella bellezza di quanto è anche loro, fino a svendita finale.

Nulla è perso, il voto di ieri è solo un momento di una battaglia che almeno noi vogliamo condurre fino alla fine accanto a chi crede nel dovere morale di far risorgere la propria comunità valorizzando quanto è ancora “suo”.

Gabriele Bianchi