Negli ultimi mesi il sistema sanitario toscano è finito in tilt per gestire una banale influenza, trattata come un’emergenza quando bastava un’efficiente programmazione. A questo punto viene da chiederselo: saremmo pronti per un’eventuale, speriamo remota, epidemia o addirittura una pandemia? Abbiamo visto col terremoto e i piani d’emergenza quanto è importante l’azione preventiva di governo. Bisogna sapere prima cosa fare e come gestire eventi eccezionali. La Toscana è pronta?

Per la consueta influenza invernale i cittadini toscani si sono trovati i pronto soccorso presi d’assalto e piani straordinari d’emergenza elaborati alla bene e meglio, con inclusa la riduzione di alcune operazioni chirurgiche per fronteggiare la necessità di personale. Scenari come questi raccontano di un problema organizzativo del sistema sanitario legato al suo governo: dall’architettura normativa sul quale si basa fino al problema del monitoraggio delle performance di quei dirigenti che hanno la responsabilità di gestire tutto questo.

Riguardo alla sola influenza perché non si è pensato di monitorare quante delle persone giunte al pronto soccorso erano già vaccinate? Il dato avrebbe senz’altro aiutato la programmazione per il prossimo inverno. Al tempo stesso vorremmo sapere come e se la giunta PD intende investigare i ceppi influenzali che hanno comportato questo iper-accesso a punti di prima assistenza ospedaliera.

Siamo consci che dei 20,5 milioni di accessi annuali ai pronto soccorso toscani solo il 15% è appropriato, mentre il resto potrebbe essere gestito dai servizi territoriali, ma se questi ultimi latitano e mancano di informazioni epidemiologiche aggiornate, dove dovrebbero andare i toscani se non in Ospedale? Già sappiamo che circa 600mila cittadini della nostra regione rinunciano a curarsi per problemi economici. Non vorremmo mai leggere nella prossima indagine demoscopica che non vanno in Ospedale anche per mancanza di fiducia nel sistema sanitario pubblico.

ANDREA QUARTINI