“Apprendiamo che ad Arezzo la scelta della ASL, in relazione alla attuale emergenza COVID-19, è di spostare alcune attività presso strutture private, in particolare le attività operatorie presso il Centro Chirurgico Toscano, e quelle ambulatoriali presso la clinica San Giuseppe. In questo modo l’Ospedale verrà utilizzato – sale operatorie incluse – per i pazienti covid-19, nell’ipotesi di un picco di contagi a fine marzo.

In questo, mentre la struttura pubblica viene investita delle prestazioni a massimo rischio sanitario possibile, in termini di pericolo per il personale di ammalarsi, letalità, e conseguenze anche legali, il privato riceve dal pubblico il pacchetto di pazienti e prestazioni prive di rischio (ed in tempi di pace più redditizie).

Cedere al privato, mediante contratti, le attività redditizie ed a basso rischio, per oberare il pubblico – già tagliato all’osso – con emergenze e pronto soccorso è già inaccettabile in tempi di pace. In tempi di emergenze, dove la priorità giuridica è quella di curare tutti i malati di covid-19, ogni operazione deve essere interpretata come misura finalizzata a tale scopo. Per questo, lo spostamento di pazienti, ma soprattutto l’esecuzione di interventi e visite da parte di privati deve limitarsi al non procrastinabile, dovendo ogni fondo essere volto a potenziare la rete e i posti letto covid, il personale sanitario pubblico, e l’acquisto di macchinari e dispositivi di protezione che impediscano il contagio degli stessi.

Mai vorremmo che questa fosse una manovra aniticipatoria per svuotare il sistema sanitario pubblico e passare tutto al privato, strumentalizzando un’emergenza.

A questo punto io pretendo di sapere se sia stato preso in considerazione, per i casi non covid ospedalizzati e gli interventi nonché le visite non rimandabili, l’utilizzo di una delle tante strutture pubbliche, seminuove ed attrezzate, ma sottoutilizzate, quali -a titolo di esempio – l’Ospedale di Bibbiena, e se sia stato effettuato uno studio comparativo in termini di tempi di attivazione e di costi, considerando che, anche presso l’ospedale Covid, i posti letto di terapia intensiva devono essere predisposti da zero.”