Foto di repertorio

Irene Galletti e Silvia Noferi, consigliere regionali del Movimento 5 stelle Toscana, criticano duramente l’esito del voto alla Proposta di legge nr. 35 relativo alle “disposizioni in materia di tagli colturali. Modifiche alla l.r. 39/2000”.

“Non contenti di aver approvato una legge per il parlamento – attacca la Capogruppo M5S Irene Galletti – che permetterebbe interventi di taglio boschivo anche in aree di pregio paesaggistico e ambientale in regime di esenzione autorizzativa, dalla maggioranza si chiede anche rapidità a Roma per procedere in questa direzione. Questo perché sono perfettamente consapevoli dei gravi profili di illegittimità della proposta regionale, che contraddice non solo le prerogative di competenza statale ma anche il Testo Unico Forestale; e infatti per questa ragione la proposta regionale era stata silenziosamente messa in un cassetto. Salvo poi farla riemergere all’improvviso a fine anno, senza che siano cambiate le condizioni, né in punta di diritto e nemmeno sotto il profilo dell’opportunità politica.”

“Nel Decreto Semplificazioni del mese di maggio, infatti, licenziato nelle stesse settimane della legge regionale – osserva Galletti -, si fa specifico riferimento all’art. 136 relativo ai tagli colturali, e si dice una cosa ben chiara: si devono operare semplificazioni di carattere burocratico ma nessuna deregulation, nessuna esenzione da autorizzazioni, specialmente in aree di valore naturalistico e paesaggistico. Le giustificazioni sollevate a difesa di un simile atto sono a mio avviso pretestuose e sottolineano ancora di più – conclude – che contemperare la tutela dei beni comuni e del territorio con la possibilità di regolare una sana attività economica non è proprio nelle corde di questa maggioranza.”

Anche la consigliera regionale Silvia Noferi si scaglia contro la maggioranza, spiegando tecnicamente il motivo per cui la proposta è destinata a fallire: “Innanzitutto c’è una violazione della Costituzione, perché la materia paesaggistica è competenza dello Stato.  C’è conflitto con l’articolo 1 del decreto legislativo 34 del 2018, il cosiddetto TUFF,  dispone le norme per il coordinamento delle regioni e gli indirizzi unitari: le regioni possono solo fare leggi aumentando le tutele e non allentando le tutele già previste.”

“C’è un contrasto con l’articolo 6 del TUFF, che indica le Soprintendenze come gli organismi atti a valutare se gli interventi selvicolturali siano compatibili con i valori espressi dal provvedimento di vincolo” precisa la pentastellata. Il provvedimento di vincolo lo prendono in mano solo le Soprintendenze, non i funzionari dell’ufficio boschi: è un principio di competenze.”

“Da sottolineare che questo progetto di legge reca grave danno anche alle stesse ditte boschive che vorrebbe favorire – spiega la cinquestelle – , perché aumentando la confusione amministrativa le esporrebbe a sanzioni penali.  È cosa nota che una legge regionale non può modificare una previsione punita penalmente. Se i Carabinieri forestali facessero un controllo ad un taglio boschivo dentro ad un’area tutelata da provvedimento amministrativo, sebbene il bosco non fosse citato, se il tagliatore non avesse la relativa autorizzazione, non potrebbe che essere inevitabilmente denunciato alla Procura, in base all’articolo 6 del TUFF e all’articolo 136 del Codice del Paesaggio.”

“Leggendo la relazione illustrativa alla proposta di legge saltano agli occhi anche altre grossolane incongruenze. Innanzitutto quando si parla di “ordinaria attività silvana”, cosa si intende?
La realtà che si riscontra fuori è che si tagliano a tabula rasa ettari di bosco senza controlli di nessun tipo, a causa della scarsità di Carabinieri forestali, con procedure amministrative già estremamente semplificate. Le pratiche di “ordinaria attività silvana” presentate come attività bucoliche dalla maggioranza sono condotte molto spesso da aziende che vengono da fuori Toscana,  che impiegano operai senza nessuna specializzazione, lasciando al termine, un paesaggio spettrale.”

“Straordinario – evidenzia Noferi – che si dichiari questo “intervento normativo finalizzato a chiarire il regime applicativo delle autorizzazioni necessarie”. Non le chiarisce affatto, le vorrebbe semplicemente eliminare. Altra cosa straordinaria è che su questo argomento il Consiglio di Stato a cui si sono rivolte le associazioni Italia Nostra, WWF Grosseto e LAC Toscana, il 17 ottobre 2020 si è espresso chiaramente sui tagli antincendio nella pineta del Tombolo, nota area tutelata dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, dichiarando illegittima la previsione dell’esclusione dell’autorizzazione paesaggistica e sottolineando la necessità della valutazione unitaria dell’impatto delle attività dei piani antincendio nelle aree della Rete Natura 2000.”

“Con la scusa dei piani antincendio chiamati pretestuosamente a proteggere boschi e pinete si vuole letteralmente eliminare il problema alla radice: tagliandoli prima che (eventualmente) brucino. Non c’è logica in tutto questo; viene il sospetto che ci siano altri interessi in questo settore che oggi rimane uno dei più redditizi e dei meno controllati.”

“I boschi – conclude – non hanno bisogno di “essere curati con i tagli” affinché si rinnovino e si mantengano nei secoli; devono solo essere lasciati fare e si regolamenteranno da soli, attraverso modalità che sono state rese note dai più recenti studi in ambito forestale.”