Mentre in Toscana vanno a fuoco gli autobus con gli studenti dentro, la giunta PD-Rossi prende l’ennesima strada discutibile sulla loro gestione.

Dopo aver fallito l’operazione della maxi gara di privatizzazione, ormai impantanata dai ricorsi, crea comunque un gestore unico – la scarl tra tutti gli attuali – che si prenderà 298,8 milioni l’anno dei toscani fino alla sentenza di gara, oltre ai biglietti aumentati a 1,50 euro, per continuare a fornire il servizio e cambiare 250 mezzi vetusti. Tutto questo senza che la Regione abbia mai verificato il totale dei chilometri percorsi, accettando l’autocertificazione dei gestori, e senza uno straccio di Piano Economico Finanziario che apprendiamo oggi ancora in stesura. Se non è pressapochismo e malgoverno questo ci chiediamo cosa lo sia.

Tra l’altro tutto questo ‘piano’ del duo Pd-Rossi si regge sull’idea che entro due anni arrivi la sentenza della Corte Europea per sapere se Autolinee poteva ambire a diventare il gestore unico regionale. L’ennesimo bel rischio, dato che non si può sforare il limite dei due anni d’affidamento diretto alla scarl, per violazione delle norme sulla concorrenza.

Sul punto sarebbe bastato tutelarsi, come chiesto da noi, cioè una clausola di risoluzione del contratto alla scarl che dice ‘se sei mesi prima della scadenza di due anni la Corte non si è espressa, allora a tutela dei toscani noi risolviamo il contratto e procederemo in altro modo’. Ma la Giunta non ha saputo contrattare la questione, inchinandosi al no dei gestori soci della scarl.

Abbiamo preteso che il Consiglio regionale superi questo pressapochismo della Giunta sul TPL, servizio che rappresenta il più grande impegno finanziario regionale dopo la sanità: quasi 300milioni di euro l’anno. Vogliamo la copia del Piano Economico Finanziario, copia dei rilevamenti sui chilometri percorsi – satellitari dal 1 gennaio 2018 – e finalmente l’analisi reale sugli utili dei gestori. A ben poco serve sapere che ne fanno 6 milioni l’anno, quando questi gestori controllano i costi per diminuirli avendo in alcuni casi anche la proprietà delle società fornitrici dei ricambi. E con l’occasione abbiamo chiesto alla Commissione di studiare la prima delle soluzioni di buon senso: sarà mica che con 300 milioni l’anno si poteva fare una gestione 100% in house efficiente e senza aumento del prezzo dei biglietti?