In Toscana la logica funziona solo quando non si toccano certi interessi e tra questi l’incenerimento dei rifiuti.

C’è un filo conduttore chiamato fumi dell’inceneritore di Baciacavallo che lega il pollo pratese con diossine e PCB 40 volte superiori ai limiti di legge -accertato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Emilia Toscana su input ARPAT di Pistoia e ASL 3 – la conferma di tale inquinamento su matrici biologiche, prelevate nell’area di ricaduta fumi, arrivata dall’indagine indipendente delle non profit VAS e Medicina Democratica e da ultima la verifica di diossine e furani (ancora loro) oltre norma nel Piazzale del Palasaccio.

Eppure anche su questo inceneritore si assiste da tempo ad un atteggiamento “garantista” che va a totale discapito della salute pubblica, nell’interesse di non sappiamo bene chi.

Quanto accaduto quest’anno non può concludersi con un niente di fatto. ARPAT ha riscontrato un inquinamento importante di diossine e furani a 700 metri dall’inceneritore, in un’area con abitazioni e terreni agricoli. Su quali basi scientifiche arriva ad “assolvere” l’impianto giudicando “inverosimile” che dal suo camino provengono gli inquinanti? E ci pare insufficiente la giustificazione senza dati che la “ricaduta dei contaminanti sul suolo” non avrebbe potuto essere puntuale come quella riscontrata nel Piazzale Palasaccio, ma diffusa. Ricordiamo che la stessa ARPAT sta continuando i campionamenti.

Perché si vuol subito chiudere il “caso”, quando per precauzione qui l’unica cosa da chiudere semmai è l’inceneritore? E ARPAT ha considerato l’esigua altezza del camino?

Vogliamo i dati da ARPAT e il modello diffusionale delle ricadute dei contaminanti che ha utilizzato a riguardo. Ma soprattutto vorremmo spiegazioni definitive su questo cadere della logica quando nella Toscana a guida PD e affini si parla di inceneritori e più in esteso rifiuti e inquinamento industriale.

GIACOMO GIANNARELLI