Ieri c’è stato un incontro sul caso Aferpi. Presenti Rossi, il suo consigliere Simoncini (PD), il consigliere regionale Gianni Anselmi (PD), il vicesindaco di Piombino (PD), la RSU di Aferpi insieme ai rappresentanti di CGIL, CISL e UIL regionale e territoriale. Dall’incontro è emersa la volontà di elaborare un documento unitario da inoltrare al Governo, chiarendogli la posizione ‘toscana’ rispetto al caso Aferpi.

Ci preoccupa molto leggere che chi ha contribuito al problema Aferpi stia cercando di riaccreditarsi come risolutore. Passi che l’Italia è un paese senza memoria, ma qui si tira la corda con poco rispetto a nostro parere per chi sta già pagando a caro prezzo le scelte sbagliate di questi protagonisti.

Se la Regione Toscana vuole presentare un documento unitario da sottoporre al Governo questo deve uscire dal Consiglio Regionale, non di certo dalla Giunta.

Rossi è coordinatore di tre accordi di programma interistituzionali su Piombino, in larga parte disattesi: la riconversione è in alto mare, al punto che nell’ultima Legge di Stabilità regionale la giunta ha indicato di posticipare al 2019 anche il suo contributo di 3 milioni per l’attuazione del Piano Regolatore Portuale, un disimpegno abbastanza evidente. Senza dimenticare il capitolo lavoro e politiche attive, dove ci risulta che siamo ancora alla questua al Ministero per assicurare quanto lo stesso Rossi chiama elemosina da 500 euro.

Ma la situazione più eclatante è il ritardo delle bonifiche.
Nonostante le distrazioni di massa di Silvia Velo (PD), le colpe del ritardo sono ben ripartite tra Regione e Governo, rivelatisi campioni di incapacità amministrativa sul tema. A marzo scorso abbiamo reso pubblica la risposta della giunta sul fatto che i 50 milioni per le bonifiche erano diventati 47 perché il Governo ne aveva distratti tre dal giorno alla notte, e il reale inizio operativo delle attività era stimato non prima del 2021. Un bel ritardo, valorizzato in peggio dal fatto che la Regione ci aveva messo due anni solo per individuare i responsabili della contaminazione e il Ministero altrettanti per capire se il finanziamento pubblico era o meno un aiuto di Stato vietato dalla normativa Europea.

Ritardi riproposti anche da Invitalia spa che infatti già nove mesi fa – quando Rebrab era ancora un imprenditore credibile – segnalava impossibile concludere prima di metà 2018 l’aggiornamento del programma di indagine preliminare delle bonifiche. Quindi i cittadini non si lascino ingannare, anche dai nomi: Invitalia spa è Agenzia di proprietà del Ministero dell’Economia, quindi del Governo Italiano.

Su Piombino cade il mito della capacità di governo di PD e Enrico Rossi.