Siamo tornati sul caso del SIN di Orbetello (area ex Sitoco) dopo l’atto sui SIN – SIR toscani approvato il 28 giugno scorso.

Grazie al voto del Consiglio sulla nostra mozione, i cittadini possono avere un aggiornamento periodico sullo stato di avanzamento delle bonifiche dei SIN e SIR toscani. L’11 agosto è arrivato il primo e nel capitolo dedicato all’area ex Sitoco di Orbetello emergono due questioni finora trascurate dal dibattito stampa di quest’estate sul caso polveri.

La giunta PD-Rossi ci informa infatti che con la fine del regime commissariale sulla Laguna la bonifica delle aree pubbliche del SIN ex Sitoco è ferma perché manca il nuovo Accordo di Programma. Ci sono pure già i soldi, 4,6 milioni avanzati dalla precedente fase, ma questo Accordo tra Ministero dell’Ambiente, Regione ed Enti Locali tarda ad arrivare perché non sono state ancora definite attività, progetti e competenze di questa bonifica. Tradotto: chi fa cosa e come, praticamente quasi tutto.

L’aspetto ancor più grave è che i progetti preliminari di bonifica ci sono già, furono fatti nel periodo commissariale, dei quali fu incaricata la partecipata SOGESID spa. Manca quindi solo l’atto ufficiale dove tutto questo è messo a sistema dalle amministrazioni coinvolte: Ministero, Regione ed Enti locali. Con tutto quello che è successo quest’estate ci saremmo aspettati una riunione risolutiva e invece niente.

Se per l’area pubblica quindi tutto è fermo, non va meglio la situazione dell’area privata di competenza della Società Laguna Azzurra srl. La giunta PD-Rossi ci fa sapere che gli interventi di Messa in Sicurezza d’Emergenza (barriera mento fisico dell’area privata) sono finiti, ma “è in corso di predisposizione” una variante al progetto definitivo di bonifica. Quindi anche qui siamo fermi e a poco ci confortano, purtroppo, le analisi ARPAT sulle polveri emesse dal sito per almeno tre motivi: l’area presa a riferimento è troppo circoscritta, nulla si dice sulle conseguenze per chi le ha respirate e soprattutto ARPAT prende a riferimento comparitivo un campionamento del 1995.

Se tutto va bene come dice ARPAT siamo certi comunque che non cadrà nel dimenticatoio il nostro richiamo all’esigenza di una centralina di monitoraggio nei pressi del sito. In quel sito c’è anche un tetto di amianto, crollato. Un fattore di rischio da non trascurare.

Abbiamo presentato oggi una nuova interrogazione alla giunta regionale, dove chiediamo tempi certi per la bonifica e stanziamenti relativi.

GIACOMO GIANNARELLI